mercoledì 30 dicembre 2009

Eclissi Lunare per l'Ultimo dell'Anno 2009


Quest'anno si chiuderà davvero in bellezza per l'Anno Internazionale dell'Astronomia grazie all'Eclisse di Luna.
Il nostro satelitte infatti transiterà nel cono d'ombra creato dall'allineamento tra Sole e Terra. L'eclisse si verifica dunque solo durante i pleniluni con l'oscuramento dell'intero satellite. Non per questo ogni mese (il moto di rivoluzione lunare è pari a 29 giorni) si assisterà a tale spettacolo, devono infatti essere presenti condizioni geometriche particolari.
L'Eclissi attesa per l'Ultimo dell'Anno sarà però solo parziale, avrà infatti una magnitudine ombra dello 0,076 e una magnitudine penombra di 1,056.
Il culmine della parzialità si osserverà alle ore 20.23 locali. Anche se non assumerà il tipico colore rosso delle eclissi totali, si potrà vedere alta nel cielo la parte meridionale oscurata. Il resto della Luna mostrerà una luce particolare data dalla penombra.
Tutti gli appassionati attenderanno con ansia l'evento, dato che la prossima eclisse di Luna avverrà solo il 21 dicembre del 2010. Le loro aspettative però potrebbero essere deluse dalle previsioni meteo. Non resta che tenere le dita incrociate e guardare il cielo prima di iniziare i festeggiamenti.

domenica 27 dicembre 2009

Lampo gamma "corto"

Il satellite Nasa Swift, al quale l'Italia partecipa attivamente, ha registrato il lampo più potente di raggi gamma osservato finora. Si è trattato di un lampo gamma molto breve, di appena 0,3 secondi, per questo definito di tipo "corto". Il satellite è riuscito comunque a localizzare la provenienza precisa.
E' stato classificato come GRB090426 ed ha avuto origine dallo scontro di due oggetti molto compatti, come due stelle di neutroni oppure di una stella di neutroni e un buco nero.
Lo studio dei dati registrati ha dimostrato che il fenomeno e' stato generato da una sorgente che si trova a circa 11 miliardi di anni luce dalla Terra.

sabato 26 dicembre 2009

L'Elisir di giovinezza delle stelle


L'Università di Bologna ha condotto uno studio su alcune stelle giovani, che hanno suscitato l'interesse degli astronomi per la loro localizzazione in regioni della Via Lattea popolate solo da stelle molto anziane. Sembra infatti che alcune di queste stelle anziane siano ringiovanite e siano diventate "vagabonde blu".
La giovinezza di una stella è data dal periodo in cui ha sufficiente idrogeno per mantenere temperatura e luminosità costanti. Se alle stelle vengono procurate nuove riserve di idrogeno, esse "ringiovaniscono" .
Il segreto di questo elisir di giovinezza si può spiegare con due ipotesi. La prima secondo la quale due stelle anziane possono entrare in collisione e fondersi tra loro. La seconda per cui le stelle possono ringiovanire per una forma di cannibalismo: una delle due assorbe l'altra fino ad inglobarla completamente. In entrambi i casi il risultato è una nuova stella dimensioni maggiori e dall'aspetto decisamente più giovane data la nuova energia assunta.
A dimostrazione di queste ipotesi sono state scattate alcuni immagini ad alta risoluzione grazie al telescopio Hubble. La zona osservata si trova al centro di Messier 30 (M30), un'ammasso globulare (sistema stellare di forma sferica) che si trova a circa 28.000 anni luce dalla Terra.
M30 si trova infatti nella periferia della Via Lattea ed è formato da circa 600.000 stelle di età vicina ai 13 miliardi di anni.
Lo studio di queste foto ha portato ad individuare due tipi di vagabonde blu: le stelle più calde e meno luminose nate da collisioni e le stelle più fredde e brillanti originate da trasferimenti di materia. La loro formazione è stimata circa due miliardi di anni fa, quando cioè nel nucleo dell'ammasso globulare si è verificato un forte aumento della densità del nucleo.

giovedì 24 dicembre 2009

Allen Telescope Array (ATA)

Ad Hat Creek, in California, si sta costruendo uno dei siti più imponenti di radioascolto.
Saranno completati infatti ben 350 antenne, con un diametro di circa 6 metri ciascuna, che avranno lo scopo di studiare fenomeni naturali e non nell'Universo.
Il sito si chiamerà Allen Telescope Array (ATA), dal suo finanziatore Paul Allen, ed utilizzerà il metodo dell'interferometria, grazie al quale i radioastronomi saranno in grado di simulare un gigantesco radiotelescopio che permetterà di ascoltare ampie regioni dello spazio.
ATA permetterà di studiare fenomeni come il cannibalismo tra buchi-neri o il fenomeno delle galassie scure, cioè prive di stelle.
Uno dei vantaggi principali di questa struttura sarà la possibilità di mappare l'intero cielo in un giorno e ripetere le osservazioni il giorno successivo.
Inoltre questo sito verrà utilizzato per registrare eventuali segnali radio intelligenti di origine extraterrestre. Questo tipo di ricerca ha sempre appassionato sia i professionisti che gli astrofili.
Il Programma Seti, che se ne occupava, riuscì a proseguire, dopo la cancellazione nel 1993 dal congresso americano, solo grazie ai finanziamenti della Silicon Valley con il Progetto Phoenix.
Quest'ultimo si è però concluso nel 2004 ed ha esplorato circa 750 stelle, contro i circa 200 miliardi di corpi stimati nell'Universo.
Spetterà proprio ad ATA proseguire il compito. Sarà in grado infatti di ricevere segnali da stelle distanti 500 anni-luce. E chissà, forse saremo in grado di individuare qualche civiltà intelligente.

mercoledì 23 dicembre 2009

Titano: scoperto lago di metano


La NASA ha annunciato che la sonda Cassini, progettata in collaborazione con l'ESA (Agenzia Spaziale Europea) e l'ASI (Agenzia Spaziale Italiana), ha mostrato delle nuove immagini dell'emisfero settentrionale del satellite più grande di Saturno.
Titano infatti con i suoi oltre 5000 Km di diametro rappresenta la seconda luna più grande del nostro sistema solare.
Lo studio di queste foto, scattate dopo il lungo inverno, ed in particolare dei riflessi provocati dai raggi solari, ha portato alla scoperta di un enorme lago, chiamato "Kraken Mare".
Possiede una superficie di ben 400.000 Km. Inoltre non si tratta di un lago composto da acqua, bensì da metano. Le condizioni ambientali di Titano infatti rendono liquidi gli idrocarburi.
La scoperta si aggiunge però a quella già avvenuta un anno fa. La stessa Nasa aveva osservato un altro lago di metano liquido nell’emisfero sud del satellite.

lunedì 21 dicembre 2009

Spitzer osserva la stella 61 Virginis

Gli studi sui pianeti simili al nostro, e forse abitabili, nell'Universo ha dato nuovi risultati. Sembra infatti che pianeti di massa piccola che ruotano attorno a stelle vicine siano molto più diffusi del previsto.
Sono stati scoperti ben sei pianeti di piccola massa che orbitano intorno a stelle analoge al nostro Sole. Gli studi del team guidato da Steven Vogt e da Paul Butler hanno portato a catalogare ad esempio due “super-Terre” dotate di massa pari a 5 e 7,5 volte quelle delle Terra.
Le osservazioni sono state fatte grazie ai dati raccolti dal Keck Observatory (isole Hawaii) e dall'Anglo-Australian Telescope (AAT), in Australia.
A destare l'attenzione degli studiosi la i pianeti che ruotano attorno alla stella brillante 61 Virginis, che dista appena 28 anni luce ed è visibile ad occhio nudo nella costellazione della Vergine. Questa stella ha la particolarità di avere età, massa e altre caratteristiche simili al Sole.
Inoltre gli studi fatti grazie all'utilizzo dello Spitzer Space Telescope della NASA, hanno portato a scoprire che 61 Vir possiede uno spesso anello di polveri, avente la distanza doppia rispetto a quella che separa il nostro Plutone dal Sole. Queste polveri portano a supporre delle collisioni di corpi simili a comete, nelle zone esterne e più fredde del sistema.
E' stato inoltre osservato un altro nuovo sistema, composto da pianeti di circa 7,5 masse solari che orbitano intorno a HD 1461, un perfetto gemello del Sole. Quest'ultimo possiede una massa la cui misura spazia tra quelle della Terra e di Urano, ed è localizzato a 76 anni luce da noi.

domenica 20 dicembre 2009

Nove stelle nell'Orsa Maggiore


La notizia arriva dagli scienziati Usa: le stelle dell'Orsa Maggiore in tutto sono nove.
Alle sue sette stelle era già stata aggiunta Alcor, una piccola stella vicina a Mizar, la mediana del timone del Grande Carro, ma che non è visibile ad occhio nudo.
Il team di Progetto 1604 - un gruppo di scienziati della Nasa e di alcune delle università più prestigiose americane - ha portato a scoprire una piccola nana rossa che orbita vicino ad Alcor e che si trova a circa 80 anni luce dalla Terra. E' stata nominata come Alcor B e possiede una massa un quarto di quella del nostro Sole.
La scoperta è stata possibile grazie ad una nuova tecnica, che permette di individuare oggetti in orbita accanto a una stella vicina.
Registrando le posizioni di Alcor A e Alcor B in diversi momenti dell'anno è stato possibile dimostrare che le due stelle sono compagne che si muovono in uno schema diverso delle altre stelle del Carro.
Questo metodo di osservazione rende omaggio ai grandi astronomi del passato, come Galileo e Copernico. Galileo sosteneva infatti che, se secondo la teoria di Copernico la Terra orbita attorno al Sole, avrebbe potuto dimostrarlo osservando il movimento in parallasse delle stelle più vicine. Il movimento in parallasse si riferisce al modo con cui le stelle sembrano muoversi nell'arco di un anno, dato che a causa del moto di rotazione perché dalla Terra osserviamo le stelle da punti di vista lievemente diversi man mano che il nostro pianeta compie il suo moto di rivoluzione attorno al Sole.

sabato 19 dicembre 2009

SuperTerra: GJ 1214b


Da tempo ormai l'interesse degli astronomi si è spostato dal nostro Sistema Solare ai pianeta ExtraSolari.
A circa 40 anni luce dal nostro pianeta infatti è stata scoperta una «SuperTerra». Si tratta di un pianeta di 10 masse più grande rispetto alla Terra, ma nello stesso tempo più piccolo rispetto ai grandi giganti finora individuati nel cosmo. Lo caratterizza la presenza di una debole atmosfera spessa 200 km e la ricchezza di ghiaccio.
Il nuovo pianeta è stato scoperto dal team capeggiato da David Charbonneau (Università di Harvard) grazie ad un telescopio amatoriale. Il pianeta è stato chiamato GJ 1214b ed impiega appena 38 ore per compiere il suo moto di rivoluzione attorno alla sua stella. Quest'ultima dista da lui circa 2 milioni di Km ed è classificata come nana rossa. Nonostante questa distanza la temperatura superficiale è di circa 200°C, quindi inospitale per la vita.
La scoperta di questo pianeta è interessante in quanto si tratta di uno dei pochi pianeti extrasolari scoperti con la tecnica dei transiti.
Il precedente più noto è Corot-7b, che possiede una massa simile a GJ 1214b, ma di composizione diversa. Mentre Corot-7b ha un cuore roccioso e potrebbe avere la superficie ricoperta di lava, gli studiosi ritengono che la maggior parte di GJ 1214b sia composto di ghiaccio allo stato cristallino ed il resto da silicio e ferro.

venerdì 18 dicembre 2009

Esagono nel Polo Nord di Saturno

Già due anni fa, la sonda Cassini-Huygens identificò una strana “struttura atmosferica esagonale” in corrispondenza del polo nord di Saturno. Ancora prima fu la navetta Voyager negli anni '80 a rilevarlo. Il fenomeno ad oggi è ancora inspiegato.
Gli studiosi sperano di riuscire a far luce su tale evento grazie alle 55 immagini scattate in rapida successione dalla Cassini. Le foto sono state effettuate durante l'atteso ritorno della primavera sul sesto pianeta del sistema solare, dopo ben 15 anni di inverno.
Il perdurare di questo esagono, le cui dimensioni superano di due volte la Terra, lascia molte perplessità, se si considera che sul nostro pianeta i fenomeni atmosferici hanno una durata massima di poche settimane.
Per gli esperti della NASA si tratta di un vero e proprio enigma, dato che nel cosmo prevalgono le forme sferiche ed a spirale, non certo quelle esagoni. Inoltre la densa atmosfera di Saturno con moti a conformazione circolare rende ancora più inaspettata la presenza di una figura geometrica esagonale.

giovedì 17 dicembre 2009

In dubbio la teoria del Big Bang

La cosmologia moderna si basa sulla teoria del Big Bang e sull'espansione dell'Universo da tale esplosione. Quello che era prima rimane ancora un mistero.
L'Universo secondo tale teoria sembra dunque andare in una determinata direzione, dal passato al futuro, seguento quella che è conosciuta come la "freccia del tempo" e che si basa sulla seconda legge della termodinamica. Quest'ultima sostiene che i sistemi chiusi, invariabilmente, passano da uno stato di ordine a uno di disordine al trascorrere del tempo.
Lo studioso Sean Carrol ha messo in discussione la teoria del Big Bang, introducendo nuove ipotesi basate sull'esistenza del tempo anche prima dell'esplosione iniziale.
La teoria più accreditata ha iniziato a vacillare con la consapevolezza che oltre il 90% del cosmo ci è sconosciuto. Sono stati infatti scoperte da poco sia la materia oscura che l'energia oscura, che prendono il nome proprio dalla loro natura misteriosa.
I dubbi sottolineati da Carrol, si basano sulle osservazioni del satellite WMAP (Wilkinson Microwave Anisotropy Probe), che hanno mappato la radiazione cosmica di fondo, ossia l'eco della grande esplosione iniziale. L'Universo primordiale appare molto caldo, denso e con stati di bassa entropia. Quest'ultima rimane inspiegata.
Un'ipotesi, spiega Carroll, potrebbe essere l'esistenza del Multiverso, cioè della coesistenza di tanti "piccoli" universi. Maggiore è il numero infatti di questi mondi a bassa entropia, più grande è l'entropia totale, data dalla somma di quelle prodotte dai vari universi.
A sostegno del Multiverso arrivano proprio gli stessi risultati delle analisi fatte da WMAP. Il nostro Universo sembra essere dotato infatti di una sorta di "impronta digitale" lasciata dalla formazione di fluttuazioni quantistiche nella radiazione cosmica di fondo. Inoltre tali fluttuazioni sembrano avere una intensità più forte in una parte del cielo che in un'altra. Proprio questo potrebbe essere la testimonianza della produzione di nuovi universi.

martedì 15 dicembre 2009

Geminidi: Santa Lucia regala stelle cadenti


Le aspettative degli appassionati, che tra la notte del 13 e quella del 14 dicembre speravano di osservare la corrente meteorica chiamata Geminidi, sono state disattese causa maltempo.
Fortunatamente fino al 19 del mese sarà possibile assistere al fenomeno, anche se con un intensità sempre minore.
Lo sciame delle Geminidi, che prende il nome dalla costellazione dei Gemelli da cui sembrano arrivare le meteore nel cielo, è di natura del tutto particolare. A differenza degli altri, infatti, non ha origine dai detriti sparsi da comete nel loro passaggio al perelio, bensì sono legate all'asteroide 3200 Phaeton, che prosegue la sua orbita dopo aver esaurito la sua acqua ed essere rimasto senza coda (si tratta infatti di un ex-cometa).
Altre caratteristice sono la brillantezza, la scia giallastra e la scarsa velocità che le rende facilmente individuabili. A favore degli osservatori anche la fase calante della Luna, ormai quasi giunta al novilunio.

In arrivo l'asteroide VK 184

La minaccia degli asteroide tiene da sempre tutti con il fiato sospeso.
Recentemente è stato l'asteroide Apophis ad essere al centro dell'attenzione. Con i suoi 350 metri era il principale candidato per l'estinzione della vita.
Gli scienziati della NASA però tranquillizzano: non si tratta di una minaccia per il nostro pianeta. Aphofis è stato declassato in base alla classificazione degli asteroidi, che si basa sul rischio di impatto e sul duplice indice della Scala Palermo e la Scala Torino. Quest'ultima scala prevede undici livelli di rischio, partendo da zero (rischio nullo) fino ad arrivare a dieci (collisione sicura). Secondo la Scala Torino l'asteroide viene ora considerato con rischio tra 0 e 1. Le probabilità di collisione sono infatti scese ad 1 su 250mila.
Scampato questo pericolo, ecco presentarsene un'altro. Gli scienziati hanno avvistato un nuovo candidato, chiamato VK 184. Scoperto nel 2007 dal Catalina Space Survey, si teme il suo arrivo per il giugno del 2048. Possiede un diametro di 130m e, dai primi studi, risulta avere 1 probabilità su 2700 di impattare con la Terra.

domenica 13 dicembre 2009

Crazy Diamond: il buco nero più brillante

I buchi neri sono da sempre oggetti misteriosi, ma per la prima volta ne è stato osservato uno da vicino. Testimoni dello spettacolo sono il satellite Agile dell'ASI (Agenzia Spaziale Italiana) e il satellite Fermi della NASA.
A meravigliare gli studiosi è stata l'enorme quantità di materia che riesce ad assorbire e l'incredibile brillantezza emanata. Strappando il record detenuto dalla pulsar della costellazione delle Vele, il buco nero si è meritato il nome di Crazy Diamond.
I buchi neri hanno un ruolo fondamentale nel cosmo, anche se arrivano quasi a stravolgere le regole della fisica conosciuta. Riescono, infatti, a portare le particelle ad accelerazioni tali, che i più potenti strumenti sulla terra non riescono a riprodurre.
Anche per questo vengono considerati laboratori cosmici e sicuramente in fututo riserveranno grandi sorprese.
Al momento gli astronomi stanno tentando di studiare alcuni effetti della teoria della relativita' generale di Einstein e l'interazione delle particelle con campi elettrici e magnetici altrimenti irraggiungibili.
Tra gli scienziati affascinati da questi corpi celesti, va sicuramente citato Steven Hawking, il primo che, negli anni '70, ipotizzò la loro esistenza. Da allora si è venuti a conoscienza del fatto che si trovano generalmente al centro di alcune galassie e che assorbendo grandi quantità di materia, raggiunto il punto limite, sono costretti a rigettare la materia creando spettacolari getti ad alta velocità e su diverse lunghezze d'onda (tra cui i raggi gamma).

venerdì 11 dicembre 2009

Allan Hills: meteorite marziano al Polo Sud


E' stato esaminato con i microscopi moderni il meteorite caduto nell'Antartide nel 1992. Arrivato sulla Terra dopo essersi staccato da Marte circa 13mila anni fa, a seguito dell'impatto con un asteroide. Caduto nelle Allan Hills, da cui prende il nome, è stato catalogato come ALH 84001.
Grazie alle nuove analisi sono state trovate tracce di una colonia batterica, se pur fossile, frutto non di contaminazione terrestre (come inizialmente ipotizzato), ma di origine marziana.
In partocolare sono stati trovati piccoli cristalli di magnetite e dischi carbonati all'interno della roccia. I batteri fossili sono racchiusi in questi cristalli di magnetite, prodotti dai batteri stessi. Traccia di un'interazione con l'acqua su Marte risalente a circa 3,5 miliardi di anni fa.

giovedì 10 dicembre 2009

Quasar: fabbriche delle galassie

Le quasar sono molto simile a stelle, ma risultano molto più luminose ed emettono potenti raggi. Sono definite radiosorgenti quasi-stellari, da qui il nome di quasars.
La scoperta che questi oggetti possano essere all'origine delle galassie, arriva dal team europeo guidato da David Elbaz, con sede ad Heidelberg (Germania), osservando il comportamento di una quasar, che si trova a circa 5 miliardi di anni luce dalla Terra.
La quasar, catalogata come HE0450-2958, sta infatti iniettando un fascio di gas e radiazioni verso una galassia distante circa 22mila anni luce, incrementando il suo numero di stelle. Inoltre la quasar si sta lentamente avvicinando alla galassia, con cui presto si fonderà.
Per questo motivo gli scienziati considerano le quasar fornaci di galassie, aprendo una nuova visione sulle teorie dell'Universo.

mercoledì 9 dicembre 2009

Milky Way: foto ritratto


Il telescopio Spitzer ha permesso alla Nasa di mostrare il più grande foto-ritratto della Via Lattea. L'Adler Planetarium di Chicago ha assemblando 800.000 scatti ad alta risoluzione, dando vita ad uno scatto di 37 metri di lunghezza, 1 metro di altezza e 6 metri nel punto più “alto” in corrispondenza del centro della galassia.
"Si tratta della più grande, sensibile e più risoluta foto ad infrarosso della Via Lattea" ha dichiarato Robert Hurt, del Spitzer Science Center di Caltech.

martedì 8 dicembre 2009

Wise: nuovo telescopio spaziale


La Nasa ha in programma entro l'anno di lanciare un nuovo telescopio spaziale, chiamato WISE, acronimo di Wide-field Infrared Survey Explorer, grazie al razzo Delta 2.
Gli scienziati, guidati da Edward Wright dell'Università di Los Angeles (California), hanno grandi aspettative da questo nuovo gioiello. Sarà in grado di scannerizzare la luce dei corpi celesti più lontani, la cui osservazione era difficile a causa della troppa polvere o della distanza. Inoltre potrebbe osservare un gran numero di asteroidi scuri, non ancora catalogati nel sistema solare.
Avrà inoltre il compito di analizzare il cielo alla ricerca di radiazioni a infrarossi, luce emessa dalla parte più fredda degli oggetti celesti, ed inoltre individuare le stelle nane marroni. Si tratta di stelle molto più piccole del nostro Sole e che non hanno massa sufficiente per innescare la fusione nucleare.
L'attenzione recentemente si è spostata su queste stelle, in quanto si ritiene che siano molto più numerose delle stelle già conosciute e che alcune possano trovarsi molto vicine alla Terra, forse più della stella più vicina conosciuta, Proxima Centauri, distante circa quattro anni luce
.

lunedì 7 dicembre 2009

Marte: Curiosity


Alla fine del 2011, la NASA ha previsto di inviare su Marte un nuovo rover: Curiosity.
Il suo obiettivo sarà quello di passare in perlustrazione il Pianeta Rosso e analizzare campioni organici. Si affiancherà ai già operanti Spirit e Opportunity.
Gli studiosi da tempo cercano di capire se l'ambiente roccioso di Marte ha in passato ospitato la vita, o se tuttora trattiene sulla sua superficie i mattoni chimici della vita, le molecole organiche, traccia di un passato vivo.
Il rover Curiosity avrà a bordo maggior strumentazione e un braccio robotico più grande e resistente, rispetto alle precedenti missioni. L'alimentazione verrà inoltre garantita da una batteria al plutonio, e non più ad energia solare. L'autonomia arriverà quindi a 687 giorni terrestri, corrispondenti ad un anno marziano.
Altra innovazione sarà la dotazione di speciali telecamere, che permetteranno ai tecnici Nasa di osservare dall'alto l'atterraggio e di analizzare con maggior precisione i minerali raccolti dal braccio meccanico. L’analisi chimica invece verrà effettuata da un laser, in grado di vaporizzare i campioni, studiandone poi tramite scansione la “nuvola di particelle solide” prodotte.