mercoledì 22 dicembre 2010

Eclissi Lunare al Solstizio d'Inverno


Il 21 dicembre appena trascorso, tutti gli amanti del cielo hanno potuto ammirare al mattino un evento che non si verificava da 400 anni: un'eclissi di Luna nel giorno del solstizio d'inverno. Il giorno più corto dell'anno, associato alla rinascita del Sole, associato con l'eclissi, simbolo di trasformazione.
L'eclissi lunare consiste nell'attraversamento della Luna nel cono d'ombra che il Sole crea dietro la Terra. Il passaggio è iniziato alle 7.30, ha raggiunto la sua totalità alle 8,41 e si è concluso alle 11 circa. Durante l'eclissi la Luna ha assunto il tipico colore rosso, che strega ogni osservatore.
Per il 2011 sono attesi ben due eclissi lunari: il 15 giugno e il 10 dicembre.

giovedì 25 novembre 2010

Solar Probe Plus


E' prevista per il 2018 una nuova missione per studiare il Sole denominata Solar Probe Plus. La sonda dovrà resistere a una temperatura di 2.500°F, arriverà infatti ad una distanza di 6-7 milioni di Km dalla superficie solare.
Obiettivo della missione studiare l'atmosfera esterna (la corona solare) della nostra stella e capire l'influenza del vento solare sul nostro pianeta e sugli altri pianeti. Altro quesito al quale gli astronomi vogliono dare una risposta è come mai l'atmosfera esterna del Sole appaia alla strumentazione molto più calda rispetto alla superficie visibile.

Messenger studia Mercurio

La sonda Messenger (NASA) studia il pianeta più difficile da osservare per la sua vicinanza al Sole, si tratta di Mercurio. Il 17 agosto scorso Messenger ha raggiunto la minima distanza dal Sole, circa 45 milioni di Km. Si tratta di un momento storico.
Questo nuovo obiettivo raggiunto a riportato alla luce teorie passate sull'esistenza di “vulcanoidi”, cioè di pianetini interni all’orbita di Mercurio. Nel 1846, infatti, un dilettante di astronomia, Edmond Modeste Lescarbault, sostenne di aver osservato transitare vicino al Sole che chiamò Vulcano (il pianeta poi risultato inesistente).
Successivamente lo studioso Le Verrier si imbatté in un'anomalia dell’orbita di Mercurio: l’asse dell’orbita non rispetta la Legge di Newton. Il perielio di Mercurio avanza di 43” al secolo. Saputa della presunta scoperta di Lescarbault, Le Verrier sostenne la teoria che secondo lui spiegava l'anomalia dell'orbita di Mercurio.
La storia dell'astronomia ha però smentito entrambe le teorie, a volte gli abbagli possono avvenire anche per chi studia una scienza così precisa: l'oggetto osservato da Lescarbault altro non era che una macchia solare.

sabato 6 novembre 2010

Terre gemelle


Da sempre gli studiosi ci hanno insegnato che non esiste nell'Universo nessun altro corpo celeste uguale alla Terra.
Ed invece, grazie al Keck Telescope, è stato possibile individuare numerossime altre "Terre"; circa quattro pianeti su quattro infatti che orbitano attorno alle loro stelle sono del tutto simili al nostro pianeta.
Per l'astronomia quindi si apre una nuova era, ma anche per gli appasionati del programma Sethi, che sperano di contattare altre forma di vita nel cosmo.
I ricercatori europei hanno già pianificato gli studi per scovare tra le altre "Terre" quella gemella alla nostra. La ricerca si prevede avvincente dato che recentemente sono state scoperte nuove galassie, per l'esattezza dieci nuovi ammassi visibili dall'emisfero australe individuati grazie alle loro ombre (ossia le tracce lasciate nella radiazione cosmica di fondo. La scoperta è stata possibile grazie al radiotelescopio millimetrico situato nel deserto di Atacama (Ande, Cile).

lunedì 11 ottobre 2010

La NASA su Flickr

E' recente la notizia che la NASA è entrata su Flickr.
All'interno del progetto Commons, nato per permettere il facile accesso alle foto pubbliche dei maggiori enti governativi americani e non, potrete trovare 180 stupende immagini divise in tre gruppi:
  • Building NASA, che mostra le costruzioni degli impianti di lancio;
  • Launch/Takeoff, immortala i momenti più emozionanti di decollo e atterraggio dei razzi;
  • NASA Center Namesakes, i ritratti dei collaboratori dell'agenzia spaziale.

mercoledì 6 ottobre 2010

Costellazione Idra come il Sistema Solare?

Gli astronomi dell'Osservatorio Europeo Autrale (Eso) grazie ai telescopi del Cile hanno individuato un sistema planetario molto simile al nostro Sistema Solare.
Attorno alla stella HD 10180, nella Costellazione dell’Idra (distante 127 anni luce dalla Terra), orbitano cinque pianeti. La scoperta è stata possibile attraverso l'utilizzo dello spettrografo Harps, con cui sono state misurate le influenze gravitazionali dei corpi celesti in orbita intorno alla propria stella. Così sono stati confermati i cinque esopianeti, che hanno una massa tra le 13 e le 25 masse terrestri e orbite dai 6 ai 600 giorni.
Gli studi però non sono terminati, gli astronomi infatti ritengono probabile la presenza di altri due pianeti: un gigante di 65 volte la massa terrestre e uno di massa 1,4 quella terrestre, forse il più piccolo mai osservato.

lunedì 4 ottobre 2010

Keplero-9b e 9c - Costellazione Lira

La NASA ha reso nota la scoperta di due pianeti leggermente più piccoli di Saturno che orbitano attorno ad una stella, Keplero-9, della costellazione della Lira, a circa 2.000 anni luce da noi.
W. Borucki, ricercatore della missione Keplero, ha dichiarato: ''Questa e' la prima scoperta di pianeti multipli orbitanti intorno alla stessa stella''.
I due pianeti, Keplero-9b e 9c, a differenza della Terra, sono molto più grandi e caldi e ruotano ad una distanza molto ravvicinata alla loro stella. Questa vicinanza ha confermato agli scienziati l'impossibilità della presenza di vita.
Ancora allo studio invece un terzo corpo celeste, sempre in orbita attorno a Keplero-9, di cui non è ancora chiara l'origine; si tratterà di un altro pianeta?

domenica 5 settembre 2010

Terra calamita per gli asteroidi


Donald K. Yeomans della NASA ha dichiarato: "il nostro pianeta attira gli asteroidi, sebbene non rappresentino una reale minaccia considerando la loro grandezza".
Gli asteroidi, infatti, per rappresentare un pericolo devono avere le dimensioni di 10 chilometri, simile all'asteroide che precipiterò sulla Terra 65 milioni di anni fa. Yeomans sostiene che "Fortunatamente però gli impatti di oggetti simili sono davvero molto rari e si verificano almeno ogni 10 milioni di anni".
Nel frattempo il progetto Near Earth Object (NEO), continua a mappare l’Universo alla ricerca di possibili minacce, focalizzando l’interesse sulle rocce della grandezza di almeno un chilometro, che orbitano periodicamente incrociando la Terra.
“Abbiamo scoperto che quasi il 90% della popolazione totale dei NEO sono più ampi di un chilometro, ma nessuno di essi costituisce una minaccia” continua Yeoman. “Il prossimo passo sarà quello di estendere la ricerca a quelli di misura inferiore”.
Riuscire ad individuare questi corpi rimane davvero complesso, in quanto le orbite continuano a mutare per colpa delle interazioni tra pianeti.

sabato 4 settembre 2010

Scoperto supervulcano galattico

Nella galassia M87 all'interno dell'ammasso della Vergine, a circa 50 milioni di anni luce da noi, è stato individuato un super-vulcano galattico. Scoperto grazie all'Osservatorio Spaziale raggi X Chandra (NASA) e ai radiotelescopi Very Large Array del Nuovo Messico. Il vulcano, che ricorda per le sue eruzioni di gas a raffica il vulcano islandese Eyjafjallajokull, secondo gli scienziati ha origine da un buco nero di grandi dimensioni al centro della galassia.
Lo spazio circondante M87 è formato da grandi quantità di gas incandescenti, che quando si raffreddano si riversano verso il centro della galassia diventando freddi e dando vita a nuove stelle. Il buco nero,
presente all'interno della galassia , con l'emissione di potenti getti di particelle di energia interferisce con il processo di formazione di queste nuove stelle. Sono proprio questi getti che sollevano grandi quantità di gas al centro della galassia a dare l'immagine di un'eruzione vulcanica.

Rifiuti cosmici!!

Il problema dei rifiuti è ormai una realtà anche per lo spazio intorno alla Terra. Si tratta dei veicoli spaziali, dei frammenti di satelliti e di residui di razzi. Si è alzato quindi il livello di allerta per i possibili danni e le collisioni con i satelliti attivi in missioni attorno al nostro pianeta.
I dati statistici mettono tra gli Stati maggior produttori di detriti in ordine: la Cina, seguita da Stati Uniti e Russia. I tre Stati hanno prodotto in questi anni ben il 93% della spazzatura spaziale per un ammontare di circa 15.000 detriti.
Il timore degli studiosi è che si inneschi il fenomeno della Sindrome di Kessler. Secondo questa teoria, l’elevato numero di detriti attorno alla Terra può determinare molte collisioni innescando una reazione a catena che aumenterebbe in modo esponenziale il numero dei detriti. Questo porterebbe a seri problemi per l’esplorazione spaziale e il futuro lancio di satelliti.
Per monitorare la situazione gli scienziati della Roscosmos (Agenzia Spaziale Russa) hanno proposto di creare uno spazio aereo internazionale per controllare l’inquinamento spaziale.

domenica 29 agosto 2010

Scoperta stella R136a1


Gli astronomi dell'European Southern Observatory - ESO - hanno recentemente scoperto una stella la cui particolarità è di essere 300 volte la massa del nostro Sole. Classificata come R136a1, la stella è stata individuata grazie alla sua enorme luminosità all'interno della Grande Nube di Magellano, galassia che orbita attorno alla Via Lattea.
L'osservazione è stata resa possibile grazie all'incrocio dei dati forniti dal telescopio Hubble e dagli osservatori terrestri del VLT (un sistema di quattro grandi telescopi costruiti sul Cerro Paranal, montagna della regione andina). Questi osservatori possono operare sia individualmente sia unendosi a formare un unico potente strumento.
La scoperta, annunciata dal prof. P.Crowther della Sheffield University, ha riacceso i dibattiti sulla massa massima a cui una stella può arrivare prima di collassare su se stessa.
R136a1, si trova a circa 160.000 anni luce, in una zona di continua evoluzione, dove gas e polveri formano grandi stelle, la cui grande massa porta le stesse ad essere molto luminose ma ad avere vita breve. Il destino della R136a1 e delle stelle uguali a lei è quello infatti di esplodere in supernove.

venerdì 20 agosto 2010

Il record della sonda Voyager-2


Voyager-2, sonda lanciata dalla Nasa il 20 agosto del 1977 con la gemella Voyager 1, festeggia i 33 anni. Le potremmo chiamare sonde da record!!
Le due sonde, costruite nel JPL (Jet Propulsion Laboratory), portano con loroo un disco d'oro con inciso un messaggio destinato all'eventuale incontro con civiltà extraterrestri.
Dagli anni '70 ad oggi Voyager 2 ha osservato da vicino i pianeti giganti, ossia quelli più esterni del Sistema Solare, oltre ad analizzare le caratteristiche e le conseguenze del vento solare. Tra le immagini storiche inviate alla Terra, indimenticabile quella della grande macchia nera di Nettuno, formata dal vento che soffia nell'atmosfera del pianeta a ben 450 m/s.
Attualmente le due sonde hanno superato la zona di transizione (termination shock): si tratta di un'onda d'urto posta al confine del Sistema Solare, formata dall'interazione tra la corrente di particelle emessa dal nostro Sole e le particelle interstellari.
Voyager 2 si trova attualmente a circa 14 miliardi di Km dal Sole, compiendo complessivamente 21 miliardi di Km. Lo stesso record è stato raggiunto il 13 luglio dalla sonda gemella Voyager-1 il 13 luglio prossimo.


domenica 15 agosto 2010

La ISS esplorerà asteroidi


La NASA sta programmando il futoro della ISS (International Space Station) dopo il pensionamento previsto per il 2020. La stazione orbitante, infatti, potrebbe servire per nuove missioni grazie alla separazione dei diversi moduli.
Probabile obiettivo sarà quello dell’esplorazione dei Near Earth Object, asteroidi che durante le loro orbite si avvicinano al nostro pianeta. Così facendo l'agenzia spaziale ridurrebbe notevolmente le spese per le strumentazioni necessarie per le missioni.
Il primo modulo ad essere utilizzato sarebbe il Node 3 - Tranquillity necessario per l’equipaggio e che potrà essere attaccato ad un mezzo spaziale esterno.

mercoledì 11 agosto 2010

Cratere su Marte


L'High Resolution Imaging Science Experiment (HiRISE), una telecamera ad alta definizione presente sulla sonda Mars Reconnaissance Orbiter, ha inviato le immagini di un cratere a forma di occhio di bue presente sulla superficie di Marte.
La foto è stata scattata il 9 luglio, alle coordinate: 46,6 gradi latitudine - 194,9 gradi longitudine (est).Subito gli studiosi si sono interrogati sulle cause della formazione di questo cratere dalla forma così particolare: potrebbe trattarsi della stratificazione del sottosuolo o di un impatto.
Sarah Milkovich, che opera nel team HiRISE dell'Università dell'Arizona, ha dichiarato che "gli impatti in strati di materiali ricchi di ghiaccio contro quelli che ne sono privi possono portare alla formazione di terrazzamenti come quello del cratere osservato".
Trattandosi però di un cerchio che risulta sollevato rispetto alla superficie circostante sembra più probabile che si tratti di un cratere da impatto.

martedì 10 agosto 2010

Saturno: Tempesta di Fulmini


I ricercatori della Division of Geological and Planetary Sciences all’Institute of Technology di Pasadena (California) hanno reso noto di recente le immagini dei fulmini caduti su Saturno ancora nello scorso 2009.
Le riprese sono state effettuate dalla sonda Cassini durante l'equinozio del pianeta, in cui gli anelli non hanno oscurato lo spettacolo. I ricercatori hanno inoltre dichiarato che la tempesta di fulmini (thunder storm) è paragonabile per la luminosità sprigionata a quelle terrestri.
Ulteriori studi mireranno a spiegare l’origine, la formazione e le caratteristiche di queste tempeste, ma soprattutto a determinare il motivo per cui il fenomeno si verifica sempre nella stessa area di Saturno.

giovedì 5 agosto 2010

Confessioni dalla NASA


E' di questi giorni la notizia che la NASA ha confermato le ricerche ai confini del Sistema Solare di una nana bruna, che potrebbe rappresentare una binaria del Sole (Nemesis) o il nono pianeta (Tyche).
La notizia è stata diffusa in occasione del rilascio delle immagini di 14 nane brune scattate dal telescopio spaziale Spitzer. Si tratta di stellle mancate con una temperatura che si aggira tra i 350 ed i 620 gradi Fahrenheit. Un altro telescopio, WISE, ha individuato inoltre un'altra decine di nuove nane brune, alcune delle quali si trovano più vicine rispetto a Proxima Centauri (la stella più vicina al Sole).

mercoledì 4 agosto 2010

Opportunity raccoglie polvere di Marte

Il rover Opportunity lanciato dalla Nasa, e in missione dal 2004 sul pianeta Marte, il 15 luglio scorso ha raccolto un'alta colonna di polvere sulla sua superficie.
Dalle analisi effettuate sul campione risulta che il terreno su cui lavora Oppurtunity, la regione Meridiani Planum, è meno ruvido e polveroso rispetto al cratere Gusev, esplorato dal rover gemello Spirit.
Nell'area di Meridiani Planum, i vortici di vento si formano più facilmente, alzando la polvere che viene così catturata dal rover della Nasa.

martedì 3 agosto 2010

Wise scopre 25 mila nuovi asteroidi


E' terminata la prima fase della missione del telescopio WISE (Nasa), il cui obiettivo è quello di completare la cartografia di corpi celesti lontani 48 milioni Km dalla Terra. Da quando è stato lanciato lo scorso dicembre il telescopio ha scoperto ben 25 mila asteroidi mai individuati finora.
Wise ha permesso agli scienziati di osservare anche attraverso strati impenetrabili di polveri e scoprire oggetti che emettono radiazioni a infrarossi, cioè gli oggetti freddi dell'Universo.
Oltre agli asteroidi, il telescopio ha anche localizzato 15 nuove comete e scoperto una galassia ultraluminosa, nata dalla collisione di altre galassie, e distante più di 10 miliardi di anni luce dalla Terra.

domenica 1 agosto 2010

Chi ha visto la cometa?


La cometa C/2009 R1 McNaught è stata visibile a occhio nudo a partire da inizio giugno e ha raggiunto la minima distanza dalla Terra fra il 15 e il 16 giugno, quando è arrivata a 170 milioni di Km da noi. Il perielio è stato toccato il 2 luglio, ossia il punto di minima distanza dal Sole.
Il suo scopritore, Robert McNaught, che ha già individuato 50 comete, l'ha osservata per la prima volta lo scorso 9 settembre. L'orbita non periodica che la contraddistingue dalle altre comete, farà si che non ripasserà più nei pressi del Sole.
La cometa, che si muove dalla costellazione di Perseo a quella del Cocchiere (Auriga) è visibile solo prima dell'alba. La sua individuazione non è difficile considerando che la costellazione di Perseo ricorda una Y rovesciata ed è visibile a sud est della costellazione di Cassiopea (a forma di W).

venerdì 30 luglio 2010

La sonda Rosetta incontra Lutetia


L'asteroide Lutetia è stato raggiunto dalla sonda Rosetta, il robot dell’Esa che orbita a 450 milioni di Km dalla Terra.
Lutetia, scoperto il 15 novembre 1852 da Hermann Goldschmidt dall’Osservatorio di Parigi, è il più grande asteroide incontrato da una sonda e allo stesso tempo il più piccolo della fascia di asteroidi che orbitano tra Marte e Giove.
Alla velocità di 15 Km/s la sonda è passata a circa 3.000 Km dalla superficie dell'asteroide. Obiettivo della missione è stabilire le sue dimensioni con precisione.
Le manovre di avvicinamento sono state eseguite al centro Esoc di Darmstadt (Germania), centro di controllo delle missioni spaziali ESA, dal team di Paolo Ferri, responsabile delle missioni interplanetarie.
Rosetta poi continuerà il suo viaggio verso la cometa 67P/Churyomov-Gersimenko, che incontrerà nel 2014 e sui lascerà cadere sulla superficie un lander dal quale uscirà una trivella costruita per analizzare il nucleo cometario.

giovedì 29 luglio 2010

Attività vulcanica su Mercurio


Lanciata nel 2004, la sonda Messenger, ha permesso di svelare nuovi segreti del pianeta più vicino al Sole e segnato da violente tempeste magnetiche. Dopo Venere anche Mercurio è alla ribalta per lo studio di attività vulcanica.
I fly-by di Messenger (NASA) hanno portato alla scoperta di un bacino di origine vulcanica appunto, battezzato Bacino Rachmaninoff, dove si ipotizza che l'attività sia stata relativamente "recente". La superficie del bacino risulta particolarmente liscia, segno che probabilmente in passato scorreva lava, ed è caratterizzata da una depressione di 230 Km di diametro.
La datazione del cratere, che è stata possibile basandosi sul conteggio dei crateri e sulla misurazione del flusso di meteoriti, è stimata a 3/4 milioni di anni.

martedì 27 luglio 2010

Scontro tra galassie


L'osservatorio NASA ha annunciato che a circa 54 milioni di anni luce da noi è avvenuta una collisione tra due galassie: la galassia IC3418 e un corpo facente parte della galassia vicina della Vergine.
L'osservazione è stata possibile grazie ai dati forniti da GALEX, che osserva dal 2003 l’Universo attraverso le onde ultraviolette per misurare la formazione delle stelle (Galaxy Evolution Explorer).
La collisione tra galassie non è molto frequente nell'Universo, quindi quella registrata tra IC3418 e un oggetto della galassia della Vergine, permetterà agli studiosi di registrare informazioni utili. Lo scontro infatti ha generato una scia, nella quale il gas porterà alla formazione di nuove stelle.

lunedì 26 luglio 2010

Riprodotta la musica del Sole

Il Sole produce Musica. Non è uno scherzo ma quello che risulta da recenti studi inglesi.
Le onde sonore che si propagano dagli archi magnetici del Sole infatti si diffondono come suoni.
Il campo magnetico nella parte esterna dell’atmosfera solare aveva già permesso una registrazione circa tre anni fa e durante un convegno della Royal Astronomical Society era stato definita una "musica noiosa". Sentire però i suoni provenienti da una fonte così grande e potente è comunque suggestivo.
Per arrivare a riprodurre i suoni, gli scienziati inglesi hanno dovuto accelerare le frequenze provenienti dagli archi magnetici per raggiungere la soglia udibile dall'uomo.

domenica 25 luglio 2010

Venere ospita Vulcani


Venere, il secondo pianeta del sistema solare, è oggetto di studi per i vulcani presenti sulla sua superficie. Tra quelli osservati quello di Idunn Mons (sopra in una ricostruzione).
La sonda Venus Express (ESA) ha recentemente dimostrato che il pianeta è ancora attivo geologicamente. Sono stati infatti raccolti dati sull'emissione di radiazioni nello spettro dell'infrarosso prova di colate laviche recenti.
La JPL (Jet Propulsion Laboratory) della NASA ha avuto quindi la conferma che, la presenza di pochi crateri sulla superficie di Venere e il continuo mutamento comunque della superficie, sono dovuti alle eruzioni vulcaniche effusive. Le colate dunque avrebbero lisciato la superficie.
Venere grazie a queste scoperte diventa più simile alla nostra Terra, chissà oltre al vulcanismo graduale, potrebbe essere soggetto allo stesso meccanismo di tettonica a placche del nostro pianeta.

Mappa 3D della Terra

E' stato lanciato in questi giorni, dal cosmodromo russo di Baikonur, il satellite radar tedesco TanDem-X. Assieme al gemello TerraSar-X, già in orbita dal 2007, fornirà la mappa terrestre in 3D più precisa mai creata finora.
Il satellite TanDem-X occupa un'orbita leggermente spostata rispetto al gemello TerraSar-X, permettendo una maggior precisione nella raccolta dati. Sarà infatti in grado di registrare le variazioni di altezza di 2 metri e una risoluzione di 12 metri.
Il lavoro dei due satelliti porterà quindi ad ottenere un'immagine stereoscopica della Terra nello spettro delle microonde. Tutti i dati raccolti saranno elaborati e commercializzati dalla tedesca Infoterra.

martedì 20 luglio 2010

Groviglio di Stelle fotografato da Hubble


Il telescopio Hubble, nato dalla collaborazione NASA e ESA, si trova in orbita da ben 20 anni ed invia immagini sempre più spettacolari.
L'ultima spedita è quella di un'incubatrice stellare, un vero e proprio "groviglio" di gas, polvere e luci bluastre. Si tratta di un insieme di nubi composte per la maggior parte da Idrogeno, ecco il perché del color bluastro, che risaltano sullo sfondo di nebulose rosse. Situato nella nebulosa NGC 2467, scoperta da W.Herschel ancora nel 1784, e più precisamente nella costellazione denominata Poppa, dista ben 13.700 anni luce.
L'incubatrice stellare sarà al centro dell'attenzione degli studiosi dato che sono considerate fondamentali per capire le origini dell'Universo.

lunedì 19 luglio 2010

Marte in 3D

Microsoft ha presentato su WorldWide Telescope una mappa con incredibili immagini dettagliate di Marte. Le foto, che rappresentano il meglio di tutte quelle raccolte dai telescopi spaziali, sono state fornite dalla Nasa che le ha elaborate in una mappa 3D. La definizione è tale che gli scienziati che hanno lavorato al progetto sono addirittura in grado di individuare anche le tracce lasciate dalla sonda Mars Rover sulla superfice del pianeta.
Per poter visitare Marte in 3D sarà sufficiente installare il programma Silverlight e visitare il sito WorldWide Telescope. Oltre alla mappa sono visualizzabili molti video e visite guidate.

Turismo spaziale

Mr R. Branson, proprietario della Virgin, è il principale promotore del turismo spaziale.
La sua società ha effettuato recenti test di volo con la navicella SpaceShipTwo con a bordo l'equipaggio. Il test è durato ben sei ore sui cieli del deserto del Mojave riuscendo ad agganciare la navetta madre.
Mentre la NASA ha deciso di tagliare i fondi per i viaggi spaziali, il business del turismo spaziale sembra essere una miniera d'oro. Sono già stati prenotati infatti già 300 turisti che hanno anticipato un biglietto da 200 milioni di euro cadauno.

domenica 18 luglio 2010

Eclissi Solare del 11 luglio 2010


L’11 luglio 2010 si è verificato nell'emisfero meridionale l'Eclissi Totale di Sole ed è stato ben visibile dall'isola di Pasqua nell'Oceano Pacifico.
Al totale oscuramento del Sole si verifica un calo delle tenebre e sono ben visibili i pianeti e le stelle principali nel cielo, la temperatura scende, e gli animali si zittiscono. L'oscuramento dura appena pochi minuti ma lascia tutti affascinati.
Considerati nei secoli momenti importanti, anche se per alcune civiltà di cattivo auspicio, le eclissi sono i momenti migliori per studiosi e astrofili per osservare le protuberanze solari, ossia le esplosioni che avvengono sulla superficie della stella, e la corona solare.

Asteroide Apophis: impatto posticipato

L'allarme relativo all'asteroide Apophis per un'eventuale collisione con la Terra è stata rimandata al 2036.
Scoperto nel 2004 dall’osservatorio Kitt Peak in Arizona (Usa), inizialmente gli studiosi avevano ipotizzato un possibile impatto catastrofico nel 2029. Successivamente grazie alle successive analisi compiute in collaborazione tra il Jpl (Nasa) e l’Università di Pisa hanno spostato la data di alcuni anni.
Il 13 aprile 2029 Aphofis passerà si vicino al nostro pianeta, ma manterrà la distanza di 36.350 Km (per capire si tratta dell'orbita dove ruotano i satelliti lanciati in orbita per le telecomunicazioni).
In attesa del successivo passaggio del 2029 tutte le agenzie spaziali stanno vagliando vari progetti. Tra tutte, l'agenzia russa sembra la più determinata data la loro esperienza del 1908, anno in cui cadde una cometa (o un probabile asteroide) a Tunguska in Siberia.
I russi sono intenzionati a spedire una sonda che si avvicini all'asteroide e ne modifichi la traiettoria. Se l'impatto dovesse avvenire infatti, lo scontro sarebbe paragonabile a 65 mila volte i danni provocato dalla bomba atomica a Hiroshima.

venerdì 2 luglio 2010

Venere e Marte ospitavano l'acqua


Gli ultimi dati che giungono dalle sonde dell’ ESA Venus Express e Mars Express, analizzati grazie alla collaborazione dei ricercatori INAF, sembrano confermare che un tempo su Venere e Marte potevano esserci le condizioni per ospitare la vita. Questo grazie alla presenza di acqua allo stato liquido.
Per quanto riguarda Venere, Venus Express, ha verificato la proporzione fra ioni d’idrogeno e d’ossigeno in fuga dall’atmosfera di Venere (2 a 1), che sono la base per la presenza di acqua.
Mars Express (ESA) e Mars Reconnaissance Orbiter (NASA), che hanno osservato Marte, hanno raccolto dati che ipotizzano la presenza 4 miliardi d’anni fa di acqua allo stato liquido nell’emisfero nord del pianeta.
L’acqua presente sui due pianete interni però nel tempo è andata perduta, solo la Terra è riuscita a mantenerla grazie alle posizione favorevole rispetto al Sole.

giovedì 1 luglio 2010

Whole Earth Telescope

Obiettivo del Whole Earth Telescope è quello di svelare cosa nascondono le tre stelle variabili classificate come GD358, PG1325 101 e WD1524.
La rete di osservatori astronomici internazionali gestiti dalla University of Delaware (USA).
A catturare l'attenzione dei ricercatori è la pulsazione inconsueta di queste stelle, che potrebbero essere la prova che vi siano pianeti in transito.
Lo studio sarà utile anche per scoprire il futuro della nostra stella e dei pianeti, compresi il nostro, che orbitano attorno ad esso.

mercoledì 30 giugno 2010

Giove perde una macchia


E' recente l'osservazione di un astronomo amatoriale australiano relativa alla superficie di Giove, il pianeta piu' grande del sistema solare, da cui è sparita una delle due strisce marroni che percorrono l'Equatore del pianeta. A lasciare attoniti gli esperti il fatto che la larghezza della striscia mancante, chiamata South Equatorial Belt (Seb) è pari al doppio della Terra.
Una delle ipotesi esposte dal planetologo Glenn Orton, del Jet Propulsion Laboratory della Nasa, afferma che forse la striscia strutturale marrone sia celata da nubi che si trovano più in altro nell'atmosfera gioviana. Sembra infatti che la colpa sia di nubi di ammoniaca, createsi a seguito del cambiamento nella circolazione dei venti del pianeta gigante che è composta in gran parte di gas.
Seb era già stata al centro dell'attenzione negli anni passati, nel 1973 infatti quando la sonda Pioneer 10 osservò Giove da vicino la macchia la striscia non era presente.
Per la sua ricomparsa forse si dovranno attendere la generazione di tempeste o vortici che modifichino nuovamente l'aspetto dell'atmosfera di Giove.

martedì 29 giugno 2010

X-37B sostituirà lo Shuttle?

Lo Space Shuttle ormai al pensionamento forzato verrà forse sostituito dall' X-37B. Al momento gli Stati Uniti sembrano intenzionati ad appoggiarsi ai vascelli russi Soyuz per qualche viaggio verso la Stazione Spaziale Internazionale.
Fino a poco tempo fa infatti l'esistenza dell' X-37B non era stata confermata dal Pentagono date le probabili funzioni di intelligence. L'orbita infatti che il velivolo segue attorno al nostro pianeta dopo il lancio nei mesi scorsi non raggiunge alte latitudini, confermando le ipotesi di funzioni militari.
L' X-37B ha un'apertura alare di 4 m e lungo 9, dalle linee molto simili a quelle del suo predecessore. Al contrario degli Shuttle però, è dotato di guida robotica e di auto-alimenta con i pannelli solari che gli permettono di rimanere in orbita per 9 mesi.
"Al momento l'obiettivo del programma X-37B è diretto alla riduzione dei rischi tecnologici, alla sperimentazione e allo sviluppo di concetti operativi”, dichiara Gary E. Payton, responsabile ai programmi spaziali dell’Aeronautica USA.

domenica 27 giugno 2010

Sonda Voyager 2

La sonda Voyager 2 a iniziato a trasmette improvvisamente segnali incomprensibili che stanno facendo impazzire gli scienziati.
La sonda, lanciata nel 1977, porta a bordo un disco di 12 pollici con musica e saluti in 55 lingue diverse per l'eventuale incontro con civiltà aliene. Dopo aver attraversato Giove, Saturno, Urano e Nettuno, ora dista circa 14 miliardi di Km dal Sole.
Il segnale che Voyager 2 invia alla Terra impiega tredici ore per raggiungerci e per la prima volta ha iniziato a riportare delle anomalie. Dal 22 aprile 2010 infatti solo i dati scientifici non vengono più trasmessi. Per questo sono state avanzate di un sabotaggio extraterrestre.
Hartwig Hausdorf, esperto di misteri sostiene che: "Qualcuno abbia dirottato o riprogrammato la sonda".
La Nasa ovviamente smentisce. Edward Stone, responsabile programma Voyager dichiara: "Questo è solo un fatto molto comune che può dipendere da una particella che abbia modificato accidentalmente una memoria del sistema, o da un guasto di tutto il pezzo. Bisogna tenere conto di dove si trova il Voyager: è ancora a 40.000 anni di viaggio dalla stella più vicina. Le distanze sono immense e la probabilità che qualcosa abbia raggiunto il Voyager sono minime".
Verifiche tecniche hanno portato poi alla soluzione del mistero: un bit nella memoria della sonda è cambiato da 0 a 1, quindi si tratta di su problema tecnico che la Nasa prevede di risolvere a breve, smentendo così ogni complotto allieno.

giovedì 24 giugno 2010

Mars Phoenix Lander addio


Marte ha perso una delle sonde inviate dalla NASA e che avevano raggiunto la sua superficie nel 2007. La sonda Mars Phoenix Lander infatti non è riuscita a superare il rigido inverno marziano e non è più operativa. Al termine dei due anni terrestri in cui Marte completa il suo moto di rivoluzione, l'agenzia spaziale americana ha tentano di ristabilire un contatto con la sonda attraverso il satellite Mars Odissey ma invano.
Al robottino si deve la scoperta dell'esistenza di biossido di carbonio ghiacciato al di sotto dello strato di polvere superficiale e del perclorato che fornisce fonte di energia per alcune forme di vita microbiotiche.
Ora tutte le aspettative degli studiosi sono affidate a Spirit e Opportunity, che hanno raggiunto i 6 anni e mezzo di servizio.

mercoledì 9 giugno 2010

Titano: Vita grazie al Metano


E' di questi giorni la notizia che Titano, una delle lune di Saturno, grazie al metano sarebbe in grado di sostenere l'esistenza di forme biologiche, diverse da quelle a cui siamo abituati sul nostro pianeta.
Sarebbero infatti state riscontrate tracce di forme di vita che respira idrogeno e consuma acetilene, mentre la la biologia terrestre si ba sull'acqua ed i composti del carbonio.
Titano era già famoso per essere oltre che la seconda luna del sistema solare e l'unico corpo del Sistema Solare oltre alla Terra ad ospitare bacini contenenti elementi allo stato liquido.
Il clamore di questa notizia è nato dai dati ricevuti dalla sonda Cassini della Nasa analizzati dal team dell'Ames Research Center guidato dall'Astrobiologo Chris McKay.
Secondo i dati infatti la presenza di idrogeno rilevato dalla sonda è indice importante della presenza di forme di vita.
Analizzando poi gli idrocarburi presenti sul Titano, è stata riscontrata l'assenza di acetilene, un elemento che può essere consumato per sostenere forme di vita, che quindi sarebbe basate sul metano liquido invece che sull' acqua.
In un futuro lontano, quando il Sole sarà diventato una gigante rossa e avrà inglobato i pianeti interni del sistema solare (compreso la Terra), l'atmosfera di Titano potrebbe essere ideale per forme di vita più simile a quella umana.

martedì 8 giugno 2010

La nube di Oort

La nube sferica costituita da comete, situata tra gli 0,3 ed 1,5 anni luce dal Sole, viene chiamata nube di Oort.
Il nome deriva dall'astronomo olandese Jan Oort, che confermo gli studi del collega estone Ernst Öpik, che per primo nel 1932 ne ipotizzo la presenza nella parte più esterna del Sistema Solare.
Data la sua distanza ne è difficile l'osservazione, anche per i telescopi moderni.
Gli studiosi ritengono che sia il luogo di provenienza delle comete di lungo periodi, quali Hale-Bopp e Hyakutake, che arrivano a lambire l'interno del Sistema Solare.
Le comete invece di corto periodo, come la famosissima Halley, potrebbero invece provenire dalla fascia di Kuiper.
L'idea che le comete abbiano origine da una zona esterna al nostro sistema planetario deriva dalla necessità di spiegare il fatto che le comete vengono distrutte dopo numerosi passaggi vicino al Sole, quindi se si fossero generate all'inizio del Sistema oggi non ne conteremo nessuna.
Una teoria successiva ipotizza che a modificare lo stato delle comete nella nube di Oort sia un'ipotetica stella compagna del Sole, Nemesis.

mercoledì 2 giugno 2010

Asteroide 24 Themis


Recenti studi, compiuti con il telescopio che si trova sul Mauna Kea (Hawaii), hanno portato alla scoperta di acqua e composti organici sull'asteroide 24 Themis, che orbita intorno al Sole all'altezza fra Marte e Giove.
24 Themis, già noto dal 1853 grazie all'osservazione dell'italiano A. De Gasparis, è costituito da una superficie ricoperta da un sottile strato di ghiaccio, oltre a composti organici.
Questi elementi, comuni su molte comete, sono i primi scoperti all'interno del sistema solare. Prima di allora si pensava che il calore del Sole facesse evaporare o sublimare elementi quali il ghiaccio.
L'asteroide 24 Themis, grande circa 200 Km, orbita all'interno della fascia degli asteroidi tra Marte e Giove, potrebbe essere simile ai meteoriti che sono precipitati in passato sulla Terra e che hanno portato i primi composti organici utili alla formazione della vita.

lunedì 31 maggio 2010

Buchi Neri stellari e supermassicci

I buchi sono sempre al centro della curiosità degli astronomi. Divisi in due categorie: i buchi neri stellari, che hanno una massa anche 10 volte quella del nostro Sole, e i buchi neri supermassicci, che si trovano nei nuclei delle galassie attive e che possono arrivare a migliaia di volte la massa solare.
L'osservatorio per raggi-X Chandra e il satellite XMM-Newton hanno catturato nuove immagini di due buchi neri di medio formato che fanno parte della seconda categoria. Collocati al centro della galassia starburst M82, distano da noi 12 milioni di anni-luce.
L'origine dei buchi neri rimane ancora un mistero. Un spiegazione possibile si basa sulle collisioni di stelle negli ammassi stellari compatti, che portano alla formazione di stelle massicce che successivamente collassano formando i buchi neri.
Uno dei due buchi neri osservati possiede una massa stimata tra 12.000 e 43.000 volte la massa solare, mentre il secondo, più piccolo, una massa tra 200 e 800 volte quella massa solare.

sabato 29 maggio 2010

Eclissi Stellare

E' recente l'osservazione della prima eclissi stellare, compiuta dagli studiosi dell'Università della California, che hanno pubblicata i risultati sul Astrophysical Journal Letters.
Protagoniste di questa ricerca una coppia di stelle binarie: una nana bianca delle dimensione della Terra e una nana bianca rarissima composta di elio puro, con massi pari al 10/20% della massa della nostro Sole. Questa coppia è stata classificata con la sigla NLTT 11748 ed è stata osservata dal telescopio Faulkes North, fiore all'occhiello dell’osservatorio Global Telescope (Hawaii).
Questa coppia di stelle, conosciuta per le sue variazioni di brillantezza, per la prima volta è stata osservata mentre la stella più piccola eclissa la più grande.
Queste osservazioni permetteranno agli esperti di spiegare come si evolvono le stelle nane bianche, oltre a capire come questi astri giungano al termine della loro vita. Questi astri infatti, dalle dimensioni simili a quelle della Terra, sono i resti di stelle che originariamente era grandi come il Sole. Una stella diventa nana bianca esaurendo il suo carburante nucleare, rimanendo solo il suo nucleo denso, composto da carbonio e ossigeno.

mercoledì 26 maggio 2010

Solar Walk fa rivivere il sistema solare

Solar Walk permette di visualizzare su iPhone e touch la ricostruzione del sistema solare e dei suoi pianeti in 3D. Così facendo l'utente può viaggiare nello spazio, osservare il moto di rivoluzione e di rotazione dei corpi celesti da varie angolazioni.
E' possibile anche atterrare sul pianeta prescelto per osservarne la superficie, di cui vengono fornite caratteristiche ed informazioni sulle missioni scientifiche.
Novità è a visualizzazione della posizione dei vari pianeti nel sistema solare in diverse epoche.
Il programma è stato creato dal team Apple che ha creato in precedenza l'App Star Walk.
L'applicazione è scaricabile nell'App Store a soli 2,39 euro.

martedì 25 maggio 2010

Sardinia Radio Telescope

Sono giorni di grande attesa per il Sardinia Radio Telescope, che si preannuncia il più grande radiotelescopio d'Europa. Verrà installato a San Basilio, in provincia di Cagliari.
Una enorme gru provvederà a fissare il "grande cesto" di ben 64 m di diametro, posto alla base del radiotelescopio, e del peso di 500 t.
Sarà inoltre possibile seguire le operazioni di montaggio del telescopio, grazie a due webcam che aggiorneranno le immagini ogni 10 minuti, collegandosi al sito www.media.inaf.it . Oppure sul sito Astrochannel dell'Inaf (Istituto Nazionale Astrofisica) verrà pubblicata un'animazione dei lavori.

«Il Sardinia Radio Telescope - commentano i responsabili Asi e Inaf - rappresenta un gioiello scientifico e tecnologico unico in Europa e secondo al mondo, frutto dell'eccellenza italiana che, nel campo dell'astronomia e dell'astrofisica in particolare, vanta un primato che dura da 400 anni».

venerdì 21 maggio 2010

Nebulosa Rosetta


E' stata pubblicata recentemente l'immagine della Nebulosa Rosetta, una delle regioni che gli astronomi considerano la culla delle stelle, chiamata Stellar Nursery.
La Nebulosa è classificata come NGC 2237 e C 49 ed è un'ampia regione di forma circolare situata ai confini di nebulosa della costellazione dell'Unicorno.
Possiede un diametro angolare di 1,3° e si trova a una distanza di circa 5200 anni luce dal nostro sistema solare.
Caratteristica della Nebulosa Rosetta è la presenza di un brillante ammasso aperto, NGC 2244; le stelle blu dell'ammasso emettono radiazione ultravioletta, che eccitando il gas della nebulosa lo portano ad emettere luce rossa.
Nel cielo notturno la Nebulosa è di facile individuazione, si trova infatti al 5° dall'equatore celeste, quindi visibile in entrambi gli emisferi della Terra. Inoltre è situata vicino ad alcune delle stelle più brillanti: Betelgeuse e Procione; congiungendo la prima alla seconda con una linea immaginaria, la Nebulosa Rosetta si trova in direzione sud.

mercoledì 19 maggio 2010

9 Nuovi Esopianeti

La Teoria Planetaria è stata recentemente scossa dalla scoperta di 9 nuovi esopianeti, annunciata al Royal Astronomical Society(RAS), il meeting nazionale annuale sull’astronomia, che portano il numero complessivo a 452.
Gli astronomi, inoltre, sono stati sorpresi nello scoprire che ben 6 esopianeti, su un gruppo di 27 compivano il loro moto rivoluzionario seguendo orbite retrograde, il contrario di quello che avviene nel nostro Sistema Solare.
La teoria quindi, secondo cui i pianeti si formano dal disco di gas e polvere che orbita intorno ad una giovane stella e si muovono su orbite che seguono la stessa direzione della rotazione della stella, è stata messa in crisi.
Il compito di individuare gli esopiamenti è affidatato al telescopio WASP (Wide Angle Search for Planets) composto da due osservatori robotici che monitorizzano il cielo alla ricerca di eventi di transizione. Grazie infatti al transito del pianeta davanti alla sua stella, che diminuisce temporaneamente la luce che essa emette, è possibile individuarlo.
Tra i pianeti classificati l'attenzione è puntata sui pianeti caldi simili al nostro Giove, e per questo definiti gioviani. I nuclei di questi pianeti giganti sono formati da particelle di roccia e ghiaccio, che generalmente si trovano nelle regioni esterne e fredde dei sistemi planetari. I pianeti gioviani caldi quindi devono essersi formati lontani dalle loro stelle e poi catturati dalla forza gravitazionale della stella vicina. Questo spiegherebbe come mai alcuni esopianeti seguano orbite retrograde.

martedì 18 maggio 2010

Flussi Solari


Gli studi sull'attività all'interno del Sole, ha portato interessanti scoperte.
Il moto del plasma solare, infatti, risulta non essere caotico. Esistono due imponenti correnti di plasma, una nell'emisfero settentrionale e l'altra in quello meridionale, chiamate Great Conveyor Belt. E proprio questi movimenti di materia sembrano regolare il ciclo delle macchie solari.
Grazie all'osservatorio solare SOHO (Solar and Heliospheric Observatory) è stata misurata la velocità di circolazione della corrente settentrionale, che ha confermato che l'attività solare è la più alta degli ultimi cinque anni.
Gli studiosi però si interrogano, in quanto se davvero è questa circolazione di plasma a generere le macchie solari, un aumento di velocità dovrebbe comportare un conseguente aumento delle macchie. Ed invece il Sole sta attraversando un lungo perido di minimo di macchie solari.
Per questo si apre l'ipotesi che la Great Conveyor Belt sia in realta un riduttore della produzione delle macchie.
La velocità misurata è di circa 10/15 metri al secondo. Per compiero un ciclo completo le due correnti impiegano 40 anni. Questo vale per la parte superficiale.

Gli scienziati, infatti, sono rimasti sorpresi dalle misurazioni della parte più profonda. Sembra che, mentre la parte superiore scorre a velocità elevata, quella inferiore è scorre a velocità molto basse.

lunedì 17 maggio 2010

Spitzer e le nane brune

Dalla scoperta delle nane brune, la prima è stata osservata nel 1995, gli scienziati hanno cercato di capire come si sono formati questi residui dell'evoluzione stellare, ne pianeti ne stelle.
Il telescopio spaziale Spitzer ne ha svelato il mistero, fornendo le immagini di due nane brune giovani, meglio definite come "proto nane brune".
Le giovani stelle sono state individuate nella nube scura Barnard 213, una regione tra le costellazioni del Toro e dell'Auriga.
David Barrado, del Centro di Astrobiología di Madrid, ha dichiarato che per individuarle è stata utilizzata la loro forte emissione all'infrarosso. Spitzer è stato in grado di registare queste emissioni anche all'interno delle nubi scure presenti in queste costellazioni.
Le prime conclusioni degli astronomi portano a pensare che abbiano origine da stelle di piccola massa. Hanno una natura più fredda e più leggera, ma le nane brune rimangono comunque più calde rispetto ai pianeti. Si formano dalle stesse nubi di polvere da cui nascono stelle e pianeti, ma proprio per la loro ambigua natura vengono chiamate "stelle mancate", visto che non raggiungono la stessa massa delle stelle più calde e luminose.
Non raggiungendo la giusta massa, infatti, il gas nel nucleo non raggiunge la temperatura necessaria per la reazione di fusione nucleare che brucia l'idrogeno per trasformarlo in elio.
Le nane brune quindi rimangono oggetti poco luminosi e freddi.

domenica 16 maggio 2010

Solar Dynamics Observatory

Il


Il satellite Solar Dynamics Observatory, lanciato in orbita in febbraio, ha inviato immagini spettacolari del Sole, tra cui un'eruzione. Obiettivo del SDO è quello di studiare in profondità la nostra stella e scoprire gli effetti della sua attività sul nostro pianeta.
Nelle immagini il Sole appare nelle tonalità del verde, del blu e del rosso, in base al cambiamento delle onde ultraviolette della telecamera sul satellite.

mercoledì 5 maggio 2010

Telescopio E-ELT

E' stato scelto dall'ESO il Cile come sito del nuovo European Extremely Large Telescope (E-ELT).

Il più grande telescopio a terra sorgerà, infatti, a Cerro Armazones e avrà una larghezza di ben 42 metri, contro gli appena 8 dei telescopi tradizionali. Cerro Armazones è una montagna di 3060 m nel Deserto di Atacama e dista 20 Km dal Very Large Telescope a Paranal.

Il sito del nuovo telescopio è stato scelto sia per le qualità atmosferiche e la nititezza del cielo, sia per la collaborazione con il vicino osservatorio di Paranal. Entrambi i siti inoltre godono di 320 notti limpide all'anno.

Il progetto è nato dalla competizione con la Nasa, che riesce ad osservare l'Universo dallo spazio, senza disturbi creati dall'atmosfera terrestre, ma che sopporta ingenti costi.
Per questo l'agenzia spaziale europea per contenere le spese ha indirizzato le osservazioni dalla Terra. Le spese si attesteranno comunque intorno al 1,5 milioni di dollari.

lunedì 3 maggio 2010

Due buchi neri vicinissimi


I buchi sono sempre al centro della curiosità degli astronomi. Divisi in due categorie: i buchi neri stellari, che hanno una massa anche 10 volte quella del nostro Sole, e i buchi neri supermassicci, che si trovano nei nuclei delle galassie attive e che possono arrivare a migliaia di volte la massa solare.
L'osservatorio per raggi-X Chandra e il satellite XMM-Newton hanno catturato nuove immagini di due buchi neri di medio formato che fanno parte della seconda categoria. Collocati al centro della galassia starburst M82, distano da noi 12 milioni di anni-luce.
L'origine dei buchi neri rimane ancora un mistero. Un spiegazione possibile si basa sulle collisioni di stelle negli ammassi stellari compatti, che portano alla formazione di stelle massicce che successivamente collassano formando i buchi neri.
Uno dei due buchi neri osservati possiede una massa stimata tra 12.000 e 43.000 volte la massa solare, mentre il secondo, più piccolo, una massa tra 200 e 800 volte quella massa solare.

giovedì 29 aprile 2010

Ritrovato Rover russo Lunokhod

E' recente il ritrovamento sulla superficie della Luna del rover sovietico Lunokhod disperso dal lontano 1971. Per questo, Ruslan Kuzmin (lo scienziato/progettatore) ha inviato i suoi ringraziamenti alla Nasa.
L'agenzia spaziale russa aveva lanciato il rover nel 1970, ma per un guasto lo spegnimento del robottino ne aveva fatto perdere le tracce.
Il ritrovamento, compiuto dall'Università di San Diego, ha permesso hai ricercatori di riutilizzare uno degli specchi a bordo del rover per il calcolo dell'orbita del nostro satellite.
Inviando, infatti, un impulso laser dalla Terra sullo specchio è possibile conoscere l'effettiva distanza della Luna, misurando il tempo impiegato nel ritorno dell'impulso.

sabato 24 aprile 2010

Buon compleanno Hubble


Per festeggiare l'anniversario la Mountain View ha preparato un apposito Google Doodle. Nell’immagine sono presenti elementi attivi che permettono di collegarsi a Google Sky per esplorare il corpo celeste.

Oggi compie 20 anni il telescopio che ha rivoluzionato le osservazioni al di fuori dell'atmosfera terrestre e che prende il nome da Edwin Hubble, l'astronomo americano conosciuto per la teoria sull'espansione dell'Universo. Hubble è stato lanciato nel 1990 e da allora ha fornito immagini sensazionali.
Ecco le sue misure: lungo 13,3 metri, con un diametro di 4,3 e pesante 11t.
All'inizio però il progetto incontrò qualche difficoltà. L'incidente del "Challenger" ritardò il lancio di cinque anni, poi il difetto di progettazione della parabola riflettente costrinse i tecnici ad applicare un dispositivo correttivo che venne montato in orbita nel 1992.
Ma dalla sua partena Hubble ha superato tutti i record. Ha permesso infatti di datare l'Universo, di osservare le galassie più antiche e di fornire le prime informazioni sull'esistenza dell'energia oscura e dei buchi neri. Non meno importante l'osservazione di esopianeti, cioè pianeti esterni al Sistema Solare.
Il telescopio orbita a 563 Km dalla Terra, permettendo in questi vent'anni le missioni di manutenzione effettuate grazie agli Shuttle, l'ultima nel maggio scorso compiuta dall'Atlantis.
Questi interventi permetteranno ad Hubble di prolungare la sua missione fino al 2014, quando verrà sostituito dal James Webb Space Telescope dopo un periodo di affiancamento.

venerdì 23 aprile 2010

Supernova Cassiopea A

Dalle prime osservazioni di Galileo, il progresso tecnologico ha permesso di osservare le profondità dell'Universo. Rimane però ancora un aspetto, l'osservazione da un prospettiva tridimensionale.
I nostri telescopi infatti mostrano la Via Lattea solo dal punto di vista della nostra posizione nello spazio: il Sistema Solare.

Per la prima volta un gruppo di ricercatori dell'Università di Harvard è riuscita ad effettuare osservazioni su una stella esplosa, il resto di supernova Cassiopea A, raccogliendo la radiazione, da varie angolazioni.
La tecnica di osservazione si basa sull'eco, che viene applicato alla radiazione elettromagnetica. Gli echi infatti permetteno agli esperti di studiare le supernove più antiche grazie ad una prospettiva tridimensionale.

La luce proveniente dalla supernova si riflette sulla polvere interstellare e raggiunge la Terra viaggiando nello spazio. La nube di polvere crea echi di luce che provengono da ogni direzione in funzione di dove sono localizzate le nubi stesse. La radiazione elettromagnetica, dovendo attraversare tale nubi di polvere, ritarda nel propagarsi; per questo gli echi luce possono giungere a noi centinaia di anni dopo che la supernova si è spenta.

Cas A è esplosa infatti ben 330 anni fa e si trova a 16.000 anni luce da noi. Per localizzare gli echi luce di questa supernova è stato utilizzato il telescopio Mayall del Kitt Peak National Observatory, mentre per gli i raggi-X è stato indispensabile il telescopio KeckI.
Unendo i dati delle misure degli echi luce con quelli dei raggi-X, gli astronomi hanno potuto ricavare una mappa tridimensionale su Cas A.

giovedì 22 aprile 2010

Nebulosa Zampa di Gatto


Il telescopio ad infrarossi Vista (Visible and Infrared Survey Telescope for Astronomy) dell'Osservatorio meridionale europeo (Eso), che si trova sulle Ande cilene, ha inviato le prime immagini della Nebulosa Zampa di Gatto che si trova a 5.500 anni luce dalla Terra.
La novità è dovuta al fatto che prima non era stato possibile dalla Terra vedere l'enorme numero di stelle che si trovano in questa nebulosa, a causa dei gas e delle nubi di polvere.
La nebulosa Zampa di Gatto, che deve il proprio nome alle forme rossastre delle sue polveri, si estende per ben 50 anni luce. Conosciuta dagli astronomi per essere una delle piu' attive culle di stelle di grandi dimensioni nella nostra galassia.

mercoledì 21 aprile 2010

Attera Discovery

Lo Shuttle Discovery è atterrato in Florida dopo 15 giorni nello spazio. Il rientro è stato posticipato di un giorno causa maltempo.
L'equipaggio ha concluso con grande successo la missione rifornendo la Stazione Spaziale Internazionale di 8t di rifornimenti grazie al modulo italiano Leonardo.
Inoltre questa missione verrà ricordata per la presente nell'equipaggio di ben quattro donne: tre sulla navicella e una sulla Iss.
Il conto alla rovescia per il pensionamento degli Shuttle conta ormai solo altri tre viaggi.

lunedì 19 aprile 2010

Energia Oscura

Gli scienziati hanno recentemente dimostrano che nello spazio il 90% delle galassie non è visibile, perchè vengono distorte dall'energia oscura.
L'esistenza del fenomeno venne scoperta nel 1998. Secondo gli astronomi infatti ben il 74% dell'Universo è composta da energia oscura; si aggiunge poi il 22% di materia oscura. Il rimanente 4% è costituito dalla materia visibile.
Il termine energia oscura è stato coniato dal cosmologo Michael Turner, ma la sua esistenza teorica era già stata ipotizzata da Einstein, sostenendo la «costante cosmologica». Quando Edwin Hubble nel 1929 scoprì la fuga delle galassie, cioè l’espansione dell’universo, Einstein definì la sua costante come «il mio più grande errore». Invece avevano ragione sia Hubble che Einstein: l’accelerazione esiste e proprio il telescopio che porta il nome di Hubble ora lo conferma.
La conferma dell'esistenza dell'energia oscura arriva dunque dal telescopio spaziale Hubble con l’operazione Cosmos (Cosmological Evolution Survey). Si tratta di un’imponente osservazione effettuata da Hubble durata mille ore e che ha avuto come obiettivi 446 mila isole stellari.
Gli studi hanno portato a concluedere che l’energia oscura influisca su due aspetti. Quando è presente infatti provoca una crescita più lenta dei gruppi di galassie, inoltre cambia il modo nel quale l’universo si espande distorcendo più vistosamente le galassie più lontane
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