mercoledì 30 giugno 2010

Giove perde una macchia


E' recente l'osservazione di un astronomo amatoriale australiano relativa alla superficie di Giove, il pianeta piu' grande del sistema solare, da cui è sparita una delle due strisce marroni che percorrono l'Equatore del pianeta. A lasciare attoniti gli esperti il fatto che la larghezza della striscia mancante, chiamata South Equatorial Belt (Seb) è pari al doppio della Terra.
Una delle ipotesi esposte dal planetologo Glenn Orton, del Jet Propulsion Laboratory della Nasa, afferma che forse la striscia strutturale marrone sia celata da nubi che si trovano più in altro nell'atmosfera gioviana. Sembra infatti che la colpa sia di nubi di ammoniaca, createsi a seguito del cambiamento nella circolazione dei venti del pianeta gigante che è composta in gran parte di gas.
Seb era già stata al centro dell'attenzione negli anni passati, nel 1973 infatti quando la sonda Pioneer 10 osservò Giove da vicino la macchia la striscia non era presente.
Per la sua ricomparsa forse si dovranno attendere la generazione di tempeste o vortici che modifichino nuovamente l'aspetto dell'atmosfera di Giove.

martedì 29 giugno 2010

X-37B sostituirà lo Shuttle?

Lo Space Shuttle ormai al pensionamento forzato verrà forse sostituito dall' X-37B. Al momento gli Stati Uniti sembrano intenzionati ad appoggiarsi ai vascelli russi Soyuz per qualche viaggio verso la Stazione Spaziale Internazionale.
Fino a poco tempo fa infatti l'esistenza dell' X-37B non era stata confermata dal Pentagono date le probabili funzioni di intelligence. L'orbita infatti che il velivolo segue attorno al nostro pianeta dopo il lancio nei mesi scorsi non raggiunge alte latitudini, confermando le ipotesi di funzioni militari.
L' X-37B ha un'apertura alare di 4 m e lungo 9, dalle linee molto simili a quelle del suo predecessore. Al contrario degli Shuttle però, è dotato di guida robotica e di auto-alimenta con i pannelli solari che gli permettono di rimanere in orbita per 9 mesi.
"Al momento l'obiettivo del programma X-37B è diretto alla riduzione dei rischi tecnologici, alla sperimentazione e allo sviluppo di concetti operativi”, dichiara Gary E. Payton, responsabile ai programmi spaziali dell’Aeronautica USA.

domenica 27 giugno 2010

Sonda Voyager 2

La sonda Voyager 2 a iniziato a trasmette improvvisamente segnali incomprensibili che stanno facendo impazzire gli scienziati.
La sonda, lanciata nel 1977, porta a bordo un disco di 12 pollici con musica e saluti in 55 lingue diverse per l'eventuale incontro con civiltà aliene. Dopo aver attraversato Giove, Saturno, Urano e Nettuno, ora dista circa 14 miliardi di Km dal Sole.
Il segnale che Voyager 2 invia alla Terra impiega tredici ore per raggiungerci e per la prima volta ha iniziato a riportare delle anomalie. Dal 22 aprile 2010 infatti solo i dati scientifici non vengono più trasmessi. Per questo sono state avanzate di un sabotaggio extraterrestre.
Hartwig Hausdorf, esperto di misteri sostiene che: "Qualcuno abbia dirottato o riprogrammato la sonda".
La Nasa ovviamente smentisce. Edward Stone, responsabile programma Voyager dichiara: "Questo è solo un fatto molto comune che può dipendere da una particella che abbia modificato accidentalmente una memoria del sistema, o da un guasto di tutto il pezzo. Bisogna tenere conto di dove si trova il Voyager: è ancora a 40.000 anni di viaggio dalla stella più vicina. Le distanze sono immense e la probabilità che qualcosa abbia raggiunto il Voyager sono minime".
Verifiche tecniche hanno portato poi alla soluzione del mistero: un bit nella memoria della sonda è cambiato da 0 a 1, quindi si tratta di su problema tecnico che la Nasa prevede di risolvere a breve, smentendo così ogni complotto allieno.

giovedì 24 giugno 2010

Mars Phoenix Lander addio


Marte ha perso una delle sonde inviate dalla NASA e che avevano raggiunto la sua superficie nel 2007. La sonda Mars Phoenix Lander infatti non è riuscita a superare il rigido inverno marziano e non è più operativa. Al termine dei due anni terrestri in cui Marte completa il suo moto di rivoluzione, l'agenzia spaziale americana ha tentano di ristabilire un contatto con la sonda attraverso il satellite Mars Odissey ma invano.
Al robottino si deve la scoperta dell'esistenza di biossido di carbonio ghiacciato al di sotto dello strato di polvere superficiale e del perclorato che fornisce fonte di energia per alcune forme di vita microbiotiche.
Ora tutte le aspettative degli studiosi sono affidate a Spirit e Opportunity, che hanno raggiunto i 6 anni e mezzo di servizio.

mercoledì 9 giugno 2010

Titano: Vita grazie al Metano


E' di questi giorni la notizia che Titano, una delle lune di Saturno, grazie al metano sarebbe in grado di sostenere l'esistenza di forme biologiche, diverse da quelle a cui siamo abituati sul nostro pianeta.
Sarebbero infatti state riscontrate tracce di forme di vita che respira idrogeno e consuma acetilene, mentre la la biologia terrestre si ba sull'acqua ed i composti del carbonio.
Titano era già famoso per essere oltre che la seconda luna del sistema solare e l'unico corpo del Sistema Solare oltre alla Terra ad ospitare bacini contenenti elementi allo stato liquido.
Il clamore di questa notizia è nato dai dati ricevuti dalla sonda Cassini della Nasa analizzati dal team dell'Ames Research Center guidato dall'Astrobiologo Chris McKay.
Secondo i dati infatti la presenza di idrogeno rilevato dalla sonda è indice importante della presenza di forme di vita.
Analizzando poi gli idrocarburi presenti sul Titano, è stata riscontrata l'assenza di acetilene, un elemento che può essere consumato per sostenere forme di vita, che quindi sarebbe basate sul metano liquido invece che sull' acqua.
In un futuro lontano, quando il Sole sarà diventato una gigante rossa e avrà inglobato i pianeti interni del sistema solare (compreso la Terra), l'atmosfera di Titano potrebbe essere ideale per forme di vita più simile a quella umana.

martedì 8 giugno 2010

La nube di Oort

La nube sferica costituita da comete, situata tra gli 0,3 ed 1,5 anni luce dal Sole, viene chiamata nube di Oort.
Il nome deriva dall'astronomo olandese Jan Oort, che confermo gli studi del collega estone Ernst Öpik, che per primo nel 1932 ne ipotizzo la presenza nella parte più esterna del Sistema Solare.
Data la sua distanza ne è difficile l'osservazione, anche per i telescopi moderni.
Gli studiosi ritengono che sia il luogo di provenienza delle comete di lungo periodi, quali Hale-Bopp e Hyakutake, che arrivano a lambire l'interno del Sistema Solare.
Le comete invece di corto periodo, come la famosissima Halley, potrebbero invece provenire dalla fascia di Kuiper.
L'idea che le comete abbiano origine da una zona esterna al nostro sistema planetario deriva dalla necessità di spiegare il fatto che le comete vengono distrutte dopo numerosi passaggi vicino al Sole, quindi se si fossero generate all'inizio del Sistema oggi non ne conteremo nessuna.
Una teoria successiva ipotizza che a modificare lo stato delle comete nella nube di Oort sia un'ipotetica stella compagna del Sole, Nemesis.

mercoledì 2 giugno 2010

Asteroide 24 Themis


Recenti studi, compiuti con il telescopio che si trova sul Mauna Kea (Hawaii), hanno portato alla scoperta di acqua e composti organici sull'asteroide 24 Themis, che orbita intorno al Sole all'altezza fra Marte e Giove.
24 Themis, già noto dal 1853 grazie all'osservazione dell'italiano A. De Gasparis, è costituito da una superficie ricoperta da un sottile strato di ghiaccio, oltre a composti organici.
Questi elementi, comuni su molte comete, sono i primi scoperti all'interno del sistema solare. Prima di allora si pensava che il calore del Sole facesse evaporare o sublimare elementi quali il ghiaccio.
L'asteroide 24 Themis, grande circa 200 Km, orbita all'interno della fascia degli asteroidi tra Marte e Giove, potrebbe essere simile ai meteoriti che sono precipitati in passato sulla Terra e che hanno portato i primi composti organici utili alla formazione della vita.