mercoledì 30 dicembre 2009

Eclissi Lunare per l'Ultimo dell'Anno 2009


Quest'anno si chiuderà davvero in bellezza per l'Anno Internazionale dell'Astronomia grazie all'Eclisse di Luna.
Il nostro satelitte infatti transiterà nel cono d'ombra creato dall'allineamento tra Sole e Terra. L'eclisse si verifica dunque solo durante i pleniluni con l'oscuramento dell'intero satellite. Non per questo ogni mese (il moto di rivoluzione lunare è pari a 29 giorni) si assisterà a tale spettacolo, devono infatti essere presenti condizioni geometriche particolari.
L'Eclissi attesa per l'Ultimo dell'Anno sarà però solo parziale, avrà infatti una magnitudine ombra dello 0,076 e una magnitudine penombra di 1,056.
Il culmine della parzialità si osserverà alle ore 20.23 locali. Anche se non assumerà il tipico colore rosso delle eclissi totali, si potrà vedere alta nel cielo la parte meridionale oscurata. Il resto della Luna mostrerà una luce particolare data dalla penombra.
Tutti gli appassionati attenderanno con ansia l'evento, dato che la prossima eclisse di Luna avverrà solo il 21 dicembre del 2010. Le loro aspettative però potrebbero essere deluse dalle previsioni meteo. Non resta che tenere le dita incrociate e guardare il cielo prima di iniziare i festeggiamenti.

domenica 27 dicembre 2009

Lampo gamma "corto"

Il satellite Nasa Swift, al quale l'Italia partecipa attivamente, ha registrato il lampo più potente di raggi gamma osservato finora. Si è trattato di un lampo gamma molto breve, di appena 0,3 secondi, per questo definito di tipo "corto". Il satellite è riuscito comunque a localizzare la provenienza precisa.
E' stato classificato come GRB090426 ed ha avuto origine dallo scontro di due oggetti molto compatti, come due stelle di neutroni oppure di una stella di neutroni e un buco nero.
Lo studio dei dati registrati ha dimostrato che il fenomeno e' stato generato da una sorgente che si trova a circa 11 miliardi di anni luce dalla Terra.

sabato 26 dicembre 2009

L'Elisir di giovinezza delle stelle


L'Università di Bologna ha condotto uno studio su alcune stelle giovani, che hanno suscitato l'interesse degli astronomi per la loro localizzazione in regioni della Via Lattea popolate solo da stelle molto anziane. Sembra infatti che alcune di queste stelle anziane siano ringiovanite e siano diventate "vagabonde blu".
La giovinezza di una stella è data dal periodo in cui ha sufficiente idrogeno per mantenere temperatura e luminosità costanti. Se alle stelle vengono procurate nuove riserve di idrogeno, esse "ringiovaniscono" .
Il segreto di questo elisir di giovinezza si può spiegare con due ipotesi. La prima secondo la quale due stelle anziane possono entrare in collisione e fondersi tra loro. La seconda per cui le stelle possono ringiovanire per una forma di cannibalismo: una delle due assorbe l'altra fino ad inglobarla completamente. In entrambi i casi il risultato è una nuova stella dimensioni maggiori e dall'aspetto decisamente più giovane data la nuova energia assunta.
A dimostrazione di queste ipotesi sono state scattate alcuni immagini ad alta risoluzione grazie al telescopio Hubble. La zona osservata si trova al centro di Messier 30 (M30), un'ammasso globulare (sistema stellare di forma sferica) che si trova a circa 28.000 anni luce dalla Terra.
M30 si trova infatti nella periferia della Via Lattea ed è formato da circa 600.000 stelle di età vicina ai 13 miliardi di anni.
Lo studio di queste foto ha portato ad individuare due tipi di vagabonde blu: le stelle più calde e meno luminose nate da collisioni e le stelle più fredde e brillanti originate da trasferimenti di materia. La loro formazione è stimata circa due miliardi di anni fa, quando cioè nel nucleo dell'ammasso globulare si è verificato un forte aumento della densità del nucleo.

giovedì 24 dicembre 2009

Allen Telescope Array (ATA)

Ad Hat Creek, in California, si sta costruendo uno dei siti più imponenti di radioascolto.
Saranno completati infatti ben 350 antenne, con un diametro di circa 6 metri ciascuna, che avranno lo scopo di studiare fenomeni naturali e non nell'Universo.
Il sito si chiamerà Allen Telescope Array (ATA), dal suo finanziatore Paul Allen, ed utilizzerà il metodo dell'interferometria, grazie al quale i radioastronomi saranno in grado di simulare un gigantesco radiotelescopio che permetterà di ascoltare ampie regioni dello spazio.
ATA permetterà di studiare fenomeni come il cannibalismo tra buchi-neri o il fenomeno delle galassie scure, cioè prive di stelle.
Uno dei vantaggi principali di questa struttura sarà la possibilità di mappare l'intero cielo in un giorno e ripetere le osservazioni il giorno successivo.
Inoltre questo sito verrà utilizzato per registrare eventuali segnali radio intelligenti di origine extraterrestre. Questo tipo di ricerca ha sempre appassionato sia i professionisti che gli astrofili.
Il Programma Seti, che se ne occupava, riuscì a proseguire, dopo la cancellazione nel 1993 dal congresso americano, solo grazie ai finanziamenti della Silicon Valley con il Progetto Phoenix.
Quest'ultimo si è però concluso nel 2004 ed ha esplorato circa 750 stelle, contro i circa 200 miliardi di corpi stimati nell'Universo.
Spetterà proprio ad ATA proseguire il compito. Sarà in grado infatti di ricevere segnali da stelle distanti 500 anni-luce. E chissà, forse saremo in grado di individuare qualche civiltà intelligente.

mercoledì 23 dicembre 2009

Titano: scoperto lago di metano


La NASA ha annunciato che la sonda Cassini, progettata in collaborazione con l'ESA (Agenzia Spaziale Europea) e l'ASI (Agenzia Spaziale Italiana), ha mostrato delle nuove immagini dell'emisfero settentrionale del satellite più grande di Saturno.
Titano infatti con i suoi oltre 5000 Km di diametro rappresenta la seconda luna più grande del nostro sistema solare.
Lo studio di queste foto, scattate dopo il lungo inverno, ed in particolare dei riflessi provocati dai raggi solari, ha portato alla scoperta di un enorme lago, chiamato "Kraken Mare".
Possiede una superficie di ben 400.000 Km. Inoltre non si tratta di un lago composto da acqua, bensì da metano. Le condizioni ambientali di Titano infatti rendono liquidi gli idrocarburi.
La scoperta si aggiunge però a quella già avvenuta un anno fa. La stessa Nasa aveva osservato un altro lago di metano liquido nell’emisfero sud del satellite.

lunedì 21 dicembre 2009

Spitzer osserva la stella 61 Virginis

Gli studi sui pianeti simili al nostro, e forse abitabili, nell'Universo ha dato nuovi risultati. Sembra infatti che pianeti di massa piccola che ruotano attorno a stelle vicine siano molto più diffusi del previsto.
Sono stati scoperti ben sei pianeti di piccola massa che orbitano intorno a stelle analoge al nostro Sole. Gli studi del team guidato da Steven Vogt e da Paul Butler hanno portato a catalogare ad esempio due “super-Terre” dotate di massa pari a 5 e 7,5 volte quelle delle Terra.
Le osservazioni sono state fatte grazie ai dati raccolti dal Keck Observatory (isole Hawaii) e dall'Anglo-Australian Telescope (AAT), in Australia.
A destare l'attenzione degli studiosi la i pianeti che ruotano attorno alla stella brillante 61 Virginis, che dista appena 28 anni luce ed è visibile ad occhio nudo nella costellazione della Vergine. Questa stella ha la particolarità di avere età, massa e altre caratteristiche simili al Sole.
Inoltre gli studi fatti grazie all'utilizzo dello Spitzer Space Telescope della NASA, hanno portato a scoprire che 61 Vir possiede uno spesso anello di polveri, avente la distanza doppia rispetto a quella che separa il nostro Plutone dal Sole. Queste polveri portano a supporre delle collisioni di corpi simili a comete, nelle zone esterne e più fredde del sistema.
E' stato inoltre osservato un altro nuovo sistema, composto da pianeti di circa 7,5 masse solari che orbitano intorno a HD 1461, un perfetto gemello del Sole. Quest'ultimo possiede una massa la cui misura spazia tra quelle della Terra e di Urano, ed è localizzato a 76 anni luce da noi.

domenica 20 dicembre 2009

Nove stelle nell'Orsa Maggiore


La notizia arriva dagli scienziati Usa: le stelle dell'Orsa Maggiore in tutto sono nove.
Alle sue sette stelle era già stata aggiunta Alcor, una piccola stella vicina a Mizar, la mediana del timone del Grande Carro, ma che non è visibile ad occhio nudo.
Il team di Progetto 1604 - un gruppo di scienziati della Nasa e di alcune delle università più prestigiose americane - ha portato a scoprire una piccola nana rossa che orbita vicino ad Alcor e che si trova a circa 80 anni luce dalla Terra. E' stata nominata come Alcor B e possiede una massa un quarto di quella del nostro Sole.
La scoperta è stata possibile grazie ad una nuova tecnica, che permette di individuare oggetti in orbita accanto a una stella vicina.
Registrando le posizioni di Alcor A e Alcor B in diversi momenti dell'anno è stato possibile dimostrare che le due stelle sono compagne che si muovono in uno schema diverso delle altre stelle del Carro.
Questo metodo di osservazione rende omaggio ai grandi astronomi del passato, come Galileo e Copernico. Galileo sosteneva infatti che, se secondo la teoria di Copernico la Terra orbita attorno al Sole, avrebbe potuto dimostrarlo osservando il movimento in parallasse delle stelle più vicine. Il movimento in parallasse si riferisce al modo con cui le stelle sembrano muoversi nell'arco di un anno, dato che a causa del moto di rotazione perché dalla Terra osserviamo le stelle da punti di vista lievemente diversi man mano che il nostro pianeta compie il suo moto di rivoluzione attorno al Sole.

sabato 19 dicembre 2009

SuperTerra: GJ 1214b


Da tempo ormai l'interesse degli astronomi si è spostato dal nostro Sistema Solare ai pianeta ExtraSolari.
A circa 40 anni luce dal nostro pianeta infatti è stata scoperta una «SuperTerra». Si tratta di un pianeta di 10 masse più grande rispetto alla Terra, ma nello stesso tempo più piccolo rispetto ai grandi giganti finora individuati nel cosmo. Lo caratterizza la presenza di una debole atmosfera spessa 200 km e la ricchezza di ghiaccio.
Il nuovo pianeta è stato scoperto dal team capeggiato da David Charbonneau (Università di Harvard) grazie ad un telescopio amatoriale. Il pianeta è stato chiamato GJ 1214b ed impiega appena 38 ore per compiere il suo moto di rivoluzione attorno alla sua stella. Quest'ultima dista da lui circa 2 milioni di Km ed è classificata come nana rossa. Nonostante questa distanza la temperatura superficiale è di circa 200°C, quindi inospitale per la vita.
La scoperta di questo pianeta è interessante in quanto si tratta di uno dei pochi pianeti extrasolari scoperti con la tecnica dei transiti.
Il precedente più noto è Corot-7b, che possiede una massa simile a GJ 1214b, ma di composizione diversa. Mentre Corot-7b ha un cuore roccioso e potrebbe avere la superficie ricoperta di lava, gli studiosi ritengono che la maggior parte di GJ 1214b sia composto di ghiaccio allo stato cristallino ed il resto da silicio e ferro.

venerdì 18 dicembre 2009

Esagono nel Polo Nord di Saturno

Già due anni fa, la sonda Cassini-Huygens identificò una strana “struttura atmosferica esagonale” in corrispondenza del polo nord di Saturno. Ancora prima fu la navetta Voyager negli anni '80 a rilevarlo. Il fenomeno ad oggi è ancora inspiegato.
Gli studiosi sperano di riuscire a far luce su tale evento grazie alle 55 immagini scattate in rapida successione dalla Cassini. Le foto sono state effettuate durante l'atteso ritorno della primavera sul sesto pianeta del sistema solare, dopo ben 15 anni di inverno.
Il perdurare di questo esagono, le cui dimensioni superano di due volte la Terra, lascia molte perplessità, se si considera che sul nostro pianeta i fenomeni atmosferici hanno una durata massima di poche settimane.
Per gli esperti della NASA si tratta di un vero e proprio enigma, dato che nel cosmo prevalgono le forme sferiche ed a spirale, non certo quelle esagoni. Inoltre la densa atmosfera di Saturno con moti a conformazione circolare rende ancora più inaspettata la presenza di una figura geometrica esagonale.

giovedì 17 dicembre 2009

In dubbio la teoria del Big Bang

La cosmologia moderna si basa sulla teoria del Big Bang e sull'espansione dell'Universo da tale esplosione. Quello che era prima rimane ancora un mistero.
L'Universo secondo tale teoria sembra dunque andare in una determinata direzione, dal passato al futuro, seguento quella che è conosciuta come la "freccia del tempo" e che si basa sulla seconda legge della termodinamica. Quest'ultima sostiene che i sistemi chiusi, invariabilmente, passano da uno stato di ordine a uno di disordine al trascorrere del tempo.
Lo studioso Sean Carrol ha messo in discussione la teoria del Big Bang, introducendo nuove ipotesi basate sull'esistenza del tempo anche prima dell'esplosione iniziale.
La teoria più accreditata ha iniziato a vacillare con la consapevolezza che oltre il 90% del cosmo ci è sconosciuto. Sono stati infatti scoperte da poco sia la materia oscura che l'energia oscura, che prendono il nome proprio dalla loro natura misteriosa.
I dubbi sottolineati da Carrol, si basano sulle osservazioni del satellite WMAP (Wilkinson Microwave Anisotropy Probe), che hanno mappato la radiazione cosmica di fondo, ossia l'eco della grande esplosione iniziale. L'Universo primordiale appare molto caldo, denso e con stati di bassa entropia. Quest'ultima rimane inspiegata.
Un'ipotesi, spiega Carroll, potrebbe essere l'esistenza del Multiverso, cioè della coesistenza di tanti "piccoli" universi. Maggiore è il numero infatti di questi mondi a bassa entropia, più grande è l'entropia totale, data dalla somma di quelle prodotte dai vari universi.
A sostegno del Multiverso arrivano proprio gli stessi risultati delle analisi fatte da WMAP. Il nostro Universo sembra essere dotato infatti di una sorta di "impronta digitale" lasciata dalla formazione di fluttuazioni quantistiche nella radiazione cosmica di fondo. Inoltre tali fluttuazioni sembrano avere una intensità più forte in una parte del cielo che in un'altra. Proprio questo potrebbe essere la testimonianza della produzione di nuovi universi.

martedì 15 dicembre 2009

Geminidi: Santa Lucia regala stelle cadenti


Le aspettative degli appassionati, che tra la notte del 13 e quella del 14 dicembre speravano di osservare la corrente meteorica chiamata Geminidi, sono state disattese causa maltempo.
Fortunatamente fino al 19 del mese sarà possibile assistere al fenomeno, anche se con un intensità sempre minore.
Lo sciame delle Geminidi, che prende il nome dalla costellazione dei Gemelli da cui sembrano arrivare le meteore nel cielo, è di natura del tutto particolare. A differenza degli altri, infatti, non ha origine dai detriti sparsi da comete nel loro passaggio al perelio, bensì sono legate all'asteroide 3200 Phaeton, che prosegue la sua orbita dopo aver esaurito la sua acqua ed essere rimasto senza coda (si tratta infatti di un ex-cometa).
Altre caratteristice sono la brillantezza, la scia giallastra e la scarsa velocità che le rende facilmente individuabili. A favore degli osservatori anche la fase calante della Luna, ormai quasi giunta al novilunio.

In arrivo l'asteroide VK 184

La minaccia degli asteroide tiene da sempre tutti con il fiato sospeso.
Recentemente è stato l'asteroide Apophis ad essere al centro dell'attenzione. Con i suoi 350 metri era il principale candidato per l'estinzione della vita.
Gli scienziati della NASA però tranquillizzano: non si tratta di una minaccia per il nostro pianeta. Aphofis è stato declassato in base alla classificazione degli asteroidi, che si basa sul rischio di impatto e sul duplice indice della Scala Palermo e la Scala Torino. Quest'ultima scala prevede undici livelli di rischio, partendo da zero (rischio nullo) fino ad arrivare a dieci (collisione sicura). Secondo la Scala Torino l'asteroide viene ora considerato con rischio tra 0 e 1. Le probabilità di collisione sono infatti scese ad 1 su 250mila.
Scampato questo pericolo, ecco presentarsene un'altro. Gli scienziati hanno avvistato un nuovo candidato, chiamato VK 184. Scoperto nel 2007 dal Catalina Space Survey, si teme il suo arrivo per il giugno del 2048. Possiede un diametro di 130m e, dai primi studi, risulta avere 1 probabilità su 2700 di impattare con la Terra.

domenica 13 dicembre 2009

Crazy Diamond: il buco nero più brillante

I buchi neri sono da sempre oggetti misteriosi, ma per la prima volta ne è stato osservato uno da vicino. Testimoni dello spettacolo sono il satellite Agile dell'ASI (Agenzia Spaziale Italiana) e il satellite Fermi della NASA.
A meravigliare gli studiosi è stata l'enorme quantità di materia che riesce ad assorbire e l'incredibile brillantezza emanata. Strappando il record detenuto dalla pulsar della costellazione delle Vele, il buco nero si è meritato il nome di Crazy Diamond.
I buchi neri hanno un ruolo fondamentale nel cosmo, anche se arrivano quasi a stravolgere le regole della fisica conosciuta. Riescono, infatti, a portare le particelle ad accelerazioni tali, che i più potenti strumenti sulla terra non riescono a riprodurre.
Anche per questo vengono considerati laboratori cosmici e sicuramente in fututo riserveranno grandi sorprese.
Al momento gli astronomi stanno tentando di studiare alcuni effetti della teoria della relativita' generale di Einstein e l'interazione delle particelle con campi elettrici e magnetici altrimenti irraggiungibili.
Tra gli scienziati affascinati da questi corpi celesti, va sicuramente citato Steven Hawking, il primo che, negli anni '70, ipotizzò la loro esistenza. Da allora si è venuti a conoscienza del fatto che si trovano generalmente al centro di alcune galassie e che assorbendo grandi quantità di materia, raggiunto il punto limite, sono costretti a rigettare la materia creando spettacolari getti ad alta velocità e su diverse lunghezze d'onda (tra cui i raggi gamma).

venerdì 11 dicembre 2009

Allan Hills: meteorite marziano al Polo Sud


E' stato esaminato con i microscopi moderni il meteorite caduto nell'Antartide nel 1992. Arrivato sulla Terra dopo essersi staccato da Marte circa 13mila anni fa, a seguito dell'impatto con un asteroide. Caduto nelle Allan Hills, da cui prende il nome, è stato catalogato come ALH 84001.
Grazie alle nuove analisi sono state trovate tracce di una colonia batterica, se pur fossile, frutto non di contaminazione terrestre (come inizialmente ipotizzato), ma di origine marziana.
In partocolare sono stati trovati piccoli cristalli di magnetite e dischi carbonati all'interno della roccia. I batteri fossili sono racchiusi in questi cristalli di magnetite, prodotti dai batteri stessi. Traccia di un'interazione con l'acqua su Marte risalente a circa 3,5 miliardi di anni fa.

giovedì 10 dicembre 2009

Quasar: fabbriche delle galassie

Le quasar sono molto simile a stelle, ma risultano molto più luminose ed emettono potenti raggi. Sono definite radiosorgenti quasi-stellari, da qui il nome di quasars.
La scoperta che questi oggetti possano essere all'origine delle galassie, arriva dal team europeo guidato da David Elbaz, con sede ad Heidelberg (Germania), osservando il comportamento di una quasar, che si trova a circa 5 miliardi di anni luce dalla Terra.
La quasar, catalogata come HE0450-2958, sta infatti iniettando un fascio di gas e radiazioni verso una galassia distante circa 22mila anni luce, incrementando il suo numero di stelle. Inoltre la quasar si sta lentamente avvicinando alla galassia, con cui presto si fonderà.
Per questo motivo gli scienziati considerano le quasar fornaci di galassie, aprendo una nuova visione sulle teorie dell'Universo.

mercoledì 9 dicembre 2009

Milky Way: foto ritratto


Il telescopio Spitzer ha permesso alla Nasa di mostrare il più grande foto-ritratto della Via Lattea. L'Adler Planetarium di Chicago ha assemblando 800.000 scatti ad alta risoluzione, dando vita ad uno scatto di 37 metri di lunghezza, 1 metro di altezza e 6 metri nel punto più “alto” in corrispondenza del centro della galassia.
"Si tratta della più grande, sensibile e più risoluta foto ad infrarosso della Via Lattea" ha dichiarato Robert Hurt, del Spitzer Science Center di Caltech.

martedì 8 dicembre 2009

Wise: nuovo telescopio spaziale


La Nasa ha in programma entro l'anno di lanciare un nuovo telescopio spaziale, chiamato WISE, acronimo di Wide-field Infrared Survey Explorer, grazie al razzo Delta 2.
Gli scienziati, guidati da Edward Wright dell'Università di Los Angeles (California), hanno grandi aspettative da questo nuovo gioiello. Sarà in grado di scannerizzare la luce dei corpi celesti più lontani, la cui osservazione era difficile a causa della troppa polvere o della distanza. Inoltre potrebbe osservare un gran numero di asteroidi scuri, non ancora catalogati nel sistema solare.
Avrà inoltre il compito di analizzare il cielo alla ricerca di radiazioni a infrarossi, luce emessa dalla parte più fredda degli oggetti celesti, ed inoltre individuare le stelle nane marroni. Si tratta di stelle molto più piccole del nostro Sole e che non hanno massa sufficiente per innescare la fusione nucleare.
L'attenzione recentemente si è spostata su queste stelle, in quanto si ritiene che siano molto più numerose delle stelle già conosciute e che alcune possano trovarsi molto vicine alla Terra, forse più della stella più vicina conosciuta, Proxima Centauri, distante circa quattro anni luce
.

lunedì 7 dicembre 2009

Marte: Curiosity


Alla fine del 2011, la NASA ha previsto di inviare su Marte un nuovo rover: Curiosity.
Il suo obiettivo sarà quello di passare in perlustrazione il Pianeta Rosso e analizzare campioni organici. Si affiancherà ai già operanti Spirit e Opportunity.
Gli studiosi da tempo cercano di capire se l'ambiente roccioso di Marte ha in passato ospitato la vita, o se tuttora trattiene sulla sua superficie i mattoni chimici della vita, le molecole organiche, traccia di un passato vivo.
Il rover Curiosity avrà a bordo maggior strumentazione e un braccio robotico più grande e resistente, rispetto alle precedenti missioni. L'alimentazione verrà inoltre garantita da una batteria al plutonio, e non più ad energia solare. L'autonomia arriverà quindi a 687 giorni terrestri, corrispondenti ad un anno marziano.
Altra innovazione sarà la dotazione di speciali telecamere, che permetteranno ai tecnici Nasa di osservare dall'alto l'atterraggio e di analizzare con maggior precisione i minerali raccolti dal braccio meccanico. L’analisi chimica invece verrà effettuata da un laser, in grado di vaporizzare i campioni, studiandone poi tramite scansione la “nuvola di particelle solide” prodotte.

domenica 29 novembre 2009

Cygnus X-3: Microquasar


Il telescopio spaziale italiano AGILE, il cui nome è l'acronimo di Astro-rivelatore Gamma a Immagini Leggero, ha osservato per la prima volta l’emissione di radiazione gamma prodotta da un sistema binario.
La sorgente oggetto dell’osservazione proviene da Cygnus X-3, situata nella costellazione del Cigno e scoperta alla fine degli degli anni '60. Fa parte di uno dei sistemi più affascinanti e misteriosi della nostra Galassia.
Dopo oltre 30 anni dalla sua scoperta, Cygnus X-3 e' dunque il primo microquasar identificato con certezza come sorgente di raggi gamma di alta energia. Tali emissioni e quindi l’accelerazione estrema di particelle, vengono prodotte non durante o dopo la formazione dei getti radio, ma prima.
Il sistema binario di cui fa parte Cygnus X-3 è composto da una stella massiccia, di diverse masse solari, che produce un intenso vento gassoso, parte del quale viene intrappolato dal forte campo gravitazionale di un oggetto compatto, ancora non ben identificato (una stella di neutroni oppure un buco nero). Proprio il vento solare alimenta la sorgente X e si accumula ordinatamente in un disco di accrescimento che ruota intorno all'oggetto compatto.
Cygnus X-3 ha sorpreso però gli studiosi per una caratteristica veramente unica: di tanto in tanto produce spettacolari eventi di emissione radio, le cui proporzioni la rendono la sorgente radio più brillante del cielo. Queste emissioni, hanno fatto classificare la sorgente come un microquasar, ossia una versione ridotta dei più maestosi quasar, che si trovano nel centro delle più lontane ed antiche galassie.

sabato 28 novembre 2009

Tsunami Solari

Gli scienziati della NASA hanno aspetto prove certe prima di rendere noto un fenomeno, che prima era stato solo teorizzato: sulla nostra Stella si verificano degli tsunami.
Sulla superficie del Sole, infatti, si verificano gigantesche eruzioni capaci di sollevare onde di plasma altissime, per questo il nome di tsunami solari.
La conferma è arrivata grazie ad un sistema di satelliti gemelli, chiamati STEREO, Solar Terrestrial Relations Observatory, che hanno registrato il fenomeno lo scorso febbraio, durante l’inaspettata esplosione di una macchia solare (la numero 11012).
L'esplosione ha generato una nube di gas di miliardi di tonnellate, creando un vero e proprio tsunami di energia lungo la superficie solare.
Grazie alle osservazioni di STEREO, il fenomeno è stato registrato in due punti diversi dello spazio, posti a 90° l'uno dall'altro, dando ai ricercatori un punto di vista senza precedenti.
I primi tsunami solari vennero rilevati nel ‘97 dal satellite NASA/ESA chiamato SOHO, il quale però non fu in grado di rilevare l'intensità e le proporzioni delle esplosioni in quanto osserva la nostra stella da un'unica posizione.
Gli studiosi hanno precisato che non ci sono conseguenze per il nostro pianeta. Questi studi serviranno per raccogliere informazioni sull'atmosfera più bassa del Sole, che non è assolutamente osservabile da Terra.

martedì 17 novembre 2009

17 novembre: la Notte delle Leonidi

Nella notte tra il 17 e il 18 novembre chi alzerà gli occhi al cielo assisterà ad uno spettacolo eccezionale: la pioggia di stelle cadenti.
Sarà infatti visibile chiaramente ad occhio nudo lo sciame di meteore denominate Leonidi, in quanto sembrano provenire dalla porzione di cielo occupata dalla costellazione del Leone.
Per gli appassionati l'appuntamento è stasera alle ore 23, puntando in direzione est.
L'incontro con le Leonidi si conferma ogni anno a metà novembre. Esse rappresentano la scia di detriti rimasta lungo la traiettoria del passaggio della cometa Tempel-Tuttle. Ciascuno dei frammenti della cometa a contatto con l'atmosfera lascieranno nel cielo una lunghissima striscia di luce, diventeranno allora meteoriti.
Gli astronomi hanno grandi aspettative per questa serata. Lo sciame meteorico ha infatti subito un arricchimento, dovuto al passaggio recentissimo della cometa, che dopo ben 33 anni è tornata ad avvicinarsi al Sole e al nostro pianeta. Subendo inoltre una maggior attrazione dai campi gravitazionali della Terra e di Giove, che ne hanno deformato l'orbita, la cometa porterà ad una pioggia di meteore Leonidi che quest'anno arriverà a contare più di 300 unità.
Importantissimo dunque fermarsi a guardare il cielo, dato che la deformazione orbitale della Tempel-Tuttle porterà gli incontri con le Leonidi a diradarsi per i prossimi cento anni.

Encelado: satellite di Saturno


Grazie alla sonda Cassini, in orbita dal 1997, che ha come obiettivo l'osservazione di Saturno e le sue lune, è stato possibile effettuare alcuni passaggi ravvicinati al satellite Encelado.
L'osservazione si è concentrata nei pressi del polo sud della luna saturniana, dove gli strumenti hanno rivelato un paesaggio ricoperto da massi di ghiaccio, solcato da schemi tettonici unici, e quasi interamente privo di crateri di impatto.
Encelado è conosciuto inoltre per essere il più bianco e luminoso satellite che ruota attorno a Saturno. Possiede un a diametro di 505 Km e la superficie più riflettente del sistema solare. A differenza degli altri satelliti ghiacciati di Saturno, possiede regioni con crateri poco profondi, pianure fratturate e terreni rugosi.
Le ultime immagini giunte dalla sonda, scattate controluce a circa 100 e 330.000 km dalla superficie, hanno reso possibile scoprire getti di vapore acqueo. Questi geyser, che fuoriescono dalle fratture giganti poste al polo sud del satellite, testimoniamo l'esistenza di acqua solida sotto la crosta ghiacciata.
I prossimi passaggi saranno molto vicini ai questi getti geyser, ma secondo i responsabili della missione si tratta di una minaccia limitata per l'incolumità della sonda, dal momento che le particelle che incontrerà a forte velocità sono in ogni caso di piccole dimensioni. Al centro dell'interesse dei ricercatori il processo che genera questi getti di vapore acqueo e molecole organiche, per capire se, come Titano, anche Encelado possa nascondere un oceano al di sotto della superficie ghiacciata. L'importanza di tale possibilità è legata alla possibilità di avere le condizione per ospitare la vita.

lunedì 16 novembre 2009

Shuttle Atlantis: ultimo volo!!

Il conto alla rovescia per la missione STS-129 ormai è vicinissimo. Il decollo della navetta spaziale Atlantis è previso per le ore 20.28 e le previsioni meteo sono favorevoli.
Il lancio può essere seguito in diretta dagli appassionati sul sito della NASA:
https://www.nasa.gov/multimedia/nasatv/index.html.
Obiettivo della missione è il trasporto di due Express Logistics Carrier contenenti componenti di ricambio e rifornimenti per la SSI (Stazione Spaziale Internazionale). Altro scopo della missione è la rotazione dell'equipaggio.
Questa spedizione inoltre segnerà la fine delle missioni Shuttle: questa è l'ultima missione prima della sostituzione.
L'equipaggio ècomposto dal Comandante Charlie Hobaugh, il Pilota Barry Wilmore, gli Specialisti di Missione Leland Melvin, Mike Foreman, Robert Satcher e Randy Bresnik.

Marte: salvataggio di Spirit


Nel gennaio del 2004, il rover Spirit è stato il primo esploratore della superficie di Marte .
Si tratta di un piccolo robot dotato di lenti, macchine da ripresa e sonde, capace di inviare sulla Terra informazioni molto preziose.
La missione è nata supponendo una durata di pochi mesi, ma il robottino ha stupito tutti gli scienziati della Nasa ed ha continuato a trasmettere dati fino ad oggi.
Solo nel 2006 il rover ha subito una nota di arresto a causa del guasto di una ruota. Pur zoppicante, ha comunque proseguito le sue passeggiate marziane, esplorando la superficie sabbiosa del pianeta rosso.
Purtroppo però Spirit ha incontrato una nuova difficoltà: è affondato in un terreno soffice e polveroso, un'area denominata "Troy", e per questo i coordinatori della missione sono stati costretti a trasmettere i comandi per il salvataggio del rover.
Il direttore della missione, Doug McCuistion, ha dichiarato: «Sarà un lavoro molto lungo e c'è un'alta probabilità che i tentativi non porteranno ad un successo». Gli esperti dell'agenzia, basandosi su esperimenti fatti simulando le condizioni peculiari a quelle marziane, sono scettici. Molti, comunque, sperano di salvare Spirit dalla trappola che lo tiene prigioniero già dal 23 aprile scorso, e sono disposti a proseguire i tentativi anche fino all'inizio del prossimo anno.
Il risultato della manovra sarà chiaro solo domani, quando Spirit invierà i primi dati sulla Terra. In ogni caso anche questo ostacolo arricchirà le conoscenze sul suolo marziano, che si è rivelato estremamente accidentato.

domenica 15 novembre 2009

iPhone: sensore chimico-sensoriale


La Nasa ha stupito tutti rendendo pubblico il risultato del programma Cell-All del Department of Homeland Security's (DHS). Si tratta di un sensore chimico sensoriale collegabile ad apparecchi telefonici. Ma ancor di più a stupire è l'applicazione di tale sensore allo smartphone per eccellenza, l'iPhone.
Il prototipo, progettato dal ricercatore Jing Li, consente infatti di registrare la presenza di elementi chimici (quali ammoniaca, cloro, metano, gas, ecc.), e, grazie ad una piccola sonda collegata ad un chip, di trasmettere i dati raccolti sfruttando un nerwork Wifi.
Importante inoltre è la possibilità di raccogliere e trasferire tali informazioni a basse costo e a basso assorbimento di energia.

Le applicazioni nella vita reale sono molteplici, prima fra tutte la possibilità in casi di emergenza di trasmettere dati in pochi secondi.

sabato 14 novembre 2009

Acqua sulla Luna in gran quantità!!

La NASA, grazie al progetto L-CROSS (Lunar Crater Observation and Sensing Satelitte) è riuscita a trovare conferma al quesito che da anni interroga gli scienziati. Non solo c'è acqua sulla Luna, ma c'è un'importante quantità di acqua ghiacciata.
La scoperta è stata possibile grazie al bombardamento del polo sud lunare. Dal cratere Cabeus, durante l'esplosione è stato possibile registrare nei detriti sollevati la presenza del prezioso elemento.
Michael Wargo, capo degli scienziati lunari, ha confermato che la scoperta ha permesso di svelare uno dei segreti più a lungo discussi relativi al nostro satellite. E questa permetterà di capire meglio anche il sistema solare. Come sui ghiacciai della Terra, così nelle zone d'ombra della Luna, i campioni di ghiaccio possono conservare tracce antichissime, che possono racGrassettocontare l'evoluzione del sistema planetario.
L'applicazione di tale scoperta inoltre sarà importantissima per il ritorno dell'uomo sulla Luna, previsto entro il 2020. L'acqua infatti potrebbe permettere una permanenza maggiore di una colonia scientifica.
Margherita Hack ha commentato la scoperta: "la presenza dell'acqua in forma solida era prevedibile, dato che la massa della Luna è troppo piccola e gli elementi gassosi sono sfuggiti alla sua gravità miliardi di anni fa. Inoltre la sua presenza nelle parti in ombra del satellite è dovuta alla temperatura, che rimane inferiore allo zero, mentre arriva a +100°C nelle zone esposte al sole."

giovedì 12 novembre 2009

Ares 1-Y: lancio cancellato

Dopo il primo test di prova del razzo vettore Ares 1-X, il cui esito è stato messo in pericolo dalla mancata apertura di uno dei tre paracaduti, che dovevano frenarne l'impatto con l'oceano Atlantico, arriva scottante la bocciatura dalla Commissione Augustin, che ritiene scarsi i fondi destinati al programma Constellation. L'allungamento dei tempi per la messa in orbita del vettore renderebbe infatti vani i tentativi di sostituire rapidamente i vecchi Shuttle. Senza un iniezione sostanziosa di denaro, il programma risulta quindi inattuabile.
Per questo il lancio di Ares 1-Y non avverrà. Il suo obiettivo era quello di testare il motore LAS, indispensabile per portare in salvo la capsula con l'equipaggio in caso di abort.
Sono principalmente tre le motivazioni del no di Norman Augstin.
Il primo è legato alla resa dei motori, di cui sono stati sostituiti i propulsori. I risultati però non sono stati quelli sperati: le prestazioni sono non solo inferiori, ma portano ad un eccessivo consumo di carburante.
Il secondo, già anticipato, è dato dal tempo. Anche se l'agenzia spaziale ammettesse l'errore nella costruzione del vettore, la correzione porterebbe ad uno slittamento dei tempi al 2017, mentre il pensionamento degli Shuttle è previsto per il vicinissimo 2010.
Il terzo è relativo ai fondi, dato ce le risorse finanziarie a disposizione della Nasa non sono adeguate a sostenere adeguatamente tali progetti.
Si rende quindi ormai indispensabile per la Nasa la collaborazione con l'industria privata, tenendo bene in considerazione l'organizzazione dei Near Earth Objects, asteroidi e comete che attraversano l'orbita terrestre.

mercoledì 11 novembre 2009

Mercurio: cuore di ferro



Il primo pianeta del sistema solare ci rivela finalmente la sua natura. Grazie alla sonda Messenger, la Nasa ha diffuso i dati raccolti da una distanza di appena 228 km dalla sua superficie. Prima di questo incontro ravvicinato, solo la sonda Mariner 10, nel lontano 1970, lo aveva sorvolato.
A differenza degli altri pianeti, Mercurio possiede un cuore di ferro: oltre il 60% del suo nucleo è composto da questo metallo pesante, che si presenta inoltre in una rara forma e crea un campo magnetico del tutto particolare.
I planetologi sostengono inoltre che le origini del pianeta siano da attribuire ad uno scontro planetario con un altro corpo celeste, che lo ha privato degli strati più superficiali, lasciando prevalere il suo interno ferroso.
Sono state inoltre raccolte informazioni sulle dimensioni e la formologia di Mercurio, il più piccolo pianeta del sistema solare. Si estende, infatti, su un diametro di appena 4.880 km e la sua temperatura superficiale oscilla tra 485°C al sole ai -180°C all'ombra.
La sua superficie è inoltre caratterizzata da numerosi crateri, segni evidenti di attività vulcanica e dei numerosi impatti avvenuti nel corso della sua formazione. Inoltre è quasi certa la presenza di ghiaccio, portato da antiche comete, all'interno dei crateri non esposti direttamente al Sole.
E' stata oltre tutto dimostrata la presenza attorno al pianeta di un’atmosfera estremamente sottile, generata dall’azione dei raggi solari che interagiscono con la superficie.
Prossimo obiettivo della sonda Messenger, che entrerà in modo permanente nel 2011 nell'orbita di Mercurio, l'osservazione dei due poli.

martedì 10 novembre 2009

Ares 1-X: nuovo vettore Nasa


E’ avvenuto a fine ottobre il primo lancio di prova del razzo Ares 1-X, il nuovo vettore della Nasa, che con il progetto Constellation, potrebbe portare gli astronauti su Marte e riportarli anche sulla Luna. L’Ares 1-X dovrebbe andare a sostituire la flotta degli Shuttle, che ormai sono pronti al pensionamento. Il razzo, lungo 100 m, è decollato dalla base di Cape Canaveral in Florida alle 11.30 locali, con un giorno di ritardo a causa delle cattive condizioni meteorologiche. Il vettore ha seguito il programma di volo e si è separato in 2 tronconi dopo circa 2 minuti dalla partenza.
Rispetto allo Shuttle, Ares 1-X risulta più longilineo e per questo è denominato "the stick" (lo stecco).
L’Ares 1-X è formato da tre stadi (parti): una prima a propellente solido, che ha la funzione di effettuare la prima fase di volo, una seconda a combustibili liquidi, idrogeno e ossigeno, che contiene anche il motore (il J-2X) ed una terza, la capsula Orion, composta dalla cabina di pilotaggio e l'alloggio, che può contenere fino a 6 cosmonauti.
Il test, che riguardava il funzionamento del primo stadio è già risultato molto costoso, ben 445 milioni di dollari per un volo di soli due minuti e mezzo. L'obiettivo quindi di assicurare il viaggio ad equipaggio e materiale per il mantenimento della Stazione Spaziale Internazionale (SSI) potrebbe sfumare, dato che la messa a punto del razzo avverrà per il 2016, quando l'avamposto umano potrebbe aver raggiunto il tramonto.

domenica 8 novembre 2009

Indonesia: Asteroide impatta l' 8 ottobre

E' stato emesso in questi giorni il comunicato della NASA che conferma l'impatto di un asteroide in Indonesia. L'8 ottobre scorso, intorno alle ore 11, un grande boato ha spinto la popolazione della città di Bone lungo la costa ha guardare in cielo ed osservare la pioggia di polveri e ad una scia di nuvole.
Gli specialisti dell’US Air Force e di alcune università, che collaborano con la Nasa, hanno registrato l'evento e sono risaliti alla causa: un asteroide di circa 10 m di diametro è caduto nell’atmosfera alla velocità di 20 km/s. Si è sbriciolato nell'impatto con l'atmosfera e ad un’altezza tra i dieci e i venti chilometri ha sca­tenato un’energia di 50 kton. Potenza che è tre vol­te superiore alla bomba di Hiroshima (che era di quindici kton). La disintegrazione in aria ha provocato quindi solo un'onda d'urto.
Da studi recenti si è scoperto che corpi di taglia simile cadono sul nostro pianeta ogni dieci anni. Ma la problematica che ha evidenziato è la difficoltà di monitare il cielo per prevenire impatti di natura ben più catastrofica. La rete di sorveglianza odierna, infatti, è del tutto insufficiente, per questo il Congresso americano ha chiesto di elaborare un strategia precisa entro l'ottobre 2010.
Gli studi sulle comete intanto continuano e la recente scoperta del geologo americano Sankar Chatterjee (Università del Texas), ha riaperto il dibattito sull'asteoide o cometa che portò alla scomparsa dei dinosauri. Secondo le sue ricerche infatti l'impatto è avvenuto in India, nel bacino di Shiva e non come finora sostenuto nella Penisola dello Yukatan. Rimane confermata invece la consapevolezza che l'’impat­to alzò uno strato di polvere tale, che avvolse l’intero pianeta sconvolgendo il clima.

sabato 7 novembre 2009

JAXA: scoperto buco sulla Luna

L'agenzia spaziale nipponica JAXA ha confermato la scoperta di un buco sulla Luna.
Merito della sonda Kaguya ,che per ben due anni ha scansionato la superficie lunare,
catalogando mari e valli seleniche.
Del diametro di 65 m, il buco lunare è stato individuato nella zona collinare di Marius Hills, un'area un tempo vulcanica. La sua formazione non è ben chiara. Potrebbe essere la conseguenza di un'eruzione vulcanica durante la formazione della Luna e della sua conseguente fase di raffreddamento. Oppure potrebbe trattarsi di una cavità dalla quale fuoriusciva lava miliardi di anni fa.
L'interesse scuscitato dai giapponesi, ha spinto la NASA a lanciare in orbita la sonda Lunar Reconnaissance Orbiter, per decifrare meglio la morfologia lunare e le caratteristiche del sottosuolo. Tutto questo per un'importante applicazione: la colonizzazione scientifica della Luna. Uno dei problemi ai quali gli astronauti andrebbero incontro sono le radiazioni solari, che la superficie lunare è in grado di respingere grazie alla regolite che ricopre la sua superficie. L'alternativa a ricoprire le future costruzioni sulla Luna di questo materiale, è lo sfruttamento delle caverne lunari, in quanto il basalto che le ricopre sarebbe la protezione ideale.

giovedì 5 novembre 2009

Venere: eruzione vulcanica o fenomeno climatico?

Dalla sonda Venere Express dell'ESA sono arrivate nuove immagini interessanti dal secondo pianeta del sistema solare: Venere. La sonda è partita nel 2005 e ha l'obiettivo di svelare i misteri dell'atmosfera venusiana.
Le immagini hanno confermato la macchia chiara apparsa nell'emisfero sud, scoperta il 19 luglio scorso dall'astrofilo statunitense Frank Melillo, che aveva scoperto macchie simili anche in precedenza. A colpire gli studiosi la particolare luminosità ed estensione del fenomeno.
La prima teoria ipotizzata è stata l'eruzione vulcanica, ma a questa si sono affiancate tre concorrenti: l'interazione del vento solare con l'atmosfera venusiana, l'impatto di una cometa o un evento atmosferico ancora mai osservato.
Un'eruzione vulcanica sarebbe plausibile data la natura della superficie di Venere. Essa infatti è ricoperta dal 90% da rocce basaltiche, segno evidente delle forti attività vulcaniche sul pianeta. Meno verossimile la possibilità di registare un'eruzione di tale violenza sul pianeta da rilevarne traccia nell'atmosfera, dato che gli studi precedenti sulla morfologia del pianeta hanno individuato vulcani a scudo (con fuoriuscita di lava senza esplosioni) quindi non osservabili esternamente.
L'ipotesi del vento solare si basa su altre osservazioni, anche se di entità minore, riconducibili alle particelle cariche provenienti dal Sole. La contraddizione nasce però dalla persistenza di questo fenomeno, la macchia infatti non è scomparsa in pochi giorni come negli altri casi.
A colpire gli studiosi la data dell'evento, nello stesso periodo infatti anche su Giove è stata osservata una nuova macchia. La certezza però che sul pianeta gigante la macchia sia stata provocata dall'impatto con una cometa, che ha generato una macchia scura nell'atmosfera.
La macchia essendo chiara su Venere sarebbe forse spiegabile dalla diffusione negli strati alti dell'atmosfera di frammenti del corpo cometario, dato che le particelle di ghiaccio sono più riflettenti. Ma considerando la composizione dell'atmosfera di Venere, l'abbondanza di anidride carbonica e zolfo, in caso di impatto, avrebbe dovuto dar vita anche qui ad una macchia scura come su Giove.
L'ultima teoria riguarda i fenomeni climatici. L'atmosfera del pianeta infatti è caratterizzata da fortissimi venti e correnti convettive che trasportano biossido di zolfo e vapore d'acqua dalle quote più basse, generando enormi nubi di acido solforico negli strati più alti. Queste ultime essendo osservabili dall'esterno potrebbero spiegare la macchia chiara.
L'atmosfera venusiana rimane ancora ricca di segreti. Essa ruota 60 volte più veloce della rotazione del pianeta stesso ed è presente un doppio vortice che ruota attorno al polo meridionale.

martedì 27 ottobre 2009

Nasa App per iPhone

Dopo Spacebook, la NASA ha rilasciato un'applicazione free per l'iPhone.
Grazie ad essa gli utenti hanno accesso a tutte le novità relative all'agenzia spaziale.
Nasa App fornisce immagini e video delle varie missioni e permette anche di seguire le posizioni orbitali delle sonde in orbita, tutto in tempo reale.
Un altro passo in avanti per avvicinare le persone al mondo dell'astronomia nell'anno ad essa dedicato.

domenica 25 ottobre 2009

Asteroidi mortali: difficile la catalogazione!

All’interno del sistema solare la NASA ha stimato l’esistenza di circa 20 mila fra asteroidi e comete, senza conteggiare i corpi che dall’esterno transitano saltuariamente all’interno del nostro sistema planetario.
Ognuno di questi corpi è abbastanza grande da essere ritenuto pericoloso nel caso entrasse in rotta di collisione con la nostra Terra.
Gli asteroidi che potrebbero colpire il nostro pianeta sono in grado, a seconda della loro dimensione, posso provocare danni di varia entità. Dato il numero elevato di questi oggetti, ad oggi ne sono stati catalogati solo 6000, la NASA si occupa di studiare quelli con diametro superiore ai 140m, la cui capacità distruttiva può devastare un’intera regione.
Lindley Johnson della NASA spiega che uno degli obiettivi di questo progetto è quello di evitare un impatto simile a quello avvenuto circa 65 milioni di anni fa, in cui un asteroide di circa 4km di diametro segnò l’estinzione di un intera specie, quella dei dinosauri.
Nonostante l’importanza di questi studi e la dimostrazione che sono stati individuati cinque asteroidi che hanno probabilità di colpire la Terra, la NASA si trova a corto di finanziamenti e nell’impossibilità di costruire telescopi in orbita specifici per questo progetto. Tra gli oggetti identificati c’è un asteroide ,di poco meno di 140m di diametro, che ha una probabilità su 3000 di entrare nell’orbita terrestre nel 2048. Ben più minaccioso del più noto asteroide Aphofis, che ha invece solo una probabilità su 43000 di colpire il nostro pianeta.

sabato 24 ottobre 2009

HARPS: scoperti 32 esopianeti

Gli astronomi della ESO (European Southern Observatory) hanno annunciato la scoperta durante la conferenza "Verso altre terre" tenutasi a Porto, in Portogallo.
Sono ben 32 i nuovi pianeti extrasolari scoperti nel progetto HARPS (High Acouracy Radial Velocità Placet Search), grazie all'utilizzo del nuovo spettroscopio posto sul telescopio dell'ESO. Grazie alla sua estrema precisione è stato possibile registrare i movimenti anche dei pianeti molto lontani. Si tratta di superterre, nessuna di esse però è compatibile con lo sviluppo della vita.

I 32 pianeti scoperti recentemente vanno ad aggiungersi agli studi degli ultimi cinque anni, che hanno portato all'osservazione di ben trenta sistemi planetari diversi. Ad oggi si è arrivati ad un totale di circa 400 esopianeti dalle caratteristiche più disparate.
Le future osservazioni porteranno sicuramente altre scoperte interessanti.

giovedì 22 ottobre 2009

JKCS041: Ammasso di galassie record

Il team di scienziati dell’Osservatorio Astronomico di Brera ha scoperto un ammasso di galassie record. Le caratteristiche, la distanza e la conformità di questo ammasso, infatti, spostano indietro di un miliardo di anni la datazione della formazione degli agglomerati di gas e materia, che hanno costituito le galassie.
Il nome scientifico è Galassia JKCS041. E' stata osservata grazie all'United Kingdom Infrared Telescope e confermata, successivamente, dal telescopio della Nasa, Chandra. La distanza stimata è poco superiore ai 10 miliardi di anni luce, sufficiente comunque a classificarla come l’ammasso galattico più distante finora conosciuto .
Gli ammassi, ovvero agglomerati di galassie, gas e materia oscura, sono tra gli oggetti più interessanti del nostro Universo e hanno come collante la forza di gravità. La loro formazione, avvenuta dopo il Big Bang, richiede lunghi periodi.
JKCS041 trasmette le sua immagine dalla linea di confine temporale di formazione dei primi ammassi galattici, all’incirca nel periodo in cui l’Universo aveva un quarto dell’età attuale. La sua distanza dimostra che i confini dell’Universo non sono ancora stati raggiunti e che gli ammassi con un redshift molto alto esistono.
L’osservazione di quest’ammasso è stata possibile grazie alle emissioni infrarosse delle stelle rosse più vecchie. È stato possibile inoltre registrare un’emissione consistente in banda X, segnale chiaro della presenza di gas molto caldo al suo interno. La loro presenza così dominante prova che l’ammasso è già pienamente formato.

sabato 17 ottobre 2009

IBEX - i limiti del sistema solare


Le sonde Voyager erano state mandate all'esterno del sistema solare per rilevare le diverse caratteristiche dello spazio al di fuori dell'eliosfera, la zona di influenza del Sole, che comprende ovviamente tutti pianeti.
Ma è stato il satellite IBEX, Interstellar Boundary Explorer, ha portare gli studiosi della Nasa alla scoperta ai limiti del sistema solare di particelle luminose impreviste. Al contrario delle aspettative, il satelitte ha dimostrato che l'influsso del vento solare supera i limiti finora attribuiti al nostro sistema solare.
Lungo i confini, infatti, le particelle atomiche cariche subiscono dei cambiamenti generando dei flussi di particelle atomiche neutre, le quali formano delle fasce molto luminose. Il fenomeno è frutto dell’interazione tra il campo magnetico e l’eliopausa, la zona appunto al limite dell’eliosfera.

Equinozio su Saturno


Il pianeta degli anelli ci ha regalato un altro splendido equinozio. IL fenomeno di ripete solo ogni 15 anni terrestri. Le immagini arrivano dalla sonda Cassini, partita nell'ottobre del '97 per studiare Saturno, i suoi anelli e le sue lune. Ed ora si sta addentrando nelle zone più estreme del sistema solare. Si tratta della prima sonda che ha raggiunto il gigante gassoso, precedentemente solo sorvolato da Voyager 1 e 2.
Data la lontananza della sonda, le immagini arrivano sulla Terra con un ritardo di oltre 90 minuti. Sono comunque ben 75 le immagini dell'equinozio.

giovedì 8 ottobre 2009

09 ottobre 2009 - un missile colpirà la Luna


Houston ha iniziato il conto alla rovescia. Domani, infatti, verrà lanciato il missile Centaur, che colpirà il cratere di Cabeus sul polo sud del nostro satellite. Tutto questo in diretta internet sul sito della NASA.
La presenza di molecole di ossigeno ed idrogeno, i componenti dell’acqua, è stata osservata dallo spettrometro M3 (Moon Mineralogy Mapper), della missione indiana Chandrayyan 1. Incrociando i dati con quelli delle missioni Deep Impact (missione nata per colpire la cometa Tempel 1) e Cassini (missione diretta verso Saturno), è stato possibile riscontrare diversi punti in cui sono presenti queste molecole.
La decisione di bombardare la Luna nasce dai risultati della missione Lunar Crater Observation and Sensing Satellite (abbreviata con Lacross), che hanno spinto gli studiosi ha cercare la conferma dell’esistenza dell’acqua sulla Luna.
Il lancio avverrà alle 10.30 (ora italiana). L’impatto violento con la superficie provocherà un cratere profondo circa 4 metri e largo 20. Gli studiosi, però, mirano alla nuvola di detriti che si alzerà dal cratere, nella quale sperano di trovare tracce di ghiaccio e vapore, a conferma della loro teoria. La scelta di colpire il polo sud della Luna è dovuta alle temperature molto basse e all’assenza di luce diretta del sole (la temperatura di quelle zone arriva anche a -238°C).
Questa nuova attenzione per la Luna nasce dalla necessità di capire come si è formato il nostro satellite.
La teoria più accreditata è quella secondo cui un corpo celeste impattando con la Terra, ha portato al distaccamento di una parte del pianeta stesso. La massa costituita da magma, una volta raffreddata ha dato vita al nostro satellite. È naturale quindi pensare che l’ acqua sulla superficie lunare sia stata portata dall’impatto con un numero imprecisato di comete, dato che la presenza di magma incandescente è incompatibile con la presenza di acqua.
La scoperta di acqua distribuita sull’intera superficie della Luna, per quanto in piccole quantità, e non solo lungo i poli, non si può però spiegare con le comete. Ritorna quindi la teoria secondo cui il nostro satellite si possa essere formato per accrescimento, come la stessa Terra, ma in modo indipendente.
Altra teoria quella del vento solare, una corrente di atomi di idrogeno caricati positivamente emessi dall’atmosfera più esterna del Sole. Questi atomi potrebbero essersi legati con l’ossigeno del suolo lunare dando origine a molecole d’acqua.
Oltre alla curiosità sulle origine della Luna, importante per i ricercatori è la possibilità di costruire insediamenti umani sfruttando l’acqua già presente in loco sia per le esigenze umane sia come combustibile per ripartire dalla superficie lunare.

mercoledì 7 ottobre 2009

Saturno - nuovo anello


La novità arriva dal telescopio spaziale Spitzer, con cui la Nasa studia uno dei più interessanti pianeti gassosi del nostro sistema solare: Saturno.
Famoso per i suoi anelli, ai suoi sette conosciuti, va aggiunta la scoperta dell'anello che fa capo alla luna Phoebe. Proprio questa luna, che ruota a circa 13 milioni di km dal pianeta, avrebbe alimentato la polvere di questo anello a seguito di ripetuti impatti.
A colpire gli astronomi la sua grandezza: se fosse visibile dalla Terra, sarebbe paragonabile a due volte la nostra Luna piena. Altra particolarità, l'angolatura, la sua orbita infatti è inclinata di 27 gradi rispetto all'anello principale.
Le polveri e ghiacci che lo compongono infatti, brillano sotto l'effetto delle radiazioni termiche; per questo l'osservazione dell'anello è stata possibile grazie ai raggi infrarossi.
La scoperta di questo anello, ha portato gli studiosi a capire come l'altra luna di Saturno, Giapeto, abbia due colorazioni diverse sulle sue facce. Una delle due risulta, infatti, più scura in quanto il materiale che ruota nell'anello si è riversato solo su una delle facce di Giapeto.

lunedì 21 settembre 2009

Martedì 22 settembre


L’equinozio d’autunno. Finisce ufficialmente l'estate.
La stagione autunnale ed invernale, mostreranno agli appassionati tutto un altro cielo, completamente diverso rispetto a quello estivo, con forse gli astri più interessanti.
Tra questi spiccano le costellazioni circumpolari che, guardando il cielo, sembrano ruotare attorno alla stella polare del Carro Minore.
Chi sfiderà infatti i climi più freddi, potrà osservare costellazioni come Orione, il grande cacciatore della mitologia; oppure Cassiopea, dalla conosciuta forma a "W" e dalla quale si può seguire una linea immaginaria, partendo dalla stella nella punta più in basso, ed arrivare al Quadrato della costellazione di Pegaso. Seguendo poi le stelle del Grande Carro d'Autunno, nella parte orientale, si arriva alla costellazione di Perseo.
Non si possono poi dimenticare Teseo e il Drago, quest'ultimo facilmente distinguibile fra l'Orsa Minore ed il Grande Carro.

Corot-7b: inferno di fuoco


È uno degli ultimi esopianeti scoperti. Ha una massa cinque volte maggiore di quella della Terra ed un raggio pari a quasi il doppio di quello terrestre. Scoperto da un gruppo di astronomi svizzeri, è stato osservato nella costellazione di Monocero, ed ha una densità simile alla nostra. Non è molto distante dal nostro sistema solare: dista 500 anni luce (circa 9600 miliardi di km). Nonostante si tratti di un pianeta roccioso però, la vita risulta impossibile: sulla sua superficie si raggiungono infatti i 2000 °C. L’alta temperatura è data dall’orbita molto vicina alla sua stella e al tempo orbitale di appena 20 ore.

domenica 20 settembre 2009

l'Astronomia e la continua evoluzione


Nel trascorrere dei secoli l’Astronomia ha portato l’uomo alle scoperte più strabilianti.
Dall’osservazione nel 1572 della prima stella nova, da parte di Tycho Brahe, alla teoria eliocentrica di Keplero. Dalle scoperte di Galileo con il telescopio, alle leggi di Newton in grado per la prima volta di fare previsioni sul futuro dell’Universo. Più recente, ma non meno importante, Einstein e la teoria della relatività.
Tutti questi grandi scienziati portarono alla nuova concezione dell’Universo ed alla sua visione, non più come immutabile, ma in continua evoluzione.
La scoperta che gli astri in cielo e gli elementi sulla Terra erano composti della stessa materia, ha dato il via alla collaborazione con altre scienze, come la fisica nucleare e quantistica.
I progressi delle strumentazioni utilizzate per le osservazioni astronomiche, hanno inoltre portato gli astronomi a rispondere alle domande che l’uomo si poneva da sempre.
Si è iniziato a comprendere le proprietà della materia, spiegando così il funzionamento delle stelle, che producono luce grazie alle reazioni termonucleari al loro interno.
Grazie ai telescopi in orbita, infatti, è stato possibile studiare le origini dell’Universo, la sua espansione e le sue leggi.
È stato anche possibile osservare le stelle e i pianeti di altre galassie, estendendo le osservazioni a diversi spettri, come le radiazioni elettromagnetiche, gli infrarossi ed ai raggi X e gamma. Si è approfondito lo studio dei buchi neri, dei quasar e delle stesse pulsar radio.
Tutto questo ha portato alla consapevolezza che la materia dell’universo è composta per la maggior parte da gas, ma alla materia visibile si contrappone la materia oscura, ancora poco conosciuta e che si può osservare solo grazie agli effetti gravitazionali.I recenti rilevamenti hanno scoperto che la materia visibile compone l’Universo solo per il 3 per cento, mentre la materia oscura per il 27 per cento. A sorpresa si è analizzato che il rimanente 70 per cento è composto da energia oscura, anch’essa come la materia oggetto dei nuovi studi.
La visione quindi di Giordano Bruno trova la sua conferma oggi: l’Universo è infinito, con innumerevoli stelle ed altrettanti pianeti con possibili forme di vita.
L’uomo, nei confronti di tanta grandezza, può solo osservare con ammirazione la bellezza del cosmo.

sabato 19 settembre 2009

Spacebook - SB

Anche la NASA ha il suo Facebook.
È nato Spacebook, il social network privato che permette agli addetti Nasa di sviluppare un ambiente di lavoro più aperto e collaborativo. Una volta indicate le proprie caratteristiche e i propri interessi diventa facile trovare i colleghi con cui collaborare per progetti lavorativi e non.
Citando uno dei fondatori del network: "E' sorprendente come le tecnologie web hanno la capacità di aiutarci a creare una cultura di impegno e di collaborazione che rende ogni singolo dipendente molto più efficace.”
La NASA utilizza inoltra social network pubblici come Twitter, Facebook e MySpace, per interagire con il pubblico ed avvicinarsi ai giovani.

NASA - Tagliare i fondi o esplorare ancora?!

La NASA nonostante le gloriose conquiste alle spalle, ha un futuro incerto all'orizzonte.
Il Congresso Americano, infatti, si trova a dover scegliere se continuare a finanziare l’esplorazione dello spazio, con i programmi di allunaggio e missioni su Marte, oppure dare un taglio alle spese.
Con l’obiettivo di verificare la fattibilità dei programmi spaziali, è stato formato un comitato diretto da Normann Augustine, che dichiara: "Con le risorse disponibili, credo che il programma sia fatalmente compromesso, ma se l'unico problema dei piani della NASA sono i soldi, tanto vale fornirne quanti ne sono necessari e stare ad aspettare i risultati”.

sabato 12 settembre 2009

Settembre ricco di novità!!

Come non citare l’astronomo italiano Andrea Boattini, detentore del record nazionale per numero di comete individuate.
Due sono le sue recenti scoperte, ottenute grazie al telescopio del monte Bigelow in Arizona (USA).
La C/2009 P2 è una cometa di circa 10/15 km di diametro e ad orbita retrograda. È individuabile nella costellazione di Pegaso.
La sua distanza minima dal Sole si trova poco oltre l’orbita di Giove e a metà settembre si troverà nel punto più vicino alla Terra, circa a 850 milioni di chilometri.
La cometa C/2009 Q4 invece è visibile al mattino nella costellazione del Toro.
È situata poco oltre l'orbita di Marte ed è di dimensioni più ridotte, con un diametro di pochi chilometri. A fine anno raggiungerà la distanza minima dalla Terra, circa 130 milioni di chilometri, e la minima dal Sole di 230 milioni di chilometri.

HUBBLE - ancora all'avanguardia!!


Hubble - lo strumento che ha permesso alla NASA negli ultimi anni di scattare le foto più strabilianti all’esterno dell’atmosfera terrestre, permettendo agli studiosi di fare nuove scoperte.
Dopo i lavori di recente restauro, Hubble ha fornito nuove immagini dallo spazio profondo.
Tra i nuovi strumenti a sua disposizione spicca la WFC3 (Wide Field Camera 3), in grado di catturare immagini nello spettro visibile e in parallelo nel vicino infrarosso, con una gamma di colori ancora più dettagliata.
Tra le foto divulgate, la spettacolare nebulosa NGC 6302, o Nebulosa Farfalla, dalla forma che le polveri e i gas che la compongono.

sabato 5 settembre 2009

"X-ray Atronomy 2009"

Tra i tantissimi appuntamenti che quest'anno hanno come oggetto l'Astronomia, da segnalare il convegno che dal 7 all'11 settembre si terrà a Bologna.
Ogni 10 anni, infatti, i maggiori esperti si riuniscono per approfondire gli argomenti più interessanti e aggiornarsi sulle evoluzioni che questa scienza ha avuto da Galileo ad oggi.
Ospite speciale Riccardo Giacconi, relatore il 10 settembre alla conferenza aperta al pubblico "Una rivoluzione in Astronomia 400 anni dopo Galileo". Tra gli argomenti principali i raggi X, che hanno portato Giacconi a vincere il premio Nobel per la Fisica nel 2002, per l'osservazione della prima sorgente di raggi X all'esterno del Sistema Solare.
Ormai alla terza edizione, l' "X-ray Astronomy" riunirà anche quest'anno centinaia di esperti, che testimonieranno l'importanza di questo nuovo campo dell'Astronomia moderna.

sabato 29 agosto 2009

Terre gemelle tra i pianeti extra-solari


Con la scoperta di altri pianeti oltre a quelli presenti nel sistema solare, la Planetologia, la branca dell’astronomia che studia i pianeti, ha iniziato la ricerca di un pianeta gemello alla Terra.
Non è facile però osservare questi pianeti, poiché a confronto delle stelle, si tratta di corpi molto piccoli e occultati dalla luce delle stelle. I pianeti non vengono quindi osservati direttamente, ma vengono scoperti attraverso metodi indiretti. Tra i quali appunto l’osservazione del transito del pianeta davanti al disco della propria stella; questo, infatti, porta ad una riduzione della luminosità della stessa attorno alla quale ruotano.Un’altro metodo si basa sulle oscillazioni radiali, cioè sull’analisi dello spostamento delle righe spettrali di una stella, diretta conseguenza del moto orbitale di eventuali pianeti.
Nel registro internazionale che censisce i pianeti extra-solari, si contano oltre quattrocento corpi. Le loro caratteristiche sono simili al nostro Giove, il pianeta più grande del nostro sistema planetario.
Tra questi il pianeta Bellerofonte, scoperto nel 1995, che ruota attorno a “51 Pegasi” e fa parte della splendida costellazione di Pegaso, il cavallo alato della mitologia.
Un’altra importante scoperta è stata effettuata attorno a “Gliese 581” nella costellazione della Bilancia. È stato infatti individuato un sistema planetario, formato da almeno 4 pianeti. Tra questi, il pianeta “Gliese 581b” ha suscitato molta curiosità, in quanto si tratta di un pianeta di tipo roccioso. La distanza dalla propria stella potrebbe dar luogo alla presenza di acqua allo stato liquido. Questa caratteristica, oltre a classificarlo come gemello della Terra, lo rende candidato ad ospitare forme di vita.

venerdì 28 agosto 2009

la Luna vista con altri occhi!!


Tutti sanno che la Luna mostra solo un lato. La scoperta del fotografo Laurent Lavader è davvero interessante e sostiene una diversa teoria: “la Luna non ha sempre la stessa faccia“.
Fotografando, infatti, per due anni tutte le lune piene, sovrapponendo le immagini ha ottenuto un effetto 3D. Questo perché la diversa angolazione, da cui riusciamo a vedere il nostro satellite, permette di osservare il 59% della superficie lunare, quindi più della metà. Inoltre, il nostro satellite non è perfettamente sferico, ma presenta una protuberanza, che essendo però puntata verso di noi, non può essere osservata.
Un altro mito da sfatare è il colore della luna. Il bianco pallore che la distingue, risulta essere un’illusione ottica, dovuta al forte contrasto con il cielo notturno. Il suo colore infatti è il grigio polvere, che le dona il suo leggendario alone argentato.
Un’altra curiosità è relativa alle “fontane lunari”. Si tratta di polvere che si innalza dal suolo grazie al vento solare. Carico infatti di elettroni e protoni, il vento elettrifica le particelle di polvere, che tendono quindi ad alzarsi durante l’esposizione ai raggi del sole, ed a ricadere una volta terminata l’esposizione.
Altri movimenti si verificano sulla superficie lunare. La crosta, infatti, viene ogni anno scossa da numerosi fenomeni sismici, che raggiungono anche i 5,5 gradi della scala Richter. Nell’eventualità che in futuro venga progettata una colonia lunare, le costruzioni dovranno quindi tenere conto di tali attività.