martedì 27 ottobre 2009

Nasa App per iPhone

Dopo Spacebook, la NASA ha rilasciato un'applicazione free per l'iPhone.
Grazie ad essa gli utenti hanno accesso a tutte le novità relative all'agenzia spaziale.
Nasa App fornisce immagini e video delle varie missioni e permette anche di seguire le posizioni orbitali delle sonde in orbita, tutto in tempo reale.
Un altro passo in avanti per avvicinare le persone al mondo dell'astronomia nell'anno ad essa dedicato.

domenica 25 ottobre 2009

Asteroidi mortali: difficile la catalogazione!

All’interno del sistema solare la NASA ha stimato l’esistenza di circa 20 mila fra asteroidi e comete, senza conteggiare i corpi che dall’esterno transitano saltuariamente all’interno del nostro sistema planetario.
Ognuno di questi corpi è abbastanza grande da essere ritenuto pericoloso nel caso entrasse in rotta di collisione con la nostra Terra.
Gli asteroidi che potrebbero colpire il nostro pianeta sono in grado, a seconda della loro dimensione, posso provocare danni di varia entità. Dato il numero elevato di questi oggetti, ad oggi ne sono stati catalogati solo 6000, la NASA si occupa di studiare quelli con diametro superiore ai 140m, la cui capacità distruttiva può devastare un’intera regione.
Lindley Johnson della NASA spiega che uno degli obiettivi di questo progetto è quello di evitare un impatto simile a quello avvenuto circa 65 milioni di anni fa, in cui un asteroide di circa 4km di diametro segnò l’estinzione di un intera specie, quella dei dinosauri.
Nonostante l’importanza di questi studi e la dimostrazione che sono stati individuati cinque asteroidi che hanno probabilità di colpire la Terra, la NASA si trova a corto di finanziamenti e nell’impossibilità di costruire telescopi in orbita specifici per questo progetto. Tra gli oggetti identificati c’è un asteroide ,di poco meno di 140m di diametro, che ha una probabilità su 3000 di entrare nell’orbita terrestre nel 2048. Ben più minaccioso del più noto asteroide Aphofis, che ha invece solo una probabilità su 43000 di colpire il nostro pianeta.

sabato 24 ottobre 2009

HARPS: scoperti 32 esopianeti

Gli astronomi della ESO (European Southern Observatory) hanno annunciato la scoperta durante la conferenza "Verso altre terre" tenutasi a Porto, in Portogallo.
Sono ben 32 i nuovi pianeti extrasolari scoperti nel progetto HARPS (High Acouracy Radial Velocità Placet Search), grazie all'utilizzo del nuovo spettroscopio posto sul telescopio dell'ESO. Grazie alla sua estrema precisione è stato possibile registrare i movimenti anche dei pianeti molto lontani. Si tratta di superterre, nessuna di esse però è compatibile con lo sviluppo della vita.

I 32 pianeti scoperti recentemente vanno ad aggiungersi agli studi degli ultimi cinque anni, che hanno portato all'osservazione di ben trenta sistemi planetari diversi. Ad oggi si è arrivati ad un totale di circa 400 esopianeti dalle caratteristiche più disparate.
Le future osservazioni porteranno sicuramente altre scoperte interessanti.

giovedì 22 ottobre 2009

JKCS041: Ammasso di galassie record

Il team di scienziati dell’Osservatorio Astronomico di Brera ha scoperto un ammasso di galassie record. Le caratteristiche, la distanza e la conformità di questo ammasso, infatti, spostano indietro di un miliardo di anni la datazione della formazione degli agglomerati di gas e materia, che hanno costituito le galassie.
Il nome scientifico è Galassia JKCS041. E' stata osservata grazie all'United Kingdom Infrared Telescope e confermata, successivamente, dal telescopio della Nasa, Chandra. La distanza stimata è poco superiore ai 10 miliardi di anni luce, sufficiente comunque a classificarla come l’ammasso galattico più distante finora conosciuto .
Gli ammassi, ovvero agglomerati di galassie, gas e materia oscura, sono tra gli oggetti più interessanti del nostro Universo e hanno come collante la forza di gravità. La loro formazione, avvenuta dopo il Big Bang, richiede lunghi periodi.
JKCS041 trasmette le sua immagine dalla linea di confine temporale di formazione dei primi ammassi galattici, all’incirca nel periodo in cui l’Universo aveva un quarto dell’età attuale. La sua distanza dimostra che i confini dell’Universo non sono ancora stati raggiunti e che gli ammassi con un redshift molto alto esistono.
L’osservazione di quest’ammasso è stata possibile grazie alle emissioni infrarosse delle stelle rosse più vecchie. È stato possibile inoltre registrare un’emissione consistente in banda X, segnale chiaro della presenza di gas molto caldo al suo interno. La loro presenza così dominante prova che l’ammasso è già pienamente formato.

sabato 17 ottobre 2009

IBEX - i limiti del sistema solare


Le sonde Voyager erano state mandate all'esterno del sistema solare per rilevare le diverse caratteristiche dello spazio al di fuori dell'eliosfera, la zona di influenza del Sole, che comprende ovviamente tutti pianeti.
Ma è stato il satellite IBEX, Interstellar Boundary Explorer, ha portare gli studiosi della Nasa alla scoperta ai limiti del sistema solare di particelle luminose impreviste. Al contrario delle aspettative, il satelitte ha dimostrato che l'influsso del vento solare supera i limiti finora attribuiti al nostro sistema solare.
Lungo i confini, infatti, le particelle atomiche cariche subiscono dei cambiamenti generando dei flussi di particelle atomiche neutre, le quali formano delle fasce molto luminose. Il fenomeno è frutto dell’interazione tra il campo magnetico e l’eliopausa, la zona appunto al limite dell’eliosfera.

Equinozio su Saturno


Il pianeta degli anelli ci ha regalato un altro splendido equinozio. IL fenomeno di ripete solo ogni 15 anni terrestri. Le immagini arrivano dalla sonda Cassini, partita nell'ottobre del '97 per studiare Saturno, i suoi anelli e le sue lune. Ed ora si sta addentrando nelle zone più estreme del sistema solare. Si tratta della prima sonda che ha raggiunto il gigante gassoso, precedentemente solo sorvolato da Voyager 1 e 2.
Data la lontananza della sonda, le immagini arrivano sulla Terra con un ritardo di oltre 90 minuti. Sono comunque ben 75 le immagini dell'equinozio.

giovedì 8 ottobre 2009

09 ottobre 2009 - un missile colpirà la Luna


Houston ha iniziato il conto alla rovescia. Domani, infatti, verrà lanciato il missile Centaur, che colpirà il cratere di Cabeus sul polo sud del nostro satellite. Tutto questo in diretta internet sul sito della NASA.
La presenza di molecole di ossigeno ed idrogeno, i componenti dell’acqua, è stata osservata dallo spettrometro M3 (Moon Mineralogy Mapper), della missione indiana Chandrayyan 1. Incrociando i dati con quelli delle missioni Deep Impact (missione nata per colpire la cometa Tempel 1) e Cassini (missione diretta verso Saturno), è stato possibile riscontrare diversi punti in cui sono presenti queste molecole.
La decisione di bombardare la Luna nasce dai risultati della missione Lunar Crater Observation and Sensing Satellite (abbreviata con Lacross), che hanno spinto gli studiosi ha cercare la conferma dell’esistenza dell’acqua sulla Luna.
Il lancio avverrà alle 10.30 (ora italiana). L’impatto violento con la superficie provocherà un cratere profondo circa 4 metri e largo 20. Gli studiosi, però, mirano alla nuvola di detriti che si alzerà dal cratere, nella quale sperano di trovare tracce di ghiaccio e vapore, a conferma della loro teoria. La scelta di colpire il polo sud della Luna è dovuta alle temperature molto basse e all’assenza di luce diretta del sole (la temperatura di quelle zone arriva anche a -238°C).
Questa nuova attenzione per la Luna nasce dalla necessità di capire come si è formato il nostro satellite.
La teoria più accreditata è quella secondo cui un corpo celeste impattando con la Terra, ha portato al distaccamento di una parte del pianeta stesso. La massa costituita da magma, una volta raffreddata ha dato vita al nostro satellite. È naturale quindi pensare che l’ acqua sulla superficie lunare sia stata portata dall’impatto con un numero imprecisato di comete, dato che la presenza di magma incandescente è incompatibile con la presenza di acqua.
La scoperta di acqua distribuita sull’intera superficie della Luna, per quanto in piccole quantità, e non solo lungo i poli, non si può però spiegare con le comete. Ritorna quindi la teoria secondo cui il nostro satellite si possa essere formato per accrescimento, come la stessa Terra, ma in modo indipendente.
Altra teoria quella del vento solare, una corrente di atomi di idrogeno caricati positivamente emessi dall’atmosfera più esterna del Sole. Questi atomi potrebbero essersi legati con l’ossigeno del suolo lunare dando origine a molecole d’acqua.
Oltre alla curiosità sulle origine della Luna, importante per i ricercatori è la possibilità di costruire insediamenti umani sfruttando l’acqua già presente in loco sia per le esigenze umane sia come combustibile per ripartire dalla superficie lunare.

mercoledì 7 ottobre 2009

Saturno - nuovo anello


La novità arriva dal telescopio spaziale Spitzer, con cui la Nasa studia uno dei più interessanti pianeti gassosi del nostro sistema solare: Saturno.
Famoso per i suoi anelli, ai suoi sette conosciuti, va aggiunta la scoperta dell'anello che fa capo alla luna Phoebe. Proprio questa luna, che ruota a circa 13 milioni di km dal pianeta, avrebbe alimentato la polvere di questo anello a seguito di ripetuti impatti.
A colpire gli astronomi la sua grandezza: se fosse visibile dalla Terra, sarebbe paragonabile a due volte la nostra Luna piena. Altra particolarità, l'angolatura, la sua orbita infatti è inclinata di 27 gradi rispetto all'anello principale.
Le polveri e ghiacci che lo compongono infatti, brillano sotto l'effetto delle radiazioni termiche; per questo l'osservazione dell'anello è stata possibile grazie ai raggi infrarossi.
La scoperta di questo anello, ha portato gli studiosi a capire come l'altra luna di Saturno, Giapeto, abbia due colorazioni diverse sulle sue facce. Una delle due risulta, infatti, più scura in quanto il materiale che ruota nell'anello si è riversato solo su una delle facce di Giapeto.