lunedì 25 gennaio 2010

Marte tra 1000 anni


Il pianeta Marte stupisce ancora. Secondo la Nasa il pianeta rosso un giorno potrebbe accogliere la vita, non prima che si verifichi un effetto serra tale da surriscaldare l'atmosfera. Così facendo tra circa mille anni Marte potrebbe essere ricoperto di vegetazione. Il calore infatti porterebbe allo scioglimento dell'anidride carbonica raccolta ai poli e sul suolo del pianeta.
La possibilità di innescare volontariamente questo fenomeno, grazie a degli enormi specchi orbitanti attorno al pianeta o producendo gas serra, stuzzica gli scienziati. Arrivati infatti ad un livello di CO2 adeguato, il passo seguente sarebbe l'innalzamento della temperatura per favorire la formazione delle piogge, che porterebbero acqua sulla superficie marziana.
Successivemente si inizierebbe la colonizzazione attraverso batteri ed alghe, gli stessi che hanno portato all'evoluzione della vita sulla Terra.
Una volta che l'ambiente si sia avvicinato a quello terrestre si può ipotizzare che una spedizione umana abiti il pianeta Marte. Sarà comunque indispensabile l'utilizzo di respiratori,in quanto la componente di ossigeno nell'aria crescerebbe molto lentamente.

domenica 24 gennaio 2010

Grande Nebulosa di Orione


M42, meglio conosciuta come la Grande Nebulosa di Orione, è sicuramente la più spettacolare tra le nebulose. Si trova nello stesso braccio spirale della nostra Galassia, dove è collocato anche il nostro Sistema Solare.
Prende il nome da Orione, la Costellazione dove è individuabile, ed è situata all'altezza delle tre stelle che compongono la famosa "cintura". Dista da noi circa 1200/1300 anni-luce e si estende per ben 24 anni-luce.
La nebulosa è stata classificata solo nel 1610 dall'avvocato francese Nicolas-Claude Fabri de Peiresc agli inizi del 1600. Sicuramente però, date le sue dimensioni e la luminosità, era sicuramente conosciuta anche dagli antichi. Tolomeo, infatti, la nomina come una stella della spada di Orione.
M42 è da sempre al centro degli studi degli scienziati. Nelle immagini tratte dal telescopio Hubble sono state individuate infatti regioni dove appaiono dischi di polveri e gas che circondano la stella centrale, forse primo stadio della formazione di un sistema planetario; altre regioni invece contengono solo dischi protoplanetari più allungati e distanti dalla stella ospite, ma affascinanti per la presenza di nane brune e intensi movimenti di gas e polveri.
La Nebulosa di Orione contiene inoltre al suo interno un ammasso aperto molto giovane, noto come Trapezio.

sabato 23 gennaio 2010

Nebulosa Carena


La Nebulosa della Carena, catalogata come NGC 3372 da Lacaille nel 1751, si trova in una delle zone più brillanti della nostra Via Lattea, quella meridionale. La sua luminosità è data dalla presenza di stelle dalla grande massa e di nebulose variabili, come la nebulosa Keyhole, che ospita una tra le stelle più massive conosciute, la variabile Carinae. L'intera nebulosa Carena si estende per 260 anni-luce e dista circa 7500 anni-luce. E' caratterizzata da un elevato grado evolutivo, al suo interno si svolgono molti fenomeni di formazione stellare.
È amata dagli astrofili perchè perfettamente visibile ad occhio nudo, anche se è osservabile solo nell' emisfero australe e nelle zone tropicali boreali.

venerdì 22 gennaio 2010

Sole bombardato da un'altra cometa


Si è verificato un nuovo impatto sulla superficie del Sole. Una seconda cometa infatti ha colpito la nostra stella.
Le immagini di entrambe le comete sono state scattate grazie al satellite Soho (Solar and heliospheric obervatory) che utilizza il coronografo Lasco (Large Angle Spectrometric Coronagraph), in grado di bloccare la luce originata dal Sole e ottenere immagini come se si stesse verificando un'eclissi artificiale. Nelle immagini il Sole infatti appare come un dischetto bianco.

mercoledì 20 gennaio 2010

Il telescopio Hubble ha reso possibile l'osservazione dell'Universo come appariva 13 miliardi di anni fa. Secondo queste nuove osservazioni il nostro Sole sarebbe nato 9 miliardi di anni più tardi.
Le immagini giunte dal telescopio rappresentano la situazione esistente in un periodo individuabile tra i 600 e gli 800 milioni di anno dopo il Big Bang, l’evento con cui la comunità scientifica identifica la nascita dell’Universo.
L'astronomo Garth Illingworth della University of California ha presentate lo studio dichiarando che si tratta della raccolta più completa di immagini mai realizzata dall'uomo dell' Universo Primordiale. E' stato infatti possibile osservare le galassie al loro stadio iniziale, molto piccole ma con già al loro interno i componenti delle grandi galassie di oggi.

martedì 19 gennaio 2010

Scoperta Supernova: SN 2007bi

Il gruppo internazionale Nearby Supernova Factory (SNFactory) ha reso pubblica la notizia della scoperta della Supernova SN 2007bi, individuata agli inizi del 2007.
Si tratta di una stella super massiva, le cui origini sono ricondotte ai primordi dell'Universo. E' collocata in una galassia nana vicina ed è stata osservata grazie alla particolarità del suo spettro, composto da pochi elementi (tipico delle stelle primordiali), e alla sua brillantezza.
La Supernova SN 2007bi è stata originata da una stella gigante, con massa circa 200 volte superiore a quella del nostro Sole. Dopo la sua esplosione invece di dare origine ad un buco-nero, il suo nucleo è esploso formando la supernova.
Il gruppo SNfactory, che osserva generalmente le supernovae di tipo 1A, chiamate "candele standard", utili per monitorare lo studio dell'espansione cosmica, ha individuato questa volta una supernova appartente alla classe 1C, la sua luminosità è 10 volte maggiore.
Il collasso nucleare di questa supernova è stata caratterizzata da una potenza molto elevata. Il nucleo della stella arrivato al punto di fusione dell'ossigeno ha raggiunto alte temperature. A questo punto, il nucleo ha iniziato a collassare e a produrre una grande quantità di nickel radioattivo, il cui successivo decadimento ha portato al brillamento del il gas rendendo visibile la supernova per lungo tempo.

lunedì 18 gennaio 2010

Satellite Herschel

L'ESA ha comunicato ufficialmente la riparazione del satellite Herschel, che aveva avuto un guasto allo spettrografo "HiFi", forse a causa delle radiazioni cosmiche.
L'operazione è stata compiuta dai tecnici dello SRON (Istituto Olandese Ricerche Spaziali), che gestiscono l'apparato denominato Strumento Eterodino per l'Ifrarosso Estremo (in inglese detto HiFi).
Il telescopio Herschel è il fiore all'occhiello dell'agenzia spaziale europea. Si tratta infatti del più grande telescopio del suo genere. In orbita dal 14 maggio 2009 garantisce una grande fedeltà delle osservazioni grazie alla grande risoluzione. E' dotato, infatti, di uno specchio di 4,5 m di diametro, composto da materiale ceramico, più resistente ma allo stesso tempo più leggero del vetro tradizionale. Per gli scienziati dell'ESA Herschel ha tutte le carte in regola per superare addirittura il prestigioso telescopio spaziale della Nasa - Hubble.
Al centro degli studi europei il mondo infrarosso per individuare formazioni stellari e galattiche. Si tratta quindi di individuare le comete e le nubi cosmiche, ossia i corpi più freddi che si trovano nei punti più distanti dell'Universo. Le osservazioni sono possibili grazie al mantenimento di alcuni circuiti del satellite a qualche frazione di grado sopra lo zero assoluto.

sabato 16 gennaio 2010

Asteroide di 15m sfiora la Terra


La Nasa ha annunciato che si trattatava di un vero asteroide e non di un corpo artificiale, come inizialmente ipotizzata. Le prime analisi avevano portato a supporre che si trattasse dello stadio spento di un razzo.
Il bolide che ha sfiorato il nostro pianeta il 13 gennaio alle ore 12.46 di Greenwich aveva le dimensioni di circa 15 metri. Classificato come "2010 AL30", si aggiunge all'elenco degli asteroidi che possono entrare in rotta di collisione con la Terra. E' arrivato a transitare ad appena 130.000 Km, ben più vicino della nostra Luna, che dista 384.000 Km.
Si deve la sua scoperta al Linear Survey dei Lincoln Laboratories del MIT, che fin dalle prime analisi aveva portato all'esclusione di un impatto.
Gli studi invece di questo fenomeno hanno avuto degli sviluppi, sotto ai 25 m infatti non si corrono seri rischi. Inoltre sono stati catalogati circa un milione di asteroide del diametro di 10/15 m potenzialmente interessanti per la loro orbita, ma anche se cadessero nella nostra atmosfera creerebbero pochissimi danni.

venerdì 15 gennaio 2010

Shuttle Endeavour

Potrebbe essere rimandato il lancio dello Space Shuttle Endeavour, che era programmato per il prossimo 7 febbraio alle ore 4.39, a causa di un guasto al sistema di raffreddamento.
Si sono verificate infatti delle esplosioni durante i test ai tubi contenenti il liquido refrigerante all’ammoniaca, anche se sottoposti ad una pressione maggiore di quella a cui il meccanismo verrà sottoposto durante il volo.
I tecnici del Kennedy Space Center a Cape Canaveral stanno valutando il problema, per non mettere a rischio l'equipaggio composto da 6 astronauti, con al comando George Zamka.
Lo Shuttle porterà alla SIS (Stazione Spaziale Internazionale) il modulo di osservazione Cupola e l'atteso modulo Tranquillity, indispensabile per i sistemi di supporto vitale, come il riciclo dell’acqua e la generazione di ossigeno sfruttando pannelli solari.
Questa sarà l'ultima missione prima del pensionamento degli Space Shuttle, che verranno sostituiti da nuovi mezzi di trasporto.

giovedì 14 gennaio 2010

Eclisse Solare Anulare


Venerdì 15 gennaio 2010 è atteso dagli astrofili come l'evento più importante degli ultimi secoli. Avverrà infatti l'eclissi anulare di sole più lungo del millennio.
L'evento è molto atteso per la sua rarità. Il prossimo appuntamento infatti sarà non prima del 23 dicembre 3043.
A differenza dell'eclisse totale, in cui il nostro satellite oscura completamente il Sole, venerdì la Luna, trovandosi quasi all’apogeo (distanza maggiore dalla Terra), apparità un po’ più piccola del Sole, che apparirà quindi come un anello di fuoco che delimita un cerchio scuro.
Inoltre quest'eclissi sarà ricordato per la sua durata, il nostro satellite infatti seguirà per un tratto la stessa apparente traiettoria del Sole.
Questo straordinario appuntamento però non sarà per tutti gli abitanti della Terra. In Italia sarà visibile solo nel centro-sud durante le prime ore del giorno (tempo permettendo).
Più fortunati saranno invece i cittadini delle Isole Maldive, che assisteranno per più di 10 minuti all'evento. La durata totale dell'eclisse è stata misurata in 3 ore e 45 minuti e seguirà un tracciato di circa 12.900 Km.

mercoledì 13 gennaio 2010

Titano: Terra primitiva


I ricercatori della NASA, analizzando le immagini della sonda Cassini che ci giungono da oltre un miliardo di chilometri di distanza, sono rimasti sempre più affascinati da Titano, la luna di Saturno. E' stato addirittura paragonato al nostro pianeta nel suo periodo di formazione.
Sono state riscontrate, infatti, le stesse condizioni climatiche e geologiche, nonostante la temperatura media di Titano sia di ben 100°C inferiore rispetto al nostro Antartide e che l'attività vulcanica si manifesta con esplulsione di acqua ghiacciata e ammoniaca anzichè magma.
La speranza degli studiosi è quella di trovare anche le stesse condizioni chimiche prebiotiche, come quelle che si trovavano sul nostro pianeta ai primordi.
Titano è inoltre l'unica luna del nostro sistema solare che possiede un'atmosfera, per questo presenta pochi crateri d'impatto e bacini allo stato liquido sulla superficie. Numerosi di questi bacini si trovano nelle latitudini nord e sono costituiti da idrocarburi allo stato liquido, come il metano e l'etano. Su Titano infatti il metano risulta essere come l'acqua sulla Terra, ed esiste nei tre stati: gassoso, liquido e solido.
Un'altra importante scoperta è relativa all'emissione infrarossa nella regione Hetei Regio, segnale evidente di presenza di ammoniaca, residuo di attività vulcanicana sotterranea. Anche questa caratteristica rende Titano sempre più simile all'ambiente terrestre alla prima comparsa di forme di vita.

lunedì 11 gennaio 2010

Anniversario di Spirit


La Nasa ha festeggiato il sesto compleanno di Spirit. Il rover marziano ha sorpreso tutti, dato che la durata della missione doveva essere di appena tre settimane.
Spirit, veicolo altro un metro e mezzo, lungo 1,6 metri e largo 2,3, grazie ai suoi pannelli solari ha prolungato la sua missione oltre ogni aspettativa. Seguito dal suo gemello Opportunity.
Il suo appellativo “scientifico” è Mer-A (Mars Exploration Rover – A) e grazie agli strumenti di bordo è riuscito ad analizzare rocce e minerali, ad effettuare misurazioni, cercando tracce presenti o passate di acqua essenziali per forme di vita.
Spettacolari poi sono le immagini a colori che Spirit ha inviato alla Terra. La più famosa quella in cui, per un gioco di ombre e contrasti, sembrava si potesse vedere la sagoma di una creatura aliena.
Ad ostacolare l'impresa di Spirit però le tempeste di sabbia. Quella che viene chiamata "polvere del diavolo" infatti rischia ogni giorno di otturare gli strumenti. Ma inaspettatamente nella notte del 9 marzo 2005, l’efficienza dei pannelli solari del rover è passata dal 60% originario a oltre il 93%. La tempesta che imperversava sul pianeta, invece di ostacolare il progetto, aveva ripulito i pannelli solari.
Grazie a questo evento il 4 gennaio 2007, i due rover gemmelli, Spirit e Opportunity, ricevettero da Terra un aggiornamento dei software di bordo.
Nonostante la clemenza del vento marziano, altri problemi rischiano di frenare le aspettative degli studiosi. La polvere sottile, infatti, presente sulla superficie, ostacolava il percorso delle ruote, che insabbiate hanno bloccato il robottino.
A meno di una nuova tempesta che ripulisca nuovamente i pannelli e liberi le ruote di Spirit, la missione avrà fine il 10 giugno di quest’anno.

domenica 10 gennaio 2010

Marte: scoperti enormi laghi


Recenti studi hanno portato gli scienziati dell'Imperial College London e del University College London nel Regno Unito alla pubblicazione della scoperta che sul quarto pianeta del sistema solare, Marte, nell'epoca Esperiana erano presenti enormi laghi. Quest'era geologica (la seconda di tre) era caratterizzata da flussi lavici che rendevano il pianeta umido e caldo. Da questo l'inizio della deduzione della probabile esistenza di specchi d'acqua di grande estensione, circa 20 Km.
La scoperta inglese è frutto dello studio dei dati inviati dal Mars Reconnaisance Orbiter. Le immagini rivelano piccoli e intricati canali, segno evidente di acqua corrente, che collegano le "depressioni piatte" situate per lo più sulla Ares Vallis. Si tratta di un valle di ben 2.000 km, collocata lungo l'equatore, dove secondo gli studiosi l'acqua abbondava oltre 2 miliardi di anni fa.
Questa nuova ipotesi collide con le precedenti, secondo le quali le depressioni erano dovute alla sublimazione del ghiaccio, processo per cui il ghiaccio passa dallo stato solido a quello gassoso, senza passare per lo stato liquido.
L'epoca Esperiana ha dunque sorpreso tutti.
I ricercatori ipotizzano inoltre che gli spostamenti dell'orbita planetaria marziana, la maggiore attività vulcanica o anche gli impatti meteoritici siano i probabili fautori dell'ambiente più caldo di Marte. La conseguente formazione di gas sul pianeta rosso portò all'ispessimento dell'atmosfera che, imprigionando la luce solare, permise il surriscaldamento dell'ambiente e a trattenere l'acqua.
Le nuove conoscienze su Marte riportano l'interesse ad indagare sulla possibilite presenza di vita sul pianeta. I letti dei laghi infatti potrebbero aver catturato la presenza di vita microbica.

venerdì 8 gennaio 2010

5 Pianeti scoperti dal Telescopio Keplero


Il Telescopio Keplero ha scoperto 5 pianeti extrasolari, denominati Kepler 4b, 5b, 6b, 7b e 8b.
La scoperta è stata annunciata alla conferenza della Società Americana di Astronomia tenutasi a Washington.
Questi pianeti ruotano attorno a stelle molto più grandi e più calde del nostro Sole, possiedono una massa come quella di Giove e Nettuno e una tempertura che varia tra i 1200 e i 1600 °C, come quella della lava. Per queste caratteristiche vengono chiamati ''Giove caldi'', dei veri e propri pianeti incandescenti.
La scoperta è di tutto rispetto, ma la missione di Keplero continua ad essere la ricerca di pianeti simili alla Terra, che ruotino attorno alla propria stella ad una distanza tale per cui la temperatura permetta la presenza di acqua allo stato liquido, requisito essenziale per la vita.

giovedì 7 gennaio 2010

Cometa contro Sole

L'astrofilo australiano Alan Watson, grazie alle immagini dell'osservatorio solare SOHO (Solar Heliospheric Observatory), ha scoperto lo spettacolare "scontro" tra una piccola cometa ed il nostro Sole.
La cometa è annoverata tra le "sungrazer", scoperte dall'astronomo tedesco Kreutz nel XIX secolo. Si tratta di comete che transitano così vicine al sole da finire disintegrate, a causa dell'evaporazione o dello scontro con il sole stesso.
Secondo gli scienziati le "sungrazer" risulterebbero essere i resti di una cometa gigante che si sarebbe frammentata oltre 2000 anni fa. Solo i frammenti più grandi però riescono ad essere immortalati, come quello osservato in questi giorni.

mercoledì 6 gennaio 2010

Una Caverna sulla Luna


La notizia arriva dal team guidato da Junichi Haruyama dell'Agenzia Spaziale Giapponese JAXA. Grazie alla sonda Kaguya, lanciata il 14 settembre 2007 durante la missione Selene, è stata individuata una cavità sulla superficie lunare, definita dagli scienziati come una caverna ideale per i primi insediamenti umani. Si tratta di una voragine larga 65 metri e profonda 88, localizzata nella regione vulcanica di Marius Hills.
Nell'ipotesi di cotruire una struttura idonea ad una base stabile sulla Luna, infatti, questa caverna rappresenterebbe un rifugio sicuro, al riparo dagli sbalzi di temperatura, dalle radiazioni solari e dalla caduta di meteoriti. Risulterebbe anche una protezione anche da possibili eruzioni di lava. Questo condotto, a differenza degli altri individuati in passato, risulta essere completamente inattivo.

sabato 2 gennaio 2010

Satellite Planck: caccia ai primordi


Il satellite Planck ha accettato la sfida di dare la caccia alla prima luce dell'Universo.
Gli strumenti del satellite Esa permetterano infatti lo studio della radiazione cosmica di fondo.
Tra i progettisti del satellite spicca il docente di astrofisica dell'Università milanese, Marco Bersanelli, che definisce importantissima la missione di Planck. Si tratta infatti del primo progetto europeo per lo studio dell’energia rilasciata nello Spazio primordiale circa 14 miliardi di anni fa. Si pone inoltre l'obiettivo di svelare il destino dell’Universo e la natura della materia e dell'energia oscura.
In orbita dal 14 maggio scorso, la sonda ha già trasmesso immagini con una risoluzione inedita, addirittura maggiore rispetto alle sonde Nasa.
Dopo le osservazioni nel 1992 delle irregolarità nell’intensità del fondo cosmico, da parte del satellite Cobe della Nasa, gli studiosi hanno osservato che l'Universo primordiale aveva già al suo interno i semi delle galassie, degli ammassi e di tutte le strutture che osserviamo oggi. Il progetto Esa ha proprio lo scopo di studiare questa irregolarità, e sarà possibile appunto grazie a Planck, molto più potente e sofisticato sia di Cobe che di Wmap (satelliti Nasa).
Sono infatti installati su Planck strumenti capaci di scrutare ampi intervalli di lunghezze d'onda, sfruttando inoltre tecnologie all'avanguardia come il piano focale raffreddato a temperature vicinissime allo zero assoluto.
Le teorie attuali sulla formazione dell'Universo si basano su una visione dell'Universo primordiale uniforme e incandescente, dove la materia oscura iniziava ad aggregarsi e a richiamare, per forza di gravità, il fluido di barioni e fotoni, cioè la materia prima da cui è composta ogni cosa. Questo provocò oscillazioni di masse enormi di materiale in forma di onde acustiche a diverse scale. Le irregolarità di queste onde sono proprio i suoni primordiali alla base degli studi di Planck.