domenica 29 novembre 2009

Cygnus X-3: Microquasar


Il telescopio spaziale italiano AGILE, il cui nome è l'acronimo di Astro-rivelatore Gamma a Immagini Leggero, ha osservato per la prima volta l’emissione di radiazione gamma prodotta da un sistema binario.
La sorgente oggetto dell’osservazione proviene da Cygnus X-3, situata nella costellazione del Cigno e scoperta alla fine degli degli anni '60. Fa parte di uno dei sistemi più affascinanti e misteriosi della nostra Galassia.
Dopo oltre 30 anni dalla sua scoperta, Cygnus X-3 e' dunque il primo microquasar identificato con certezza come sorgente di raggi gamma di alta energia. Tali emissioni e quindi l’accelerazione estrema di particelle, vengono prodotte non durante o dopo la formazione dei getti radio, ma prima.
Il sistema binario di cui fa parte Cygnus X-3 è composto da una stella massiccia, di diverse masse solari, che produce un intenso vento gassoso, parte del quale viene intrappolato dal forte campo gravitazionale di un oggetto compatto, ancora non ben identificato (una stella di neutroni oppure un buco nero). Proprio il vento solare alimenta la sorgente X e si accumula ordinatamente in un disco di accrescimento che ruota intorno all'oggetto compatto.
Cygnus X-3 ha sorpreso però gli studiosi per una caratteristica veramente unica: di tanto in tanto produce spettacolari eventi di emissione radio, le cui proporzioni la rendono la sorgente radio più brillante del cielo. Queste emissioni, hanno fatto classificare la sorgente come un microquasar, ossia una versione ridotta dei più maestosi quasar, che si trovano nel centro delle più lontane ed antiche galassie.

sabato 28 novembre 2009

Tsunami Solari

Gli scienziati della NASA hanno aspetto prove certe prima di rendere noto un fenomeno, che prima era stato solo teorizzato: sulla nostra Stella si verificano degli tsunami.
Sulla superficie del Sole, infatti, si verificano gigantesche eruzioni capaci di sollevare onde di plasma altissime, per questo il nome di tsunami solari.
La conferma è arrivata grazie ad un sistema di satelliti gemelli, chiamati STEREO, Solar Terrestrial Relations Observatory, che hanno registrato il fenomeno lo scorso febbraio, durante l’inaspettata esplosione di una macchia solare (la numero 11012).
L'esplosione ha generato una nube di gas di miliardi di tonnellate, creando un vero e proprio tsunami di energia lungo la superficie solare.
Grazie alle osservazioni di STEREO, il fenomeno è stato registrato in due punti diversi dello spazio, posti a 90° l'uno dall'altro, dando ai ricercatori un punto di vista senza precedenti.
I primi tsunami solari vennero rilevati nel ‘97 dal satellite NASA/ESA chiamato SOHO, il quale però non fu in grado di rilevare l'intensità e le proporzioni delle esplosioni in quanto osserva la nostra stella da un'unica posizione.
Gli studiosi hanno precisato che non ci sono conseguenze per il nostro pianeta. Questi studi serviranno per raccogliere informazioni sull'atmosfera più bassa del Sole, che non è assolutamente osservabile da Terra.

martedì 17 novembre 2009

17 novembre: la Notte delle Leonidi

Nella notte tra il 17 e il 18 novembre chi alzerà gli occhi al cielo assisterà ad uno spettacolo eccezionale: la pioggia di stelle cadenti.
Sarà infatti visibile chiaramente ad occhio nudo lo sciame di meteore denominate Leonidi, in quanto sembrano provenire dalla porzione di cielo occupata dalla costellazione del Leone.
Per gli appassionati l'appuntamento è stasera alle ore 23, puntando in direzione est.
L'incontro con le Leonidi si conferma ogni anno a metà novembre. Esse rappresentano la scia di detriti rimasta lungo la traiettoria del passaggio della cometa Tempel-Tuttle. Ciascuno dei frammenti della cometa a contatto con l'atmosfera lascieranno nel cielo una lunghissima striscia di luce, diventeranno allora meteoriti.
Gli astronomi hanno grandi aspettative per questa serata. Lo sciame meteorico ha infatti subito un arricchimento, dovuto al passaggio recentissimo della cometa, che dopo ben 33 anni è tornata ad avvicinarsi al Sole e al nostro pianeta. Subendo inoltre una maggior attrazione dai campi gravitazionali della Terra e di Giove, che ne hanno deformato l'orbita, la cometa porterà ad una pioggia di meteore Leonidi che quest'anno arriverà a contare più di 300 unità.
Importantissimo dunque fermarsi a guardare il cielo, dato che la deformazione orbitale della Tempel-Tuttle porterà gli incontri con le Leonidi a diradarsi per i prossimi cento anni.

Encelado: satellite di Saturno


Grazie alla sonda Cassini, in orbita dal 1997, che ha come obiettivo l'osservazione di Saturno e le sue lune, è stato possibile effettuare alcuni passaggi ravvicinati al satellite Encelado.
L'osservazione si è concentrata nei pressi del polo sud della luna saturniana, dove gli strumenti hanno rivelato un paesaggio ricoperto da massi di ghiaccio, solcato da schemi tettonici unici, e quasi interamente privo di crateri di impatto.
Encelado è conosciuto inoltre per essere il più bianco e luminoso satellite che ruota attorno a Saturno. Possiede un a diametro di 505 Km e la superficie più riflettente del sistema solare. A differenza degli altri satelliti ghiacciati di Saturno, possiede regioni con crateri poco profondi, pianure fratturate e terreni rugosi.
Le ultime immagini giunte dalla sonda, scattate controluce a circa 100 e 330.000 km dalla superficie, hanno reso possibile scoprire getti di vapore acqueo. Questi geyser, che fuoriescono dalle fratture giganti poste al polo sud del satellite, testimoniamo l'esistenza di acqua solida sotto la crosta ghiacciata.
I prossimi passaggi saranno molto vicini ai questi getti geyser, ma secondo i responsabili della missione si tratta di una minaccia limitata per l'incolumità della sonda, dal momento che le particelle che incontrerà a forte velocità sono in ogni caso di piccole dimensioni. Al centro dell'interesse dei ricercatori il processo che genera questi getti di vapore acqueo e molecole organiche, per capire se, come Titano, anche Encelado possa nascondere un oceano al di sotto della superficie ghiacciata. L'importanza di tale possibilità è legata alla possibilità di avere le condizione per ospitare la vita.

lunedì 16 novembre 2009

Shuttle Atlantis: ultimo volo!!

Il conto alla rovescia per la missione STS-129 ormai è vicinissimo. Il decollo della navetta spaziale Atlantis è previso per le ore 20.28 e le previsioni meteo sono favorevoli.
Il lancio può essere seguito in diretta dagli appassionati sul sito della NASA:
https://www.nasa.gov/multimedia/nasatv/index.html.
Obiettivo della missione è il trasporto di due Express Logistics Carrier contenenti componenti di ricambio e rifornimenti per la SSI (Stazione Spaziale Internazionale). Altro scopo della missione è la rotazione dell'equipaggio.
Questa spedizione inoltre segnerà la fine delle missioni Shuttle: questa è l'ultima missione prima della sostituzione.
L'equipaggio ècomposto dal Comandante Charlie Hobaugh, il Pilota Barry Wilmore, gli Specialisti di Missione Leland Melvin, Mike Foreman, Robert Satcher e Randy Bresnik.

Marte: salvataggio di Spirit


Nel gennaio del 2004, il rover Spirit è stato il primo esploratore della superficie di Marte .
Si tratta di un piccolo robot dotato di lenti, macchine da ripresa e sonde, capace di inviare sulla Terra informazioni molto preziose.
La missione è nata supponendo una durata di pochi mesi, ma il robottino ha stupito tutti gli scienziati della Nasa ed ha continuato a trasmettere dati fino ad oggi.
Solo nel 2006 il rover ha subito una nota di arresto a causa del guasto di una ruota. Pur zoppicante, ha comunque proseguito le sue passeggiate marziane, esplorando la superficie sabbiosa del pianeta rosso.
Purtroppo però Spirit ha incontrato una nuova difficoltà: è affondato in un terreno soffice e polveroso, un'area denominata "Troy", e per questo i coordinatori della missione sono stati costretti a trasmettere i comandi per il salvataggio del rover.
Il direttore della missione, Doug McCuistion, ha dichiarato: «Sarà un lavoro molto lungo e c'è un'alta probabilità che i tentativi non porteranno ad un successo». Gli esperti dell'agenzia, basandosi su esperimenti fatti simulando le condizioni peculiari a quelle marziane, sono scettici. Molti, comunque, sperano di salvare Spirit dalla trappola che lo tiene prigioniero già dal 23 aprile scorso, e sono disposti a proseguire i tentativi anche fino all'inizio del prossimo anno.
Il risultato della manovra sarà chiaro solo domani, quando Spirit invierà i primi dati sulla Terra. In ogni caso anche questo ostacolo arricchirà le conoscenze sul suolo marziano, che si è rivelato estremamente accidentato.

domenica 15 novembre 2009

iPhone: sensore chimico-sensoriale


La Nasa ha stupito tutti rendendo pubblico il risultato del programma Cell-All del Department of Homeland Security's (DHS). Si tratta di un sensore chimico sensoriale collegabile ad apparecchi telefonici. Ma ancor di più a stupire è l'applicazione di tale sensore allo smartphone per eccellenza, l'iPhone.
Il prototipo, progettato dal ricercatore Jing Li, consente infatti di registrare la presenza di elementi chimici (quali ammoniaca, cloro, metano, gas, ecc.), e, grazie ad una piccola sonda collegata ad un chip, di trasmettere i dati raccolti sfruttando un nerwork Wifi.
Importante inoltre è la possibilità di raccogliere e trasferire tali informazioni a basse costo e a basso assorbimento di energia.

Le applicazioni nella vita reale sono molteplici, prima fra tutte la possibilità in casi di emergenza di trasmettere dati in pochi secondi.

sabato 14 novembre 2009

Acqua sulla Luna in gran quantità!!

La NASA, grazie al progetto L-CROSS (Lunar Crater Observation and Sensing Satelitte) è riuscita a trovare conferma al quesito che da anni interroga gli scienziati. Non solo c'è acqua sulla Luna, ma c'è un'importante quantità di acqua ghiacciata.
La scoperta è stata possibile grazie al bombardamento del polo sud lunare. Dal cratere Cabeus, durante l'esplosione è stato possibile registrare nei detriti sollevati la presenza del prezioso elemento.
Michael Wargo, capo degli scienziati lunari, ha confermato che la scoperta ha permesso di svelare uno dei segreti più a lungo discussi relativi al nostro satellite. E questa permetterà di capire meglio anche il sistema solare. Come sui ghiacciai della Terra, così nelle zone d'ombra della Luna, i campioni di ghiaccio possono conservare tracce antichissime, che possono racGrassettocontare l'evoluzione del sistema planetario.
L'applicazione di tale scoperta inoltre sarà importantissima per il ritorno dell'uomo sulla Luna, previsto entro il 2020. L'acqua infatti potrebbe permettere una permanenza maggiore di una colonia scientifica.
Margherita Hack ha commentato la scoperta: "la presenza dell'acqua in forma solida era prevedibile, dato che la massa della Luna è troppo piccola e gli elementi gassosi sono sfuggiti alla sua gravità miliardi di anni fa. Inoltre la sua presenza nelle parti in ombra del satellite è dovuta alla temperatura, che rimane inferiore allo zero, mentre arriva a +100°C nelle zone esposte al sole."

giovedì 12 novembre 2009

Ares 1-Y: lancio cancellato

Dopo il primo test di prova del razzo vettore Ares 1-X, il cui esito è stato messo in pericolo dalla mancata apertura di uno dei tre paracaduti, che dovevano frenarne l'impatto con l'oceano Atlantico, arriva scottante la bocciatura dalla Commissione Augustin, che ritiene scarsi i fondi destinati al programma Constellation. L'allungamento dei tempi per la messa in orbita del vettore renderebbe infatti vani i tentativi di sostituire rapidamente i vecchi Shuttle. Senza un iniezione sostanziosa di denaro, il programma risulta quindi inattuabile.
Per questo il lancio di Ares 1-Y non avverrà. Il suo obiettivo era quello di testare il motore LAS, indispensabile per portare in salvo la capsula con l'equipaggio in caso di abort.
Sono principalmente tre le motivazioni del no di Norman Augstin.
Il primo è legato alla resa dei motori, di cui sono stati sostituiti i propulsori. I risultati però non sono stati quelli sperati: le prestazioni sono non solo inferiori, ma portano ad un eccessivo consumo di carburante.
Il secondo, già anticipato, è dato dal tempo. Anche se l'agenzia spaziale ammettesse l'errore nella costruzione del vettore, la correzione porterebbe ad uno slittamento dei tempi al 2017, mentre il pensionamento degli Shuttle è previsto per il vicinissimo 2010.
Il terzo è relativo ai fondi, dato ce le risorse finanziarie a disposizione della Nasa non sono adeguate a sostenere adeguatamente tali progetti.
Si rende quindi ormai indispensabile per la Nasa la collaborazione con l'industria privata, tenendo bene in considerazione l'organizzazione dei Near Earth Objects, asteroidi e comete che attraversano l'orbita terrestre.

mercoledì 11 novembre 2009

Mercurio: cuore di ferro



Il primo pianeta del sistema solare ci rivela finalmente la sua natura. Grazie alla sonda Messenger, la Nasa ha diffuso i dati raccolti da una distanza di appena 228 km dalla sua superficie. Prima di questo incontro ravvicinato, solo la sonda Mariner 10, nel lontano 1970, lo aveva sorvolato.
A differenza degli altri pianeti, Mercurio possiede un cuore di ferro: oltre il 60% del suo nucleo è composto da questo metallo pesante, che si presenta inoltre in una rara forma e crea un campo magnetico del tutto particolare.
I planetologi sostengono inoltre che le origini del pianeta siano da attribuire ad uno scontro planetario con un altro corpo celeste, che lo ha privato degli strati più superficiali, lasciando prevalere il suo interno ferroso.
Sono state inoltre raccolte informazioni sulle dimensioni e la formologia di Mercurio, il più piccolo pianeta del sistema solare. Si estende, infatti, su un diametro di appena 4.880 km e la sua temperatura superficiale oscilla tra 485°C al sole ai -180°C all'ombra.
La sua superficie è inoltre caratterizzata da numerosi crateri, segni evidenti di attività vulcanica e dei numerosi impatti avvenuti nel corso della sua formazione. Inoltre è quasi certa la presenza di ghiaccio, portato da antiche comete, all'interno dei crateri non esposti direttamente al Sole.
E' stata oltre tutto dimostrata la presenza attorno al pianeta di un’atmosfera estremamente sottile, generata dall’azione dei raggi solari che interagiscono con la superficie.
Prossimo obiettivo della sonda Messenger, che entrerà in modo permanente nel 2011 nell'orbita di Mercurio, l'osservazione dei due poli.

martedì 10 novembre 2009

Ares 1-X: nuovo vettore Nasa


E’ avvenuto a fine ottobre il primo lancio di prova del razzo Ares 1-X, il nuovo vettore della Nasa, che con il progetto Constellation, potrebbe portare gli astronauti su Marte e riportarli anche sulla Luna. L’Ares 1-X dovrebbe andare a sostituire la flotta degli Shuttle, che ormai sono pronti al pensionamento. Il razzo, lungo 100 m, è decollato dalla base di Cape Canaveral in Florida alle 11.30 locali, con un giorno di ritardo a causa delle cattive condizioni meteorologiche. Il vettore ha seguito il programma di volo e si è separato in 2 tronconi dopo circa 2 minuti dalla partenza.
Rispetto allo Shuttle, Ares 1-X risulta più longilineo e per questo è denominato "the stick" (lo stecco).
L’Ares 1-X è formato da tre stadi (parti): una prima a propellente solido, che ha la funzione di effettuare la prima fase di volo, una seconda a combustibili liquidi, idrogeno e ossigeno, che contiene anche il motore (il J-2X) ed una terza, la capsula Orion, composta dalla cabina di pilotaggio e l'alloggio, che può contenere fino a 6 cosmonauti.
Il test, che riguardava il funzionamento del primo stadio è già risultato molto costoso, ben 445 milioni di dollari per un volo di soli due minuti e mezzo. L'obiettivo quindi di assicurare il viaggio ad equipaggio e materiale per il mantenimento della Stazione Spaziale Internazionale (SSI) potrebbe sfumare, dato che la messa a punto del razzo avverrà per il 2016, quando l'avamposto umano potrebbe aver raggiunto il tramonto.

domenica 8 novembre 2009

Indonesia: Asteroide impatta l' 8 ottobre

E' stato emesso in questi giorni il comunicato della NASA che conferma l'impatto di un asteroide in Indonesia. L'8 ottobre scorso, intorno alle ore 11, un grande boato ha spinto la popolazione della città di Bone lungo la costa ha guardare in cielo ed osservare la pioggia di polveri e ad una scia di nuvole.
Gli specialisti dell’US Air Force e di alcune università, che collaborano con la Nasa, hanno registrato l'evento e sono risaliti alla causa: un asteroide di circa 10 m di diametro è caduto nell’atmosfera alla velocità di 20 km/s. Si è sbriciolato nell'impatto con l'atmosfera e ad un’altezza tra i dieci e i venti chilometri ha sca­tenato un’energia di 50 kton. Potenza che è tre vol­te superiore alla bomba di Hiroshima (che era di quindici kton). La disintegrazione in aria ha provocato quindi solo un'onda d'urto.
Da studi recenti si è scoperto che corpi di taglia simile cadono sul nostro pianeta ogni dieci anni. Ma la problematica che ha evidenziato è la difficoltà di monitare il cielo per prevenire impatti di natura ben più catastrofica. La rete di sorveglianza odierna, infatti, è del tutto insufficiente, per questo il Congresso americano ha chiesto di elaborare un strategia precisa entro l'ottobre 2010.
Gli studi sulle comete intanto continuano e la recente scoperta del geologo americano Sankar Chatterjee (Università del Texas), ha riaperto il dibattito sull'asteoide o cometa che portò alla scomparsa dei dinosauri. Secondo le sue ricerche infatti l'impatto è avvenuto in India, nel bacino di Shiva e non come finora sostenuto nella Penisola dello Yukatan. Rimane confermata invece la consapevolezza che l'’impat­to alzò uno strato di polvere tale, che avvolse l’intero pianeta sconvolgendo il clima.

sabato 7 novembre 2009

JAXA: scoperto buco sulla Luna

L'agenzia spaziale nipponica JAXA ha confermato la scoperta di un buco sulla Luna.
Merito della sonda Kaguya ,che per ben due anni ha scansionato la superficie lunare,
catalogando mari e valli seleniche.
Del diametro di 65 m, il buco lunare è stato individuato nella zona collinare di Marius Hills, un'area un tempo vulcanica. La sua formazione non è ben chiara. Potrebbe essere la conseguenza di un'eruzione vulcanica durante la formazione della Luna e della sua conseguente fase di raffreddamento. Oppure potrebbe trattarsi di una cavità dalla quale fuoriusciva lava miliardi di anni fa.
L'interesse scuscitato dai giapponesi, ha spinto la NASA a lanciare in orbita la sonda Lunar Reconnaissance Orbiter, per decifrare meglio la morfologia lunare e le caratteristiche del sottosuolo. Tutto questo per un'importante applicazione: la colonizzazione scientifica della Luna. Uno dei problemi ai quali gli astronauti andrebbero incontro sono le radiazioni solari, che la superficie lunare è in grado di respingere grazie alla regolite che ricopre la sua superficie. L'alternativa a ricoprire le future costruzioni sulla Luna di questo materiale, è lo sfruttamento delle caverne lunari, in quanto il basalto che le ricopre sarebbe la protezione ideale.

giovedì 5 novembre 2009

Venere: eruzione vulcanica o fenomeno climatico?

Dalla sonda Venere Express dell'ESA sono arrivate nuove immagini interessanti dal secondo pianeta del sistema solare: Venere. La sonda è partita nel 2005 e ha l'obiettivo di svelare i misteri dell'atmosfera venusiana.
Le immagini hanno confermato la macchia chiara apparsa nell'emisfero sud, scoperta il 19 luglio scorso dall'astrofilo statunitense Frank Melillo, che aveva scoperto macchie simili anche in precedenza. A colpire gli studiosi la particolare luminosità ed estensione del fenomeno.
La prima teoria ipotizzata è stata l'eruzione vulcanica, ma a questa si sono affiancate tre concorrenti: l'interazione del vento solare con l'atmosfera venusiana, l'impatto di una cometa o un evento atmosferico ancora mai osservato.
Un'eruzione vulcanica sarebbe plausibile data la natura della superficie di Venere. Essa infatti è ricoperta dal 90% da rocce basaltiche, segno evidente delle forti attività vulcaniche sul pianeta. Meno verossimile la possibilità di registare un'eruzione di tale violenza sul pianeta da rilevarne traccia nell'atmosfera, dato che gli studi precedenti sulla morfologia del pianeta hanno individuato vulcani a scudo (con fuoriuscita di lava senza esplosioni) quindi non osservabili esternamente.
L'ipotesi del vento solare si basa su altre osservazioni, anche se di entità minore, riconducibili alle particelle cariche provenienti dal Sole. La contraddizione nasce però dalla persistenza di questo fenomeno, la macchia infatti non è scomparsa in pochi giorni come negli altri casi.
A colpire gli studiosi la data dell'evento, nello stesso periodo infatti anche su Giove è stata osservata una nuova macchia. La certezza però che sul pianeta gigante la macchia sia stata provocata dall'impatto con una cometa, che ha generato una macchia scura nell'atmosfera.
La macchia essendo chiara su Venere sarebbe forse spiegabile dalla diffusione negli strati alti dell'atmosfera di frammenti del corpo cometario, dato che le particelle di ghiaccio sono più riflettenti. Ma considerando la composizione dell'atmosfera di Venere, l'abbondanza di anidride carbonica e zolfo, in caso di impatto, avrebbe dovuto dar vita anche qui ad una macchia scura come su Giove.
L'ultima teoria riguarda i fenomeni climatici. L'atmosfera del pianeta infatti è caratterizzata da fortissimi venti e correnti convettive che trasportano biossido di zolfo e vapore d'acqua dalle quote più basse, generando enormi nubi di acido solforico negli strati più alti. Queste ultime essendo osservabili dall'esterno potrebbero spiegare la macchia chiara.
L'atmosfera venusiana rimane ancora ricca di segreti. Essa ruota 60 volte più veloce della rotazione del pianeta stesso ed è presente un doppio vortice che ruota attorno al polo meridionale.