sabato 2 gennaio 2010

Satellite Planck: caccia ai primordi


Il satellite Planck ha accettato la sfida di dare la caccia alla prima luce dell'Universo.
Gli strumenti del satellite Esa permetterano infatti lo studio della radiazione cosmica di fondo.
Tra i progettisti del satellite spicca il docente di astrofisica dell'Università milanese, Marco Bersanelli, che definisce importantissima la missione di Planck. Si tratta infatti del primo progetto europeo per lo studio dell’energia rilasciata nello Spazio primordiale circa 14 miliardi di anni fa. Si pone inoltre l'obiettivo di svelare il destino dell’Universo e la natura della materia e dell'energia oscura.
In orbita dal 14 maggio scorso, la sonda ha già trasmesso immagini con una risoluzione inedita, addirittura maggiore rispetto alle sonde Nasa.
Dopo le osservazioni nel 1992 delle irregolarità nell’intensità del fondo cosmico, da parte del satellite Cobe della Nasa, gli studiosi hanno osservato che l'Universo primordiale aveva già al suo interno i semi delle galassie, degli ammassi e di tutte le strutture che osserviamo oggi. Il progetto Esa ha proprio lo scopo di studiare questa irregolarità, e sarà possibile appunto grazie a Planck, molto più potente e sofisticato sia di Cobe che di Wmap (satelliti Nasa).
Sono infatti installati su Planck strumenti capaci di scrutare ampi intervalli di lunghezze d'onda, sfruttando inoltre tecnologie all'avanguardia come il piano focale raffreddato a temperature vicinissime allo zero assoluto.
Le teorie attuali sulla formazione dell'Universo si basano su una visione dell'Universo primordiale uniforme e incandescente, dove la materia oscura iniziava ad aggregarsi e a richiamare, per forza di gravità, il fluido di barioni e fotoni, cioè la materia prima da cui è composta ogni cosa. Questo provocò oscillazioni di masse enormi di materiale in forma di onde acustiche a diverse scale. Le irregolarità di queste onde sono proprio i suoni primordiali alla base degli studi di Planck.

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